il Fatto Quotidiano, 22 luglio 2018
“I festini di Siena? Bufala che mi ha rovinato la vita”
“La storia dei festini legati alla morte di David Rossi è una gigantesca bufala. Parlo adesso per la prima volta perché dopo che sono stato tirato in mezzo dalle Iene e dalla mia ex moglie, la mia vita è sconvolta. E sono stanco di speculazioni sulla mia pelle”.
Il colonnello dell’Arma dei carabinieri, Pasquale Aglieco, non ne può più. Era il comandante provinciale dell’Arma a Siena quando David Rossi si suicidò. Fu uno dei primi ad arrivare sul luogo della tragedia, la notte del 6 marzo 2013 e, secondo alcuni testimoni intervistati da Antonino Monteleone de Le Iene nei mesi scorsi (un escort e la sua ex moglie), sarebbe anche uno dei personaggi influenti che presero parte a ipotetici incontri in alcune ville del Senese a base di sesso e di escort omosessuali.
Festini con politici, magistrati, sacerdoti e alti funzionari della banca Montepaschi. Festini la cui esistenza potrebbe spiegare – secondo quel che hanno lasciato intendere Le Iene – il perché le indagini siano state condotte male. In parole povere, come dice Aglieco durante l’intervista, “qualcuno avrebbe insabbiato le indagini sulla morte di Rossi perché chi indagava e chi poteva essere indagato, andavano a maschi insieme”. E Pasquale Aglieco ha deciso che si difenderà da queste accuse in tutte le sedi possibili.
“Quando le Iene hanno trasmesso il primo servizio sul filone dei festini a Siena, io stavo guardando altro in tv. Hanno cominciato a chiamarmi amici di Siena, chiedendomi cosa stesse succedendo. Era successo che questo fasullo escort col volto coperto aveva raccontato di questi festini gay, facendo dei nomi di battesimo dei coinvolti. Parlava di un Giulio, di un Nicola. Il tutto costruito in maniera subdola, perché poi Monteleone chiedeva se ricordasse dei soprannomi e quello diceva ‘Il carabiniere’. Di carabiniere con quel nome in tutto il comando c’ero solo io.
E lei a quei presunti festini non aveva mai preso parte?
Io non solo non vado a festini e non sono omosessuale, ma il mio lavoro lo faccio bene, sono stato a Siena dal 2010 al 2013 e mi creda, se si fossero fatti festini con personalità di quel calibro, io lo avrei saputo.
Non è solo l’escort però a tirare in ballo lei.
No. L’11 aprile arriva il secondo servizio e questa volta la super testimone di spalle è la mia ex moglie, con cui sono separato dal 2011. È riconoscibile perché mostrano dei dettagli dell’orologio, dell’anello, delle mani… a Siena l’hanno riconosciuta tutti. L’hanno fatto di proposito. Chiunque ci conosce ha capito chi fosse e il fatto che stesse parlando di me.
La sua ex moglie ha dichiarato di aver trovato frustini e mutande di pelle nel suo armadio.
Mi scusi se rido, ma quando parlo di questa storia ho una risata nervosa. Al di là dell’assurdità di queste accuse, la mia ex moglie mi fa denunce su denunce da anni, dall’appropriazione indebita al mancato mantenimento. C’è una conflittualità pregressa. Se nessuno mi ha cercato per chiedermi una mia versione dei fatti forse è perché avrei rivelato che il testimone chiave non è proprio imparziale nei miei confronti. Per giunta mi lasciò lei.
Su questo filone sta indagando la Procura di Genova. È stato convocato?
Certo. Mi è stato chiesto se ho mai posseduto frustini. Ho risposto che ho le manette, ma hanno altre funzioni. Mi è stato chiesto se possiedo mutande di pelle, ho risposto che mi fanno sudare solo al pensiero. Si rende conto delle domande a cui ho dovuto replicare?
Ha denunciato Le Iene?
Certo. Hanno realizzato 33 servizi tra tv e sito. L’ultimo il 4 luglio. Ho denunciato Rti, Le Iene, Davide Parenti, Antonino Monteleone e il suo autore Marco Occhipinti. La storia dei festini è una balla colossale. Si sono innamorati di una storia e l’hanno voluta portare avanti fino in fondo, ma senza uno straccio di prova, aggrappandosi a chiacchiere e falsi escort.
Perché dice che l’escort è falso?
Senta, io questi escort che vanno a cena con i clienti, trattati alla pari, seduti a tavola in una villa li trovo bizzarri. Poi ci sono alcune cose che non tornano. L’escort dice che giorni prima c’era stata agitazione per la morte di una ragazza e Monteleone specifica che l’omicidio di questa colombiana avvenne in un palazzo nei pressi della banca. A parte che il palazzo era più vicino a casa di Rossi che alla banca e che l’assassino è stato individuato poco dopo, la ragazza è stata trovata il 3 marzo. David è morto il 6. Come è possibile che nel momento più delicato, a due giorni dalla morte di David Rossi, si continuassero a fare festini come se niente fosse?
Lei ha indagato un po’ per conto suo immagino, sa chi sia questo escort?
No, ma vorrei tanto che i magistrati di Genova lo scoprissero. Ho chiesto ‘trovatemelo, lo vorrei tanto incontrare, fare un confronto’. Monteleone e la Orlandi lo hanno visto, proteggeranno la fonte, ma per proteggerlo hanno messo in croce un uomo.
Che cos’è che le pesa di più in questa vicenda?
Il fatto di passare per un corrotto in combutta con corrotti e per un omicidio. Ci sono momenti in cui vedi la trasmissione e dici: beh, potrebbero pure averlo buttato di sotto. Poi, nel mio caso specifico, sono pure arrivato lì per caso la sera in cui è morto Rossi, il passo successivo è quello.
In che senso per caso?
Ero in piazza della Posta, dal tabaccaio automatico a comprare le sigarette, a due passi da Montepaschi. Vedo passare una pattuglia della polizia, vado a vedere cosa fosse successo e trovo David Rossi lì, con l’ambulanza già sul posto. Congelo la scena del ritrovamento del corpo, poi l’ufficio, che era in perfetto ordine. Le indagini poi non le ho condotte io, perché erano competenza della questura.
Le indagini sono state fatte male. Questa è un certezza.
Non è l’unico caso in cui ci sono state indagini condotte male e se si conducono male delle indagini, la conclusione non è per forza che si sia trattato di un omicidio. Qui ci sono state due indagini diverse di giudici diversi che sono arrivati alla medesima conclusione: David Rossi si è suicidato. E così è andata. Non c’è nulla da scoprire, purtroppo.
Ma lei David Rossi lo conosceva?
Tutti lo conoscevano, anche io, certo. Siena è piccola, è come il paesino in cui il dottore, il parroco, il sindaco, si conoscono tutti.
C’è una cosa che è strana però. Da dove nasce l’idea dei festini? Da qualche parte sarà partita.
Che io sappia è partita dall’ex sindaco Piccini. Io non ci credo alla storia dell’intervista rubata dalle Iene. È furbo, non si fa fregare. Era praticamente in campagna elettorale, ha detto quello che la città voleva sentirsi dire in quel momento. Spero che riveli ai magistrati chi sarebbe questa avvocatessa che gli ha parlato dei festini. Perché anche questa sua versione ha i contorni di una chiacchiera, l’ennesima.
Quindi lei finisce in questa vicenda per delle chiacchiere?
Dalle chiacchiere da bar nascono tantissime indagini e i festini non sono mai stati neppure chiacchiere da bar. Tra l’altro, Siena nel 2012, nel periodo del crac della banca, aveva il mio nucleo investigativo, un questore, un prefetto, la finanza più la Bbc, la Cnn e tutte le tv e la stampa italiana, ma nessuno ha mai scoperto nulla di questi festini. Dopo 5 anni arrivano le Iene e viene fuori lo scoop. Strano, no?
Le Iene
sapevano di rischiare, avranno qualcosa di solido per cavalcare questa tesi dei festini…
Sì. Una moglie arrabbiata, un escort incappucciato, un ex sindaco la cui fonte è un’avvocatessa senza nome e una tesi di cui si sono innamorati, ovvero che si siano insabbiate delle indagini perché carabinieri, sacerdoti, magistrati e funzionari di banca andavano a maschi insieme. Un po’ poco, forse.