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 2018  luglio 25 Mercoledì calendario

L’ascesa di Salini il manager renziano che piace a Di Maio

Forse era solo questione di tempo. Perché dell’arrivo di Fabrizio Salini in Rai si parlò già, e con insistenza, alla fine del 2015: il manager romano aveva appena lasciato la guida di Fox Italia e per lui sembravano schiudersi le porte della direzione della seconda o della terza rete.
Con l’allora dg Campo dell’Orto, scelto dal Pd, benedicente. Quasi tre anni dopo eccolo davvero, Salini, eccolo pronto a entrare a viale Mazzini ma dalla porta più importante, e sotto un governo di segno opposto. Il tutto malgrado questo dirigente proveniente dai network internazionali non si sia scrollato di dosso l’etichetta di renziano, per via della direzione, acquisita nel gennaio scorso, di “Stand by me”, la società di produzione di Simona Ercolani, già autrice di “Sfide” su Raitre ma soprattutto regista delle “Leopolde”. Su questo “peccato”, alla fine, Matteo Salvini (una V in più del designato ma anche tanta diffidenza nei suoi confronti) sarebbe disposto a passarci sopra. Come sul fatto che “Stand by me” abbia ancora contratti in corso con la tv di Stato.
In realtà, Fabrizio Salini, 51 anni, una laurea in Scienze politiche conseguita alla Sapienza e due figli avuti dalla compagna incontrata ai tempi di Fox, la politica l’ha frequentata poco. «Giusto il minimo necessario», dice chi lo conosce. Quel che basta per avere la simpatia di M5S ma rientrare anche in quella cerchia di “non contaminati” indicata da Roberto Fico. Il dg in pectore della Rai che, proprio grazie a una riforma di Renzi, avrà i poteri di amministratore delegato, è un manager puro, attento a palinsesti e programmi, che da vent’anni frequenta i piani alti di multinazionali televisive e si picca di essere un primatista del lancio di nuovi canali. In Fox Italia è sbarcato nel 2003 e vi è rimasto per otto anni con la carica di vicepresidente degli Entertainment Channels, prima di arrivare a Sky Italia, dove ha diretto Sky Uno e l’offerta di Sky Cinema. Nel 2012 è entrato nel cda di Switchover Media, occupandosi del battesimo dei due canali in chiaro Giallo e Focus. Tornato in Fox Italia nel 2014 come ad, dal 2015 fino all’estate scorsa Salini ha diretto La7, una delle poche reti che M5s non ha mai considerato ostile. Lì, con la consueta misura (rare le sue dichiarazioni pubbliche), ha difeso il marchio di fabbrica dei talk-show fiume: «Facciamo programmi lunghi quando vale la pena di farli». Un po’ a sorpresa, a gennaio, le dimissioni da La 7 e l’approdo a “Stand by me”. Un passo indietro, secondo qualcuno, ma dalla presunta enclave renziana il predestinato Salini stava solo preparando il grande balzo. Grazie a Di Maio.