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 2018  luglio 25 Mercoledì calendario

L’impresa di Banari: tutto il paese in una foto per non scomparire

C’è chi partecipa ai convegni, chi mette in vendita le case abbandonate a un euro e chi punta sull’arte, anzi sulla fotografia, per non morire. A Banari, paese dell’entroterra sardo a mezz’ora di auto da Sassari, sono stufi di veder andar via i giovani e oltremodo indispettiti dal disinteresse dei turisti, che non degnano di uno sguardo il cartello sulla statale 131, pur se indica il paese come uno dei borghi autentici d’Italia. I 450 residenti del paese hanno perciò deciso di uscire dall’invisibilità stabilendo un record per entrare nel Guinness dei primati. Il 4 agosto saranno tutti sulla piazza principale, per essere immortalati nel ritratto più grande al mondo.
«Non è una foto di gruppo – spiega il fotografo e ideatore dell’evento Marco Ceraglia, dell’associazione culturale “ordinariMai” – è il ritratto di persone specifiche, individuabili per nome, cognome e appartenenza a una comunità. E non è soltanto un’immagine, ma un progetto di arte relazionale, perché non è importante tanto il risultato finale, quanto le relazioni e il confronto che si stabiliscono per arrivare all’evento. Il risultato sarà un’opera d’arte partecipata per contrastare il problema dello spopolamento».
E la partecipazione dei banaresi non manca, a cominciare dalle telefonate fatte ad amici e parenti, residenti in paese ma domiciliati altrove, per chiamarli a raccolta. Da due mesi, poi, Ceraglia e i volontari del posto passano casa per casa, dove lasciano calendari da sfogliare come per l’Avvento. I blocchi con i fogli da strappare giorno per giorno sono appesi anche nelle strade principali e sui muri ci sono grandi manifesti a scandire l’avvicinarsi del grande giorno. «Crediamo nelle potenzialità del nostro paese — dice Maria Antonietta Ledda, ex direttrice del coro locale, rientrata in Sardegna da qualche anno dopo una vita di lavoro a Roma – non è soltanto bello, è un posto dove si vive bene e si fa cultura e i nostri ragazzi devono capire che non sono obbligati ad andare via per mettere a frutto le loro aspirazioni».
«Il 4 agosto non ci limiteremo a farci fotografare. Dopo il primo scatto a volto scoperto – anticipa il sindaco Antonio Carboni – ne faremo uno in cui davanti al viso metteremo un foglio con un numero, per mostrare che dietro le cifre dello spopolamento ci sono vite e persone. Banari non è ancora nella lista delle comunità destinate all’estinzione, come altre in Sardegna, ma non possiamo stare ad aspettare che, sulla base dei numeri, ci venga tolto un altro servizio o chiuda un altro sportello pubblico. È un circolo perverso per cui la gente se ne va e chi resta ha sempre meno, finché si vede costretta ad andarsene».Anche l’ideatore del progetto vede in Banari potenzialità che altri paesi non hanno: «Il nostro ritratto deve diventare un simbolo che le comunità possono unirsi intorno a un’idea. Ogni viso del ritratto dirà “ci sono, siamo questi che vedete, una comunità vera”. Se saremo capaci di realizzare questa impresa, parleranno finalmente di noi».