Libero, 25 luglio 2018
Ornella Muti esibisce le proprie rughe come medaglie
Povere le donne che, al giorno d’oggi, abbiano superato la cinquantina senza avere imparato a fare la calza. Le nuove generazioni non perdoneranno loro un simile “crimine”, e faranno di tutto per demolirne l’autostima, spingendole a confrontarsi con l’inesorabilità del tempo. (...) :::segue dalla prima FABRIZIO MARIA BARBUTO (...) Il tutto per il cinico gusto di inibirne il desiderio di misurarsi con i nuovi mezzi tecnologici che offrono la possibilità di esibire il proprio lato più vezzoso. Ma il web non perdona, e a pochi anni dall’avvento delle principali piattaforme social, ha già creato le sue caste. Solo alle più giovani è consentito esibire bocche a “culo di gallina” e selfie davanti allo specchio. Se lo fai oltre una certa età, sei una «puttana ridicola». «Brutta la vekkiaia», si legge tra i commenti di una delle tante foto condivise da Ornella Muti sul suo profilo Facebook. Nella gratuita considerazione del poco creativo utente, la “k” si sostituisce al “ch”, un po’ come il cattivo gusto a quello buono. Ma questo non è l’unico esempio a dare prova di come il web dia spesso modo di estrinsecare la stupidità di soggetti che farebbero più figura a rimanere “Muti”. «Oh! A me piacevi così, da giovane! Adesso non ti riconosco più», commenta un altro webete (come Mentana ha ribattezzato i leoni da tastiera dall’acume intellettivo pari alla grandezza di un seme di senape). A scrivere, questa volta, è addirittura una donna, tale Valentina, la quale, in barba a ogni solidarietà femminile, si impegna affinché la diva provveda a farsi una colpa per aver presumibilmente smarrito il turgore della sua giovinezza. «Me ne farò una ragione», risponde la Muti in uno slancio di esemplare sportività e stoicismo, capace perfino di destare più invidia di quella sua eterna magnificenza che, nel 2009, le valse il titolo di attrice italiana più bella di sempre, conferitole dalla rivista Max. Ma l’avvenenza non è la sua unica dote; che dire infatti di quella sagacia che, al contrario di tante colleghe, la porta a non cancellare i commenti lesivi della sua persona, bensì a rispondere per le rime dispensando ogni volta tirocini di una signorilità che non fa le rughe? ARMONIA CON SE STESSA Ad Alessandra che le chiede come faccia ad accettare di compararsi con la sua vecchia immagine di diva nel fiore degli anni, l’astuta Ornella risponde: «L’unica cosa che mi auguro di non perdere col tempo, è l’armonia con me stessa». Chapeau, direbbero i francesi; cazzo, che femmina, diciamo noi italiani. «Povere donne, non sarà mai un’altra femmina a fare l’apologia del vostro genere», affermava lo scrittore Aldo Palazzeschi, compatendo le vere debolezze del “sesso debole”. Anche lui sarà certamente giunto a porsi un quesito antico come il mondo: ma le ragazze che offendono le donne più grandi apostrofandole con l’irriverente epiteto di «vecchie», l’hanno capito che la giovinezza non è un valore aggiunto, bensì una fase transitoria? Come a dire che da lì ci passano tutti, è quello che ci si porta dietro che fa la differenza e determina il valore aggiunto. Poniamola in termini più semplici ed elementari, così da rendere la riflessione accessibile anche ai paventati “webeti”. Quale esempio meglio di quello della Muti potrebbe essere utile allo scopo? Pertanto: ignorare il vilipendio di chi ostenta giovinezza, è di per sé espressione di superiorità d’animo, ed essa, al contrario della gioventù, è un valore aggiunto. Il risultato dell’algoritmo è: ragazzette, v’ha già superato, e non solo d’età! Resta solo da aspettare di vedere se la vità sarà altrettanto clemente con le “nuove leve” da permettere loro, una volta dissimulata la giovinezza, di rivendicare ciò che il tempo non può portarsi via. Mai dimenticare che le fanciulle di oggi, sono le vecchie di domani. Come diceva Romy Schneider: «La bellezza è un dono che va restituito». E tu, Ornella, che aspetti a restituirlo!?