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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Macron e il non-amante gay

Deve essere una tradizione dei presidenti francesi lasciare che l’attenzione dei media si concentri prima o poi su fatti, veri o presunti, relativi alla loro vita privata. Una tradizione iniziata con la liaison tra Mitterrand e Anne Pingeot, proseguita con la storia d’amore tra Sarkò e Carla Bruni, quindi con le corna di Hollande alla compagna, e ora ravvivata da un sospettato e non provato rapporto del presidente Macron con la sua ex guardia del corpo Alexandre Benalla. In quest’ultimo caso tuttavia vogliamo credere che si tratti solo di gratuite maldicenze, di voci finalizzate ad attaccare l’inquilino dell’Eliseo in un momento di grande debolezza politica, legato alle violenze che lo stesso Benalla, 26enne di origini marocchine, ha compiuto lo scorso 1° maggio, picchiando alcuni manifestanti e così abusando del suo ruolo di collaboratore presidenziale. Ciò che è fuori discussione è la figuraccia istituzionale di cui Macron si sta rendendo protagonista: dopo gli atteggiamenti brutali del suo responsabile della sicurezza (durante la Festa dei lavoratori Benalla aveva malmenato un manifestante e trascinato per terra una donna, indossando, senza che gli fosse consentito, un casco della Polizia), Macron non aveva denunciato l’accaduto alla procura ma si era limitato a sospendere il suo bodyguard per due settimane (l’annuncio del suo licenziamento è arrivato solo nelle ultime ore). Ora non basta quindi che il presidente, come accaduto due giorni fa davanti ai deputati della maggioranza, dica che «nessuno accanto a me o nel mio gabinetto è mai stato protetto o sottratto alle regole e alle leggi della Repubblica» perché è evidente che, per i suoi comportamenti, Benalla avrebbe dovuto essere cacciato seduta stante senza godere di trattamenti di favore o sanzioni troppo blande. Il fatto poi che il presidente si sia barricato nel silenzio per due settimane non ha fatto altro che ravvivare i sospetti maliziosi di chi considera Benalla un suo collaboratore molto «speciale». A maggior ragione che Macron ha cercato di spazzare via i dubbi sulla vicenda, con una sorta di excusatio non petita («Alexandre Benalla non è il mio amante») che, anziché soffocare, rischia di alimentare le dicerie.

INTEMPERANZE
Ma, ribadiamo, al di là delle illazioni, lo scandalo è solo politico e riguarda la cattiva gestione di questo collaboratore sia prima che dopo i fatti del 1° maggio. Prima, perché il personaggio in questione era già noto, per le sue intemperanze, ai piani alti della politica francese: quando era autista dell’allora ministro Arnaud Montebourg, Benalla aveva provocato un incidente con l’auto e se l’era poi data a gambe dopo il sinistro, costringendo il ministro a licenziarlo. E soprattutto nel 2017 la sua richiesta di ottenere un porto d’armi gli era stata rifiutata dal ministero dell’Interno perché la sua condotta era stata descritta dalle forze di polizia come quella di un «Rambo», solito farsi giustizia da sé. Ciò tuttavia non ha impedito al nuovo governo guidato da Macron di concedergli il porto d’armi, quasi come riconoscimento per il suo ruolo all’interno dell’Eliseo. L’errore del dopo è stata l’eccessiva morbidezza e titubanza di Macron nell’affrontare la vicenda, tale da lasciar pensare che ci fossero interessi personali (poco importa che Benalla fosse il suo amante o un amico fraterno) che andassero al di là dell’interesse pubblico. Fatto gravissimo per il capo di una Repubblica. Da qui la perdita di credibilità e popolarità non solo in patria (in pochi giorni Macron, secondo i sondaggi, ha dilapidato quattro punti di consensi), ma anche a livello internazionale, con la campagna lanciata dal sito americano WeSearchr di destinare 5.000 dollari a chiunque sarà in grado di dimostrare l’omosessualità di Macron, fino ai paragoni con altri scandali celebri, dal Watergate alla nostra vicenda bunga bunga.

L’IMMAGINE
E tutto questo, dando per scontato che si tratti di mere speculazioni e non ci sia niente di fondato nel gossip su un intreccio amoroso tra Presidente e bodyguard. Ponendo per assurdo che invece quella voce sia vera, si presenterebbero un paio di problemi in più per Macron. Il primo, la demolizione della sua immagine pubblica di giovane innamorato della matura Brigitte, la smentita della retorica mielosa sull’amore senza età verso una donna più grande (in questo caso, si tratterebbe infatti dell’amore verso un uomo più giovane). Il secondo, il cortocircuito nei confronti del mondo gay: ben visto dalla comunità Lgbt (che lo aveva eretto a icona omosessuale sulla rivista Garçon), Macron con la sua smentita categorica di un rapporto con Benalla dimostrerebbe quasi di vergognarsi di fare coming out. Ma ripetiamo, si tratta solo di congetture senza fondamento. Agli atti, al momento, nell’affaire Benalla c’è solo una figura di palta Macro(n)scopica da parte del Presidente.