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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Il padre di tutti gli algoritmi

Cosa hanno in comune la figlia di lord Byron, un matematico italiano dell’Ottocento e la rivoluzione digitale? Risposta: un algoritmo. Non una qualsiasi serie di numeri, bensì il primo programma per computer della storia: il “padre di tutti gli algoritmi”, in un certo senso. Ma andiamo per ordine. Nel 1840 Luigi Federico Menabrea, ingegnere, generale e diplomatico piemontese, partecipa a Torino al secondo Congresso degli Scienziati Italiani, promosso da Carlo Alberto di Savoia. Al congresso prende parte Charles Babbage, grande matematico inglese, che in tale occasione presenta un «progetto di macchina analitica», passato alla storia come il precursore dei cervelli elettronici. L’evento desta grande attenzione nella comunità scientifica. Insieme a un collega, Menabrea comincia a teorizzare di «concatenamento delle operazioni»: ovvero, diremmo oggi, di programmazione. Due anni dopo pubblica in francese, presso la Biblioteca Universale di Ginevra, un trattato intitolato Notions sur la machine analytique de Charles Babbage (1843), considerato il primo lavoro scientifico nella disciplina dell’informatica. Qualche mese dopo il testo viene tradotto in inglese e notevolmente ampliato dalla contessa Ada Lovelace, dotta allieva di Babbage e figlia del poeta lord Byron. La sua versione, dal lunghissimo titolo in inglese di Sketch of the analytical engine invented by LF Menabrea of Turin, officer of the military engineers, with notes by the translator, diventa una pietra miliare: il primo riconoscimento del pieno potenziale di una «macchina computerizzatrice». Naturalmente trascorre un secolo prima che i computer vedano davvero la luce. Ma il libretto della Lovelace è rimasto a lungo un punto di riferimento essenziale, l’equivalente della “scoperta” dell’America di Colombo: tutto quello che è venuto dopo, inclusi internet, Google, Facebook e gli infallibili algoritmi in grado di fare salire (o scendere) vertiginosamente la Borsa e di dirci in che tipo di ristorante vogliamo andare a cena stasera, proviene da lì. A quanto è noto esistono soltanto sei copie della pubblicazione originale. Una di queste, rilegata in pelle, informa il Guardian, è stata venduta all’asta a Londra per una cifra doppia rispetto alle previsioni: quasi 100 mila sterline (oltre 110 mila euro). L’acquirente formale è un commerciante di libri rari delle Cotswold, che lo ha comprato per conto di un anonimo cliente. Qualcuno che lo voleva ad ogni costo. Forse il boss miliardario di uno dei giganti del web?