Ravenna, dopo avergli dedicato una via nel decimo anniversario della morte, ha apparecchiato — a venticinque anni dal tragico suicidio del 23 luglio 1993 — un’altra super-festa tutta per lui.
Starring Riccardo Muti, l’amico che per onorarne la memoria regalerà alla città un concerto gratuito, con tanto di maxi-schermi in piazza del Popolo. È passato un quarto di secolo, la grande Ferruzzi che lui sognava è stata spazzata via da Tangentopoli, debiti e guerre di famiglia. Il carisma di Raul Gardini, il "contadino-corsaro" che ha terremotato la finanza italiana negli anni ’80, sopravvive però solido nel suo "fortino" romagnolo. E il resto della dinastia ravennate prova a rimettere in piedi — in ordine sparso, con alterne fortune e in versione bonsai — i fasti del vecchio impero di casa: facendo affari tra Italia e Sud America, tra latifondi di soia (la prima passione del capostipite Serafino) ed energia pulita (il sogno dell’erede Raul), con il corollario glamour di regate e matrimoni vip. Corredati qua e là — un’altra eco del passato — da qualche inciampo milionario nei paradisi offshore.
I tempi, naturalmente, sono cambiati. L’era in cui Ravenna era la capitale finanziaria d’Italia, in cui Raul scalava in Borsa Montedison e Fondiaria sfidando (e corteggiando) politica e poteri forti non c’è più.
A fine anni ’80 Ferruzzi era leader mondiale della soia, numero uno in Europa nello zucchero, nell’olio e nei mangimi e in Italia nelle assicurazioni e nel calcestruzzo. Christian De Sica, per dire i tempi, si spacciava per "Cristiano Gardini" — figlio di Raul — per fare la bella vita in Costa Smeralda nel polpettone estivo dei Vanzina Fratelli d’Italia («Pur d’avere un Gardini in barca ve sareste messi a pecorina», recita fulminante un dialogo nel film). L’era d’oro è durata meno di un decennio: le divisioni tra gli eredi di Serafino Ferruzzi — Alessandra, moglie di Carlo Sama, Idina, sposata con Raul, Arturo e Franca — hanno soffiato al "contadino" la guida del gruppo. La "madre di tutte le tangenti" — i 136 milioni di euro versati per l’affare Enimont a tutto l’arco costituzionale italiano — ha aperto il capitolo giudiziario. E il mandato d’arresto con la firma del pool di Mani Pulite ha convinto il manager ravennate, in quella caldissima mattina di 25 anni fa, a impugnare una vecchia Walter Ppk e a togliersi la vita a Palazzo Belgioioso, due passi dal Duomo di Milano.
Della fortuna di allora oggi resta poco. Carlo Sama — condannato per falso in bilancio e finanziamento pubblico dopo il crac — e Alessandra Ferruzzi sono tornati alle origini. A metà anni ’90 hanno riacquistato all’asta parte delle tenute in Sud America di papà Serafino e si sono dedicati all’agricoltura vivendo a cavallo tra Paraguay e Montecarlo. «Mi occupo di Agropeco, 12mila ettari tra Paraguay e Brasile, 18mila in Argentina e abbiamo 12mila vacche Hereford», ha raccontato Sama in una recente intervista.
Oltre a soia ed eucalipto, continua a coltivare buone relazioni con la politica: il presidente del Paraguay Orcio Cortes l’ha nominato console onorario a Montecarlo e il suo nome è rispuntato come intestatario di un conto offshore («Gestisce le mie case nel Principato», ha spiegato lui) nei Panama Papers.
Idina, moglie di Raul, ha scelto di diventare "suora laica" dopo il suicidio del marito. I figli hanno rinunciato all’eredità, fatta solo di debiti, e ognuno ha fatto la sua strada. Eleonora, la primogenita, ha provato a pilotare con alterne fortune la Venini (vetri di Murano) prima di cederla a Royal Scandinavia. E poi si è trasferita negli Usa con il marito Giuseppe Cipriani, rampollo della dinastia dell’Harry’s bar a Venezia. La scelta cosmopolita — corroborata sul fronte economico da un paio di conti offshore a suo nome spuntati nella lista Falciani e nei Panama Papers — non ha però mai spezzato il cordone ombelicale con Ravenna. Il figlio Ignazio — che con il fratello Maggio sta costruendo un piccolo impero alberghiero negli States — ha scelto la città romagnola per sposarsi con la modella inglese Jamie Elisabeth Gunns.
La Gardini Srl, la cassaforte di famiglia che nei sogni del "contadino" doveva essere il cavallo di Troia per riconquistare l’impero Ferruzzi, è stata invece rilevata per intero dal figlio Ivan.
Il 49enne ex-editore di Left — molto più schivo e riservato del vulcanico padre — ha voluto segnare il distacco dal passato cambiandole nome — oggi è Gardini 2002. Ma in fondo coltiva gli stessi interessi di papà: si occupa di energie rinnovabili (Raul sognava negli anni ’80 di riconvertire Ferfin alla plastica bio e alla benzina pulita), di materiale nautico, di allevamento ovini. Con profitto e acume visto che, facendo un passo alla volta e senza i fuochi d’artificio del padre, ha guadagnato quasi due milioni nel 2017.
Su Ravenna gravitano anche gli interessi della figlia minore, Maria Speranza detta Coquette.
Si è ritirata con i suoi amati cavalli (ha avuto una più che onorevole carriera sportiva) alla Monaldina, la tenuta di famiglia.
Ha un paio di società che si occupano di costruzioni con interventi mirati nella zona del Pala De Andrè, il palazzetto lasciato da Raul alla città e dedicato a Mauro, dirigente Ferfin e fratello del cantautore Fabrizio.
Ravenna, anche per questa generosità, gli ha perdonato tutto e non ha mai smesso di amarlo. L’autorità portuale ha messo mano al portafoglio e si è comprata (lo sta restaurando ora) il terzo "Moro di Venezia". Il Rijoro di casa Ferruzzi — barca in mogano del 1947, gemella di quella che fu di John Kennedy — è stato il protagonista delle regate storiche delle scorse settimane. Raul non c’è più. I figli e i parenti — rappacificati, dicono in Romagna — non sono riusciti (era obiettivamente difficile) a rimettere insieme i cocci dell’impero di casa. Ma il colpo di pistola di 25 anni fa non è riuscito a uccidere lo spirito del vulcanico Corsaro, che ha messo insieme e poi mandato in fumo un tesoro da migliaia di miliardi a Piazza Affari.