Corriere della Sera, 23 luglio 2018
I ragazzi intrappolati nella grotta, storia da grande romanzo
Passate più di due settimane dal loro salvataggio si può guardare all’eccezionale vicenda dei piccoli calciatori rimasti intrappolati nella cava thailandese con animo sollevato: le curiosità sulla vicenda sono ancora molte e il documentario americano «Thailandia: 18 giorni per la salvezza», in onda sul Nove (sabato, 21.25), ha avuto il merito di fare luce in modo essenziale e diretto sugli aspetti più tecnici dell’operazione. La straordinarietà della vicenda della cava coinvolge due aspetti: il primo è legato alla dimensione umana, quasi letteraria dell’evento, con personaggi e ruoli da grande romanzo (impossibile non tornare con la mente alla tragedia di Vermicino). Il ruolo dell’allenatore, di poco più adulto dei ragazzi, che involontariamente trascina i suoi pupilli nell’abisso; i piccoli calciatori rimasti intrappolati sottoterra che fronteggiano la paura con la meditazione. Ha destato grande stupore il primo incontro e il dialogo tra i piccoli e i soccorritori inglesi: «Pensavamo che saremmo morti», «No, non oggi». E poi la cava, il ventre oscuro della terra che sottrae e restituisce vite in un processo di palingenesi.
Il secondo aspetto è la dimensione scientifica e tecnica legata alle condizioni dell’incidente e poi al sovraumano sforzo per estrarre vivi i dispersi, costato la vita a un soccorritore: è qui che il documentario ricostruisce al meglio, con immagini inedite, interviste di esperti che si soffermano in modo scientifico su tutte le incognite mediche e tecnologiche dell’evento e sulle tecniche di recupero. Quello che ha impressionato della vicenda della cava è la dimensione globale che l’evento ha immediatamente assunto: le telecamere e i mezzi di comunicazione accorsi da tutto il mondo a coprire l’evento hanno in qualche modo scatenato anche una gara di solidarietà che ha visto impegnate risorse di salvataggio da più di dieci Paesi, in un inedito ruolo dei media al risveglio della coscienza globale.