Corriere della Sera, 23 luglio 2018
«Il flauto magico» di Vick, poteri forti contro i poveri
Transenne di ferro come se ne vedono ovunque separano due mondi. Da una parte gli iniziati e i loro simboli, templi che raffigurano i famigerati «poteri forti»: la banca centrale europea, il Vaticano, la sede tecnocratica di Apple. Dall’altra gli esclusi di ogni età, razza e colore. Del resto è sempre corrosivo Graham Vick nei suoi spettacoli. E il suo nuovo Flauto magico in scena allo Sferisterio di Macerata fino al 12 agosto non fa eccezione. Ma la fiaba di Mozart, Vick non la risolve come l’avvio induce a pensare. L’iniziazione di Tamino e Pamino non segna il trapasso dalla oscurità degli esclusi alla luce dei privilegiati. È un percorso utopistico che scardina tale manicheismo, che distrugge «biblicamente» i templi poiché mirato alla conoscenza di sé e all’amore dell’altro: un viaggio che unisce, non senza dolore e nuovi «esclusi». Per stare alla simbologia della fiaba, Sarastro e la Regina della Notte, Apollo e Dioniso, il maschile e il femminile, riconoscono di non poter esistere l’uno senza l’altra. Lo spettacolo, un pugno nello stomaco, produce fischi e applausi. Ma oltre a convincere filosoficamente, è realizzato con una tecnica teatrale superba, senza uguali nei teatri d’opera d’oggi. Il tutto poi si regge perché la musica non è mero «accompagnamento». All’aperto tal rischio è alto, ma il lavoro di Daniel Cohen dell’Orchestra Regionale delle Marche è puntuale, serio, di livello. Tutto fuorché generico. E il cast vanta frecce puntute al suo arco, a partire dalla stupenda Pamina di Valentina Mastrangelo e dal sensibile Tamino di Giovanni Sala. Anche l’Astrifiammante Tetiana Zhuravel sa il fatto suo, mentre il Papageno di Guido Loconsolo (un «rider» che consegna polli a domicilio) è vitalità allo stato puro. Bene anche Coro e comprimari. Bene infine che la messinscena non mortifichi mai i tratti comici dell’opera, spesso cancellati in tanti allestimenti seri. Si può perdonare perciò l’incauta scelta di eseguire l’opera in traduzione italiana.