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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Le ultime 4 note di Bach

Nella prima edizione a stampa dell’Arte della fuga di Johann Sebastian Bach compare una misteriosa avvertenza: «Il signor autore della presente opera, a causa della malattia agli occhi e della morte che poco dopo lo ha colto, non ha potuto portare a termine l’ultima Fuga, nella quale egli si faceva conoscere col proprio nome». 
Le quattro lettere che formano il nome Bach corrispondono nella notazione musicale che ancora usano gli anglosassoni e i tedeschi a quattro note. Loro non chiamano le note come noi - do re mi fa sol la si - ma con le lettere: B corrisponde al si bemolle, A al la, C al do, H al si naturale. Bach: quel nome è già musica. L’ultima fuga inizia con quelle quattro sue note. E non finisce. 
L’arte della fuga, un’opera incompiuta. Ma prima ancora un paradosso. L’arte è soggettività, estro, invenzione. La Fuga musicale è un meccanismo inesorabile, con le sue rigide regole da rispettare. Come un’equazione: se salti un passaggio, non la risolvi. Come fa una fuga a diventare arte? 
Un flop commerciale
Il titolo non è di Bach, l’ha deciso il figlio Carl Philipp Emanuel, uno dei suoi 20 figli, 7 dal primo, 13 dal secondo matrimonio. O forse è nato dalla fantasia di Friedrich Wilhelm Marpurg, un compositore e brillante critico al quale i Bach-figli si rivolgono dopo la morte del padre nel tentativo di far cassa stampando e vendendo le sue opere. In ogni caso, è un titolo postumo: Bach muore il 28 luglio 1750, a 65 anni, e il 7 maggio 1751 sul giornale di Lipsia, la città dove la famiglia vive da 30 anni, appare questo avviso: L’arte della fuga può essere prenotata «pagando in anticipo 5 talleri presso le migliori librerie della Germania, e a Lipsia anche presso la vedova, la signora Anna Magdalena». Il termine ultimo per la prenotazione è fissato al 29 settembre, giorno della grande Fiera di San Michele. 
Nonostante il lancio pubblicitario, cinque anni dopo erano state vendute soltanto 30 copie. Il prezzo intanto era sceso da 5 a 4 talleri e il ricavato non bastò neppure per ripagare il costo delle lastre di rame usate per la stampa. Un flop. L’arte della fuga non prevede nessun luogo, nessuna data per la prima esecuzione. Cantate, Passioni, Messe, Oratori, Magnificat: per tutta la vita Bach ha scritto musica su commissione, rispettando obblighi, scadenze, festività, anniversari. I suoi ritmi compositivi sono inimmaginabili rispetto a quelli di un compositore nostro contemporaneo.
Come se dicesse: fate voi
Qui no. L’arte della fuga non gli è stata comandata da nessuno, non è dedicata a nessuno. Nasce dalla sua libertà e dalla sua scienza. Sullo spartito Bach non indica quali strumenti debbano suonarla. Come se dicesse: fate voi. E i musicisti si sono sentiti liberi di darle vita in mille modi diversi: col clavicembalo, col pianoforte, con l’organo, con un quartetto d’archi, con un quartetto di sassofoni, solo con violini, solo con viole, solo con violoncelli, con un’intera orchestra. La riconosci sempre, funziona sempre.
Ma torniamo a quell’avvertenza, forse scritta dal figlio, forse dall’astuto Marpurg: siccome l’autore è morto proprio a questo punto, allora abbiamo deciso di «rendergli omaggio introducendo a chiusura dell’opera il corale a quattro voci che egli, ormai cieco, aveva dettato a un amico». Ma come? Se Johann Sebastian malato, cieco, ha avuto la forza di «dettare a un amico» un Corale a quattro voci, non poteva trovarla anche per dettare il completamento dell’ultima fuga? Certo che poteva, ma non ha voluto. Una fuga musicale è come una spirale, come un disegno di Escher che moltiplica un’immagine all’infinito. È come i numeri, che non hanno mai una fine. Anche al numero più lungo, più immenso, più inconcepibile puoi sempre aggiungere: più uno. 
14 e il doppio di 14
I numeri: prendiamo il cognome Bach e trasformiamo le lettere dell’alfabeto in numeri: B è la seconda, A la prima, C la terza, H l’ottava lettera dell’alfabeto: 2 + 1 + 3 + 8 fa 14. Bach era iscritto come membro numero 14 della Società per la Scienza musicale di Lipsia, che forse è la sola possibile, segreta dedicataria di quest’opera. E nell’Arte della fuga si ferma al Contrappunto numero 14.
Johann Sebastian Bach: le iniziali del suo nome e cognome sono J – S – B. Ma a lui piaceva firmarsi anche con altre tre lettere S - D - G: Soli Deo Gloria, Gloria all’unico Dio. La somma delle tre lettere J, S e B dà lo stesso numero della somma di S, D e G.: 28; 28, il doppio di 14. Bach due volte. I numeri e le loro relazioni segrete. L’ultima nota dell’ultimo incompiuto quattordicesimo Contrappunto dell’Arte della fuga, dove Bach si interrompe così bruscamente da toglierti il respiro, cade alla battuta 239. 2 + 3 + 9 fa 14. Nulla accade per caso. 
Cieco e anziano
Come se avesse voluto dirci: io, cieco e anziano, mi sto avvicinando al momento del congedo, continuate voi, questo è il testimone che vi lascio. Bach: il suo cognome in tedesco significa ruscello, torrente. Ma Beethoven ha scritto che bisognerebbe chiamarlo mare, oceano. Un fiume, un mare di musica che è capace di portare con sé, e a noi, la felicità più profonda, misteriosa e indicibile. Johann Sebastian Bach, rigoroso come un matematico, fantasioso come un giocoliere. Continuate voi L’arte della fuga. Fai presto a dirlo. Chi osa mettere le mani su questa partitura? Meglio, molto meglio lasciarla com’è. Perfetta e incompiuta.