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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Dal “cowboy“ al “Ninja”, la strana corte di Macron

Dopo il “cowboy” Alexandre Benalla ora spunta il “ninja” Ludovic Chaker. Lo scandalo del bodyguard picchiatore dell’Eliseo sta portando alla luce la piccola corte di sgherri che circondano Emmanuel Macron.
Ieri i magistrati hanno ordinato una perquisizione negli uffici di Benalla all’Eliseo mentre non si placa la polemica politica intorno alle dichiarazioni del Presidente. Martedì sera, parlando davanti ai parlamentari della maggioranza, il leader francese ha preso su di sé la responsabilità dell’affaire Benalla, ma non ha fatto nessuna autocritica sulla vicenda ed ha anzi lanciato pesanti accuse alla stampa, «che non dice la verità».
In questo clima sempre più teso, dietro all’immagine patinata del giovane leader uscito dall’Ena, già banchiere da Rothschild, appaiono profili di collaboratori perlomeno sorprendenti. Su Benalla, 26 anni, continuano a emergere ogni giorno nuove informazioni. È stato brevemente iscritto alla massoneria. Oltre ad aver lavorato nel servizio d’ordine del partito socialista ha frequentato anche il controverso avvocato Karim Achoui, radiato dall’ordine e fondatore della Lega della difesa giudiziaria dei musulmani.
Il primo ad aver reclutato “Ben”, chiamato anche “cowboy” da alcuni poliziotti per i metodi poco ortodossi, è stato un altro personaggio nell’ombra di Macron. Si chiama Ludovic Chaker, 39 anni, detto anche il “ninja” perché appassionato di arti marziali. Anche lui lavora all’Eliseo come consigliere speciale del Presidente senza apparire nell’organigramma ufficiale. Secondo Le Monde, è incaricato di servizi segreti e terrorismo, anche se esiste un alto funzionario che ricopre formalmente questo ruolo.
Come Benalla è ufficiale riservista nella gendarmeria, con una carriera fulminante da quando è arrivato Macron all’Eliseo: nel dicembre 2017 ha ottenuto il grado di comandante. Nella “banda” che gravita intorno al capo dello Stato c’era anche Vincent Crase, addetto alla sicurezza nel movimento En Marche, indagato pure lui per i pestaggi a margine del corteo del Primo Maggio. Prima che scoppiasse lo scandalo, il piccolo gruppo si stava occupando di riorganizzare i servizi di sicurezza intorno al capo dello Stato, scavalcando di fatto il Groupe de sécurité de la Présidence de la République, l’organismo con agenti di gendarmeria e polizia fondato nel 1982. Altro personaggio interessante nell’ombra di Macron è “Makao”, già bodyguard di diversi rapper prima di servire. Dall’alto dei suoi 2,13 metri è stato nel servizio d’ordine di En Marche durante la campagna elettorale.
Il suo nome fa discutere perché è stato ripreso in un video su Snapchat mentre gioca alla PlayStation con Jawad Bendaoud, più noto per essere stato rinviato a giudizio dopo aver ospitato alcuni dei terroristi degli attentati del 13 novembre 2015. “Macao” non è stato portato all’Eliseo ma comunque era tra i fedelissimi invitati da Macron qualche settimana fa nel palazzo presidenziale per festeggiare il primo anno dell’elezione. Il leader francese ha anche frequentato il controverso umorista Yassine Bellatar secondo cui l’integralismo islamico è una montatura del «potere bianco». Bellatar è stato fermato nel febbraio scorso per aver insultato un poliziotto a margine di una visita in banlieue di Macron. Il capo di Stato non si è formalizzato: qualche giorno dopo l’umorista è stato inserito nel consiglio di esperti incaricati di riflettere a misure in favore delle periferie.