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 2018  luglio 24 Martedì calendario

Multe, ricorsi: la battaglia delle baby limonate

«Quando la vita ti dà un limone, facci una limonata». Il proverbio americano incoraggia chi non ha ricevuto granché o ha comunque poco a disposizione. Ma con quel poco o niente si può fare comunque qualcosa. È lo spirito ottimista, la spinta all’intraprendenza che molti ragazzini, molti bambini di questo Paese sperimentano anche con un banchetto proprio per vendere limonate. Come i tre fratelli Guffey di Denver, Colorado. Ben, 6 anni, cassiere e supervisor; William, 4 anni, procacciatore di clienti; Jonathan, 2 anni, l’assaggiatore. Un gioco da adulti e quindi ancora più attraente. 
Ieri però il loro stand montato in un parco cittadino è finito sulla prima pagina del Wall Street Journal. Che cosa è successo? Qualche settimana fa sono arrivati i poliziotti. William li ha accolti con entusiasmo, versando subito il succo nei bicchieri di plastica. Ma gli agenti hanno intimato ai tre di sgomberare, perché non avevano «i regolari permessi». È venuto fuori che non era un caso isolato. In diversi Stati si moltiplicano i regolamenti, le restrizioni per arginare, se non cancellare una delle più popolari tradizioni del Paese. Un classico nelle strisce di Charlie Brown, per esempio, e in tanti altri fumetti. O nei film. Persino nell’impegnativo «The Post», di Steven Spielberg, ambientato nel 1971, si sorride quando la figlia del direttore del quotidiano (Tom Hanks) approfitta di una riunione casalinga dei giornalisti per piazzare un buon quantitativo di limonate artigianali.
Gli adulti, naturalmente, hanno sempre sorvegliato e incoraggiato l’iniziativa dei bambini. E chiaramente anche la postazione dei fratelli Guffey era stata allestita con cura dalla mamma, Jennifer Knowels. I bicchieri di carta perfettamente impilati. Il cartellone giallo con i prezzi: una limonata 75 cents, due per un dollaro.
Jennifer ha cominciato a contestare pubblicamente il divieto della polizia di Denver. Ha fondato il «Lemonade Stand Mama» e in breve è diventata una presenza costante nelle tv locali. Negli altri Stati sono già attive associazioni simili. Un’organizzazione non profit del Missouri sta monitorando tutti gli interventi delle autorità contro le bancarelle. Nel Texas si è costituita la «Lemonade Day» che chiede all’esecutivo locale di allentare i regolamenti. Nell’Utah il Libertas Institute considera la controversia come «l’esempio dell’indebita interferenza del governo nella sfera della libertà dei singoli». Qualcuno ha anche invocato il 14° emendamento della Costituzione, che protegge la proprietà privata dalle ingerenze pubbliche. 
Dall’altra parte le autorità sostengono di intervenire a tutela della «sicurezza dei consumatori». Ma nel caso dei Guffey, c’entrano gli affari. La polizia di Denver ha diffuso una nota: «I funzionari hanno ricevuto diverse lamentele da venditori autorizzati nei confronti di uno stand che non aveva alcun permesso». Quindi, commercianti adulti, stagionati, preoccupati che i tre bimbi potessero compromettere la loro giornata. Persone senza cuore? Forse semplicemente senza memoria, senza più il ricordo di quelle estati in cui scoprirono il sapore aspro, ma così divertente, del limone.