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 2018  luglio 25 Mercoledì calendario

Tra ago, filo e diamanti, dove nascono gli artigiani del lusso

A determinare il successo di un’azienda di moda non è più solo l’intuizione creativa. È una questione di know how artigianale, strategie di marketing, sviluppo di piani di vendita, comunicazione on e offline. Lo sanno bene le imprese del made in Italy, a caccia di personale iper specializzato e insieme flessibile, in grado di dialogare con le diverse “anime” di un busines complesso, da inserire nel proprio organico. La scelta, sempre più spesso, passa per la formazione interna: è in aumento il numero delle aziende che hanno una scuola o un’academy entro le proprie mura. Tra loro c’è, per esempio, Prada: alla formazione dei propri dipendenti delle aree corporate e retail in tutto il mondo, l’Academy affianca una Scuola di Mestiere dalla quale sono usciti circa 100 giovani tra i 18 e i 25 anni avviati alle professioni di tagliatori di pelletteria, calzolaio, sarta. 
«La formazione è alla base della continuità qualitativa delle nostre produzioni – spiega Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada al Sole 24 Ore -; preservare e tramandare un know-how alle nuove generazioni ci garantisce di mantenere l’alta qualità e l’artigianalità delle nostre lavorazioni, ognuna delle quali, anche se prodotta su scala industriale, riesce a trasmettere la sensazione tipicamente artigiana di esser un pezzo unico. Con questo spirito abbiamo creato la Prada Academy, che forma giovani nelle varie specializzazioni manifatturiere e artigianali, rispondendo anche a una domanda che, per fortuna, è ancora molto presente sul territorio».
La trasmissione di un savoir faire che, di fatto, rappresenta il valore aggiunto del brand, è al centro di numerose realtà formative interne alle aziende: la Scuola di maestri pellettieri di Bottega Veneta che si trova nell’atelier di Montebello Vicentino ed è sviluppata in collaborazione, tra gli altri, con lo Iuav di Venezia. La pelletteria è uno degli ambiti di formazione in cui opera anche l’Institute des metiers d’excellence del gruppo Lvmh, creato nel 2014 per trasmettere i valori delle maison del gruppo (Louis Vuitton e Dior, solo per citarne alcune) ai giovani artigiani. Molti dei workshop si tengono in Italia, nei siti produttivi delle aziende come la Manufacture des Souliers, a Fiesso d’Artico. 
Del gruppo Lvmh fa parte anche la maison Bulgari che negli ultimi anni ha investito molto nella propria Academy di Valenza Po. La nuova sede, aperta lo scorso anno, ha già fatto da sfondo alla formazione di 240 persone, poi assunte in azienda. «L’idea è quella di arrivare a 720 assunti a metà del 2019: un piano ambizioso, ma l’Academy funziona a pieno ritmo», spiega Nicolò Rapone, jewellery business unit operations director di Bulgari. I corsi dell’Academy durano quattro mesi e sono rivolti a una selezione di studenti da tutta Italia, già formati, ma con poca o scarsa esperienza “concreta”: «L’idea è quella di completare la loro formazione di orafi o incastonatori, affiancando loro i nostri tutor,dando vita così a professionisti in grado di rispondere alle nostre esigenze più specifiche e di comprendere le peculiarità del lavoro in Bulgari». 
Il training di personale da far crescere in azienda è il concetto fondante della Scuola di alta sartoria della Kiton, azienda di abbigliamento maschile di lusso con sede ad Arzano (Na). «Nel 2000, quando abbiamo aperto la scuola – spiega Antonio De Matteis, ad di Kiton – l’età media in azienda era 55 anni. Oggi è 36: formare nuove leve ci ha ringiovanito di 20 anni».
La Scuola di alta sartoria è aperta a circa 25 ragazzi (a fronte di 300 candidature) tra i 16 e i 21 anni e dura quattro anni: 3.600 ore di formazione teorica e pratica spalmate sul primo triennio e un quarto anno dedicato allo stage in azienda. Ne escono sarti 2.0, per l’80% assunti dalla Kiton, preparati a lavorare ad Arzano o in uno dei negozi che l’azienda ha nel mondo: «L’inglese è una delle materie della scuola che prepara anche a sfide internazionali – chiosa De Matteis -. La competenza più importante, però, rimane l’uso dell’ago e del filo. In un un’attività come la nostra, dove tutto è fatto a mano, è fondamentale».