La Stampa, 22 luglio 2018
Intervista a Tahar Ben Jelloun
Tahar Ben Jelloun è uno scrittore franco-marocchino. Il suo Il razzismo spiegato a mia figlia è diventato un bestseller mondiale tradotto in 47 lingue. «Ciò dimostra che il razzismo è un fenomeno profondamente legato alla condizione umana - dice lui - . Le persone sono diverse ma simili. L’uomo crea differenze e le trasforma in disuguaglianze. Tutto parte da lì. Ciò che è diverso è inferiore. Ma lo possiamo combattere».
Come è cambiato il razzismo da quando ha scritto il libro?
E come è cambiato il libro nella nuova edizione di 300 pagine della Nave di Teseo?
«Nel 1998 la parola “islamofobia” non esisteva, ma la parola “antisemitismo” è sempre esistita. L’antisemitismo ha cambiato colori e origine. Ad esempio, il terrorismo in nome dell’Islam crea un antisemitismo molto evidente e ha generato paura e odio nei confronti dei musulmani, creando un nuovo razzismo.Oggi il libro deve rispondere a nuove domande i sull’Islam, i musulmani e il loro status in Europa».
La prima edizione s’interrogava sulle razze. Quando vado nelle scuole, in tutto il mondo, e parlo con i bambini, la prima cosa che insegno è che non esistono le razze. C’è solo una razza: la razza umana. Il governo francese ha proposto al parlamento di rimuovere la parola dalla Costituzione. Per me sarebbe la prima vittoria contro il razzismo».
E l’antisemitismo?
«Gli ebrei possono essere di qualsiasi colore. Sono sempre stati perseguitati a causa della loro differenza e perché avevano la prima religione monoteista. L’antisemitismo è cambiato. Prima era un’ossessione europea e in particolare tedesca e francese. Oggi lì l’antisemitismo è stato fermato, ma il terrorismo dell’Isis e la sua ideologia si basano sull’odio di ebrei e cristiani. In Francia negli ultimi anni ci sono stati alcuni crimini antisemiti: i barbari che hanno rapito, torturato e assassinato il giovane Ilan Halimi. L’attacco a Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 e al supermercato kosher di Porte de Vincennes, Sarah Halimi, di 65 anni, assassinata dal suo vicino, come Mireille Knoll, di 85. Il risultato è che gli ebrei sono spaventati. Più di 6.000 ebrei all’anno hanno lasciato la Francia. Anche i musulmani sono spaventati, perché sono diventati sospetti».
Che dire del drammatico problema dei migranti?
«Bisogna fare una distinzione tra gli africani che stanno arrivando per trovare lavoro e i rifugiati che scappano dalla guerra, come in Siria e in Iraq. I rifugiati devono trovare conforto e non vogliono restare in Europa; sperano di tornare alle loro case. I migranti economici dall’Africa creano un problema che l’Europa non è in grado di risolvere. Dobbiamo trovare un accordo di realpolitik sull’immigrazione. L’Europa dovrebbe negoziare con i Paesi africani ricchi come la Nigeria, il Gabon e altri, in modo che queste comunità possano dare lavoro ai loro cittadini. È uno scandalo che cittadini di questi Paesi non siano aiutati a restare lì. L’Europa potrebbe investire nei Paesi africani poveri e creare le condizioni affinché le persone rimangano nei loro Paesi. Tutti questi Paesi africani devono combattere contro la mafia dei trafficanti di esseri umani che sfruttano la miseria».
Pensa che uno scrittore abbia una vera influenza oggi?
«Ho scritto articoli e ho parlato alla radio e alla tv, e molti altri scrittori hanno fatto lo stesso, ma purtroppo non siamo ascoltati. Le persone oggi vivono nella paura e nell’ignoranza, e si chiudono in se stesse, questo crea il trionfo dei partiti populisti che sono pre-fascisti, movimenti di estrema destra».
I nuovi partiti populisti sono razzisti?
«No, fomentano la paura nei poveri che si sentono minacciati da tutto ciò che è straniero e l’arrivo di Trump sulla scena politica internazionale è stato un disastro. Ha incoraggiato altri Paesi europei a votare partiti politici razzisti e demagogici».
La violenza e la paura stanno tornando?
«Sì, tornano, ma con meno intensità rispetto a ciò che i nostri nonni hanno vissuto negli Anni 40. La storia progredisce e l’essere umano è sempre lo stesso; o dominante ed egoista, o pieno di solidarietà e generoso. Dipende».
Alla fine, quali sono le sue maggiori preoccupazioni?
«L’orrore del genocidio dei siriani da parte del loro stesso presidente Bashar al-Assad con l’aiuto dei russi. Non s’è mai vista una cosa del genere, prima, dovrebbe essere giudicato per i suoi crimini. Il secondo Paese che crea problemi è la Libia, diventata il centro dell’Isis: qui si vendono le persone e si organizzano i viaggi della morte. Il caos politico è un vantaggio per i trafficanti di esseri umani e per i terroristi».
La sua vera battaglia è contro il razzismo?
«Sì, non siamo fatti per combattere ma per vivere insieme. Da bambino a Tangeri vivevamo accanto a una famiglia ebrea marocchina. Ogni venerdì mia madre offriva loro un piatto di couscous e il giorno dopo gli ebrei mandavano un piatto di skhina, una ricetta tipica ebraica. Ho nostalgia del tempo in cui ebrei e musulmani vivevano insieme in solidarietà e pace».
(traduzione di Carla Reschia)