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 2018  luglio 25 Mercoledì calendario

Come un ratto può contribuire al cambiamento climatico

A molti sarà capitato di passeggiare per strada o aspettare la metropolitana e sobbalzare alla vista improvvisa di qualcosa che si muove lungo i marciapiedi o le rotaie, per poi sparire rapidamente, come fosse un miraggio. Purtroppo spesso non lo è, ma si tratta di un Rattus rattus, noto anche come ratto comune. Il roditore è classificato tra le cento peggiori specie invasive al mondo e ha raggiunto da tempo i quattro angoli del pianeta. A tale proposito, i risultati pubblicati la settimana scorsa sulla rivista Nature mostrano come questi animali abbiano il potere di alterare profondamente non solo il territorio nel quale vivono, ma anche quello di amplificare l’impatto del cambiamento climatico sugli oceani circostanti.
I ricercatori dell’Università di Lancaster, in Inghilterra, si sono concentrati sull’Arcipelago Chagos, un remoto gruppo di atolli corallini nell’Oceano Indiano, dove alcune delle isole sono infestate da topi (trasportati qui nelle stive delle navi durante il XVIII e XIX secolo) mentre altre non lo sono. I risultati sono impressionanti: le isole infestate dai ratti presentano solo uno o due esemplari di uccelli per ettaro, mentre nelle isole dove i ratti sono assenti la densità dei pennuti sale in maniera vertiginosa fino a più di mille esemplari per ettaro.
Ma cosa c’entrano i ratti con gli uccelli e il cambiamento climatico? Ebbene, l’assenza di topi, i quali si cibano sia delle uova degli uccelli che di giovani adulti (avendo sterminato in tal modo fino al 90% della popolazione dei pennuti nelle isole tropicali), favorisce la proliferazione dei volatili, permettendo così la concimazione dell’oceano circostante attraverso i loro escrementi, ricchi di nutrienti quali azoto e fosforo.
Questi nutrienti vengono, poi, trasportati nelle acque della barriera corallina, dove sostengono la popolazione ittica locale. I pesci, a loro volta, si cibano delle alghe che crescono sui coralli, mantenendo così un delicato equilibrio tra i coralli e le alghe. La rottura di tale equilibrio (dovuta ai topi) aumenta il rischio di estinzione dei coralli, i quali sono più inclini ad essere soffocati dalle alghe.

In questo modo, i danni dovuti ai topi (trasportati comunque dall’uomo), si aggiungono a quelli dovuti all’acidificazione degli oceani e al riscaldamento globale, aumentando il rischio di estinzione dei coralli. Ancora una volta siamo noi, esseri umani, responsabili di un cambiamento drammatico di un delicato ecosistema. Di che è la colpa? Nostra o dei ratti?