La Stampa, 25 luglio 2018
Dietro le unghie rosse di Josepha la dama dei dossier sovranisti
Parte dalle Alpi che si affacciano sul Lago Maggiore la storia dello smalto sulle unghie di Josepha, la giovane del Camerun salvata da Open Arms. L’autrice è Francesca Totolo, nata e cresciuta in Val d’Ossola, specialista in dossier contro le Ong su Twitter e chiamata come opinionista dalla rete d’informazione del governo russo Sputnik News per parlare di George Soros, dell’Ungheria di Orbán e delle organizzazioni che si occupano di diritti umani. Fino a magio 2017 una sconosciuta, oggi un’influencer da 5 milioni di visualizzazioni al mese finanziata – attraverso la testata “Il primato nazionale” – anche da CasaPound.
Dietro di lei c’è una rete di utenti Twitter specializzati nella propaganda contro migrazioni e salvataggi umanitari. C’è l’account anonimo«I’m James the Bond». C’è un lituano, esperto in materie navali, che si nasconde dietro un alias, JB. Loro preparano i dossier – rintracciabili in rete, sui drive di Google o su siti specializzati nell’archiviazione di documenti – mentre l’attivista Totolo formatta, divulga, lancia vere e proprie campagne che diventano virali. Come nel caso della storia delle unghie laccate di Josepha.
Il caso di Josepha è solo l’ultimo. La modalità comunicativa è ben strutturata, ma diversa dal dispositivo delle «fake-news». Alcuni elementi sono veri e danno l’impressione di una notizia verificata, anzi addirittura frutto di un «coraggioso» lavoro di contro-informazione. L’accostamento poi, spesso forzato se non suggestivo, produce l’effetto finale.
Nei mesi scorsi, ad esempio, quando il Gip di Ragusa ha dissequestrato la nave della Open Arms, Francesca Totolo ha pubblicato tweet e articoli suggerendo una vicinanza del magistrato con le organizzazioni finanziate da Soros attraverso Magistratura democratica. Più recentemente, ha accusato l’avvocato catanese della Open Arms di essere stata la tutrice di Anim Amri, l’autore della strage di Berlino, quando in realtà – come ha dichiarato lo stesso legale a La Stampa – aveva solo difeso come penalista il ragazzo in un altro processo in Italia.
Svarioni e ricerche a volte complesse, veri e propri dossier pensati per uscire in pillole sulla rete Twitter. Schermate di rotte navali, video ripresi dagli account social libici, una comunicazione, almeno all’apparenza, redatta da veri esperti di cui Totolo sembra il terminale per la loro diffusione massima.
È sempre Totolo a intercettare per prima, il 17 luglio scorso, la notizia della presenza di una troupe della Tv tedesca Rtl sulla motovedetta libica che ha soccorso 165 migranti, spacciandola per la prova del fatto – di cui aveva parlato poche ore prima il Viminale – che la denuncia della Ong Open Arms del ritrovamento del gommone distrutto cui era aggrappata Josepha, fosse una fake news. A postare su twitter le immagini del salvataggio è l’account «Migrant Rescue Watch», minuziosamente documentato sull’attività delle motovedette libiche benché sul suo sito sostenga di lavorare addirittura per il governo australiano. Non passano neanche dieci minuti e il post è ripreso da Totolo, 433 retweet, diventa virale. Sul giornale «Il Messaggero» uscirà solo il giorno dopo. Salvo essere poi smentita da altri parlamentari e giornalisti, tra cui c’è la stessa reporter della rete tedesca: quel video riprendeva un altro salvataggio, in un’altra zona di mare, in cui erano coinvolte altre imbarcazioni rispetto a quelle di cui parla Open Arms. Ma tanto a quel punto l’attenzione è puntato su altro: Josepha.L’intensa attività sulla rete, interamente direzionata contro migranti, Ong e associazioni in qualche maniera finanziate dalla Open Society Foundation, è partita un anno e mezzo fa. A lanciare la campagna fu un giovane studente di marketing, Luca Donadel, che pubblicò un video con il tracciato delle navi delle Ong, accusandole di essere il fattore di attrazione per la migrazione dalla Libia. Accuse smentite dalla stessa Guardia Costiera italiana. Poco dopo esordisce Francesca Totolo, sullo stesso sito, con alcuni dossier sui presunti rapporti tra Soros e le associazioni di difesa dei diritti dei migranti. Il 2 agosto inizia la sua campagna su Twitter, il giorno del sequestro della nave Iuventa da parte della Procura di Catania. Da allora oltre 15 mila post, decine di articoli, interviste a Sputnik news e una diffusione capillare. Fino al caso Josepha..