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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

La donna che in segreto finanziava l’arte delle donne

L’artista Carrie Mae Weems ricorda che nel 2014 era seduta alla sua scrivania a Syracuse «e mi sentivo molto anonima e incompresa, e cercavo di capire come fare realizzare qualche nuova opera» quando ricevette la telefonata. «Mi fecero questo regalo straordinario», dice. «Fu importante, perché mi servivano i soldi, ma più di ogni altra cosa mi serviva l’incoraggiamento e il supporto per continuare a creare, per continuare a darmi da fare, per continuare a lavorare nonostante tutte le pressioni». Il regalo è parte di un programma di sovvenzioni che ha distribuito 5,5 milioni di dollari negli ultimi 22 anni, a sostegno di artiste ultraquarantenni che non hanno il riconoscimento che meritano. Si chiama Anonymous Was a Woman, in riferimento a un passaggio di Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, per rendere omaggio alle artiste che nella storia hanno firmato i loro quadri "Anonimo" perché il loro lavoro venisse preso sul serio. Il donatore voleva rimanere sconosciuto. Ma ora è uscito dall’ombra, e si tratta di una donna, Susan Unterberg: anche lei è stata un’artista che non aveva il riconoscimento che meritava. In un’intervista rilasciata nella sua casa dell’Upper East Side, dice di aver deciso di uscire allo scoperto per poter parlare più apertamente in nome delle artiste, dimostrare l’importanza del sostegno reciproco fra donne e cercare di ispirare altri filantropi. «È un momento fantastico per parlare in difesa delle donne», spiega Unterberg, che ha appena compiuto 77 anni. «E sento di poter portare avanti meglio questa battaglia se ho una mia voce». Le sue fotografie sono esposte nelle collezioni di musei come il Metropolitan, il MoMA e il Museo ebraico di New York.
Tuttavia, racconta di aver sperimentato in prima persona gli ostacoli che devono affrontare le artiste donne in tutto il mondo: «Le artiste non riescono ad avere mostre nei musei spesso quanto gli uomini o a strappare gli stessi prezzi nel mondo dell’arte. E non sembra che le cose stiano cambiando».
Le statistiche citate dal National Museum of Women in the Arts, a Washington, indicano che le artiste guadagnano 81 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli artisti maschi, che le opere di donne rappresentano appena il 3-5 per cento delle collezioni permanenti dei maggiori musei negli Stati Uniti e in Europa e che su circa 590 mostre organizzate da quasi 70 istituzioni negli Stati Uniti dal 2007 al 2013, solo il 27 per cento era dedicato a donne. «Le artiste continuano a essere gravemente sottovalutate», dice Weems. «Sono ancora gli uomini a comandare il gioco: gli uomini al potere supportano uomini al potere e vogliono vedere uomini al potere». Proprio di recente, la National Gallery di Londra ha acquisito un quadro di un’artista donna, per la prima volta in 27 anni: un autoritratto di Artemisia Gentileschi. E la Ford Foundation è fra le numerose organizzazioni che recentemente hanno ricevuto una lettera da parte della curatrice Helen Molesworth sulla possibilità di mettere in piedi un Time’s Up for Museums, prendendo in prestito l’obiettivo dell’iniziativa lanciata nel mondo del cinema per l’uguaglianza fra i sessi. Unterberg dice di aver scelto di mantenere segreta la sua identità per essere certa che la sua arte venisse valutata di per sé: neppure i suoi nipoti sapevano che c’era lei dietro quei premi. «Mi impegnavo moltissimo per diventare famosa come artista contemporanea», dice. «E pensavo che questa cosa avrebbe potuto influenzare il modo in cui le persone guardavano me e il mio lavoro». Come fondatrice e unica finanziatrice del programma di sovvenzioni, Unterberg ha supportato 220 artiste, usando i soldi della fondazione che lei e sua sorella, Jill Roberts, hanno ereditato dal padre, Nathan Appleman, petroliere e filantropo, morto nel 1992. Si convinse a creare il programma di sovvenzione nel 1996 come un modo per offrire ad altre artiste il supporto di cui sapeva che avevano bisogno, specialmente nella fase centrale della carriera.
Ebbe l’idea in seguito a un brainstorming con Marcia Tucker, curatrice e fondatrice del New Museum. «Essendo un’artista di mezza età, e avendo sempre voluto sostenere le donne, questo mi sembrava lo strumento perfetto», spiega Unterberg. Tra le vincitrici passate – molte delle quali sono arrivate a presentare mostre personali in istituzioni come il Whitney, il Solomon R. Guggenheim Museum e la Biennale di Venezia – figurano Louise Lawler, Tania Bruguera, Carolee Schneemann and Mickalene Thomas. Le artiste che hanno ricevuto la sovvenzione di 25.000 dollari si sono a lungo interrogate sulla persona che c’era dietro.
Ora che è uscita allo scoperto forse le arriveranno messaggi di gratitudine, ma Unterberg dice che non l’ha mai fatto perché cercava riconoscimento. «Mi mancherà il piacere segreto di guardare da lontano le persone che beneficiano della donazione senza che vi sia collegato il mio nome». Il bisogno di questo supporto resta forte come quando aveva iniziato: «Vent’anni dopo è ancora un momento politico delicato. Le donne devono tutt’ora superare grandi sfide nella fase centrale della loro carriera. Voglio che questo premio diventi più conosciuto. Le donne sono rimaste anonime per troppo tempo».


©2018 The New York Times
(Traduzione di Fabio Galimberti)