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 2018  luglio 26 Giovedì calendario

Pranzo luculliano di Quaresima

D opo aver sconfitto sulle coste della Tunisia il pirata Barbarossa, l’imperatore Carlo V decise di tornare a casa attraversando l’Italia, paese che conosceva poco anche se ne deteneva la corona. Il 10 agosto 1935 sostò nella certosa di Padula, a Sud di Salerno, dove i monaci improvvisarono un menu che aveva come piatto forte una frittata di mille uova, del peso di cinquanta chili. Il corteo imperiale si mosse verso Roma, dove Carlo V avrebbe incontrato papa Paolo III.
A Roma il 5 aprile 1536 il cardinale Lorenzo Campeggi, che aveva al suo servizio un talento dell’arte culinaria, Bartolomeo Scappi, aveva fatto preparare per l’imperatore un pranzo che sarebbe passato alla storia. Si era in periodo di Quaresima, perciò il menu non poteva contenere piatti di carne né di latte o uova. Scappi riuscì ad allestire nel palazzo del cardinale in Trastevere, un pranzo di 199 portate, diviso in servizi di credenza (piatti freddi), di cucina (piatti caldi) e di cucina potaggera (zuppe). Per la gola dei vegetariani c’erano cardi mondi serviti con pepe e sale, cotogne cotte in vino, finocchio dolce verde, visciole secche, torte di prugne. Tra i pesci, trionfavano storioni e lucci, ma anche rombi, lamprede, sorta di anguille, triglie, spigole. E poi pasticcio di tartarughe e calamari. A fine pasto, mandorle in tutte le salse, nespole, cerase (ciliegie), confetti d’ogni foggia, cotogne e pistacchi…
Sopravvissuto alla scorpacciata, Carlo V fu ricevuto da Paolo III. Quel banchetto fece decollare lo Scappi come il maggiore cuoco non soltanto della sua epoca.