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 2018  luglio 22 Domenica calendario

Il maglione blu di Marchionne

Lo abbiamo sempre visto con il maglione girocollo, il dolcevita, come si chiama in omaggio al protagonista del film di Federico Fellini. Ma per SergioMarchionne questo vestito non s’identifica con uno stile di vita romano; anzi, il contrario. Il suo dolcevita blu richiama piuttosto la divisa degli artisti, dei creativi, dei designer. Ha un antecedente nella mise di Steve Jobs: girocollo scuro e jeans. Qualcosa d’informale, ma anche di serio e ponderato. Uno stile decisamente cool.
Forse la radice prima di questo stile sta nelle maglie a collo alto degli esistenzialisti nei locali parigini. Sartre portava il dolcevita, prima che si chiamasse così, ma era chiaro e non scuro. Erano piuttosto i giovani esistenzialisti, i suoi seguaci, che propendevano per il nero, come racconta Sarah Bakewell nel suo Al caffè degli esistenzialisti (Fazi) nelle caveau, dove si ascoltava musica e si beveva tra il fumo d’innumerevoli sigarette Gauloise. Il girocollo del manager italo-canadese allude a qualcosa di artistico; del resto, Sergio Marchionne così si è sempre presentato nelle conferenze stampa, nelle presentazioni di nuove vetture, nelle assemblee degli azionisti. L’arte del manager non è fatta solo di numeri o relazioni, ma prima di tutto di posture, atteggiamenti e parole.
A suo modo il girocollo è un brand, là dove il mondo dell’industria o della finanza a livelli alti indossa piuttosto giacche e cravatte, sempre inappuntabili. Marchionne no. Probabilmente ha voluto rimarcare la propria diversità rispetto all’establishment tradizionale. I colori scuri sono indice di rigore, e soprattutto di concentrazione. Un abito da Maestro, perché il girocollo è stato per anni lo stile dei registi, a partire da Giorgio Strehler. Un capo da lungo dopoguerra, e prima da attore che recita Amleto, e che fa della gravità la propria forma esteriore: essere o non essere, questo è il problema. L’eleganza non è mai frigida, verrebbe da dire citando il titolo di un libro di Goffredo Parise. Marchionne ha sfoderato i suoi dolcevita come un simbolo: l’abito fa il monaco. C’è nel girocollo qualcosa anche di religioso, da sacerdote, e Marchionne nella sua eleganza austera ha voluto mostrarsi come il ministro di un culto per anni celebrato a Torino, poi altrove, quando la Fiat è diventata Fca.
Lui, che è figlio di un carabiniere e ha studiato filosofia a Toronto, in Canada, sa quanto contino le posture e gli abiti, e quanto le immagini prodotte da entrambi s’imprimano nella mente delle persone. Il potere nasce anche da qui.