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 2018  luglio 23 Lunedì calendario

I no-vaccini prendono di mira i cavalli

Nella grande famiglia dei complottisti fantasiosi, gli antivaccinisti sono i più attivi, ecumenici, quasi religiosi nella loro missione di mettere in guardia gli umani dalle letali conseguenze che i vaccini potrebbero avere sui loro figli, così come su tutto quello che si muove intorno a loro, inclusi gli animali domestici: prima i cani e i gatti, e ora tocca pure ai cavalli. Tutto comincia con un allarme arrivato dall’Australia, dove un virus chiamato Hendra sta sterminando centinaia di equini e, nonostante sia disponibile un vaccino, allevatori e proprietari si rifiutano di somministrarlo. Costa troppo, dicono, e la malattia è ancora rara, aggiungono, «è più facile essere divorati da uno squalo». La verità, però, è che secondo molti scienziati Hendra ha tutte le caratteristiche per diventare la prossima pandemia globale e, se non verrà controllata, passerà molto presto al di qua dell’oceano. La malattia è stata registrata per la prima volta nel 1994 vicino a Brisbane: in Australia è endemica, cioè tipica del luogo, e viene trasmessa da enormi pipistrelli chiamati volpi volanti, che ne sono il serbatoio naturale. Infatti, queste bestie mangiano frutta e non mordono i mammiferi, ma la loro urina ospita il virus, e i cavalli lo inalano quando il foraggio ne è contaminato.

SIMILE A EBOLA
Secondo gli ultimi studi, anche se a diffondersi è meno veloce di Ebola, Hendra ha un tasso di mortalità superiore e può essere trasmesso anche agli esseri umani: i sintomi dell’infezione vanno da una brutta influenza a malattie respiratorie e neurologiche fatali (ci sono stati sette casi accertati e quattro morti). Il rischio è tale che i veterinari australiani ormai si rifiutano di visitare i cavalli non vaccinati e alcuni specialisti hanno abbandonato completamente la medicina equina. I più coraggiosi sono comunque costretti dalla legge a indossare maschere e indumenti protettivi. Eppure, nessun movimento antivax degli animali ha mai raggiunto il livello degli “anti Hendra vaccino”: ci sono quelli che ritengono che il vaccino causi problemi agli zoccoli, che si gonfiano e sanguinano (in realtà è l’effetto di un’altra malattia autoimmune), quelli che temono che possa influenzare le prestazioni degli animali nelle gare, quelli che credono che la casa farmaceutica si stia arricchendo a loro spese. Insomma, più o meno le stesse nevrosi degli antivax sugli umani. Alcuni hanno perfino pensato di risolvere il problema abbattendo tutti i pipistrelli, che però sono colonie assai più abbondanti delle loro cartuccere; altri hanno intentato un’azione legale contro Zoetis, l’azienda zootecnica americana che dopo sei anni di ricerche ha fabbricato il vaccino Equivac, sostenendo che la società ha esagerato la capacità del vaccino di prevenire i focolai e che non ne ha testato l’efficacia né il rischio di effetti collaterali. Risultato, in alcune zone dell’Australia, gli animali non vaccinati sono oltre il 70%. «Non credo nell’iniezione di sostanze chimiche nei cavalli», ha dichiarato un allevatore del Queensland, intervistato dalla rivista americana The Atlantic. Eppure Hendra gli ha già portato via un animale, ci sono volute decine di telefonate a cliniche veterinarie prima di trovare un medico che accettasse di visitarlo, e la possibilità che si ammalasse anche l’allevatore era altissima; ma non è stata un’evidenza sufficiente. Dalla comparsa dei primi sintomi, il cavallo non sopravvive più di quattro giorni: ha la febbre, gonfiori intorno alle labbra e alle fauci, la lingua paralizzata, e liquido nei polmoni. Un’infinita agonia in cui l’animale cade e si rialza in continuazione, fino a morire per arresto cardiaco.

BILANCIO PESANTE
Ora, il terrore degli scienziati è che il virus muti, come è successo per il Nipah, una piaga simile portata sempre dalle volpi volanti del sud-est asiatico, già considerato minaccia globale a causa della sua capacità di diffondersi da persona a persona: in India, solo a maggio sono morte 13 persone, portando il bilancio a 196 vittime dal 2001. Intanto, al pari dei virus che non vogliono combattere, i movimenti no-vax per gli animali sono in grande espansione, ovunque: in Italia il 34% della popolazione adulta possiede un animale domestico, ma soltanto il 46% lo vaccina regolarmente e il 17% non lo sottopone ad alcun tipo di profilassi. Ma a dare il meglio di sé, quanto a stranezza, sono gli americani: a Brooklyn, mentre i veterinari contano sulle dita delle mani i padroni che ancora fanno vaccinare i propri animali, il vero boom l’ha fatto la campagna di allarme contro l’autismo canino, che sarebbe provocato dall’antirabbica, obbligatoria negli Usa. Anche se l’autismo, nei cani, non è mai stato diagnosticato.