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 2018  luglio 22 Domenica calendario

Per Luciana Castellina c’è ancora vita a sinistra

Luciana Castellina, la sinistra e il Pd sono morti?
Per me il Pd non è di sinistra.
È, anzi era un partito di centrosinistra a vocazione maggioritaria.
La sinistra è un’altra cosa. Minniti è stato un ministro di destra. E il Jobs Act ha contribuito a smantellare quella che un tempo si chiamava l’unità dei lavoratori, della classe operaia.
Quindi inutile chiederle di Zingaretti o Martina o Calenda?
La questione è molto più seria, c’è da ricostruire un percorso, un’egemonia culturale, ci sono da fare nuove casematte di contropotere. Il problema non è sapere cosa farà Zingaretti. Questa è un’ossessione per chi ragiona solo in certi termini.
Quali?
Mi ha colpito che dopo il 4 marzo si sia parlato solo di governo, non di società. E credo che perdere la società sia più grave che perdere Palazzo Chigi. Il Pd è morto perché è un partito nato male e finito peggio.
Governismo, malattia atavica affine a quel poterismo denunciato persino da Stalin.
Il cambiamento – una volta si sarebbe detto la rivoluzione – è un processo lento. Tutto quello che di buono ha fatto il Pci, lo ha fatto dall’opposizione, non dal governo.
Poi il Muro è crollato ed è arrivata la Seconda Repubblica: riformismo e adesione acritica al capitale, il blairismo, Clinton e l’Ulivo mondiale, eccetera eccetera. Fino al colpo mortale del renzismo cinico e vuoto.
Io vado indietro alla metà degli anni Ottanta quando è subentrato il mito del decisionismo socialista con Craxi, è stato a quel punto che non si è dato più spazio al protagonismo della società, alla partecipazione democratica.
Da Craxi a Renzi un solo filo, in mezzo Veltroni, D’Alema, Bersani.
Renzi non è stato che l’ultimo epigono e D’Alema è quello che ha meno colpe rispetto agli altri. Il Pd è stato l’ultimo approdo di una linea decisa dalla Trilateral (la “commissione” sovranazionale fondata da Rockefeller negli Stati Uniti, ndr) nel 1973.
Fa la complottista?
Per carità di Dio, è tutto pubblico, una linea politica annunciata.
Cioè?
Per la Trilateral c’era troppa democrazia nel mondo e così nacque l’idea di governance, l’idea di governare un Paese come una banca. E decenni dopo siamo finiti con Macron e Renzi, anche se il primo è meno ridicolo del secondo e pure in Francia i socialisti sono crollati.
L’Europa delle banche e non dei popoli.
Nessuno ha mai letto le sentenze della Corte costituzione tedesca contro l’adesione della Germania ai Trattati di Maastricht e Lisbona. Ormai il parlamentarismo non conta più, esistono solo gli esecutivi e a loro volta i primi ministri che si riuniscono a Bruxelles. Oggi non è la sinistra a essere in crisi, ma la democrazia.
A proposito di crisi della democrazia: nel Pd il renzismo appare come l’unico capro espiatorio. Ma il lungo regno di Giorgio Napolitano al Quirinale ha inferto altri colpi mortali, a partire dal 2011 quando impedì a Bersani di andare a votare. E due anni dopo, nel 2013, il Pd pagò più di tutti il tragico biennio dei tecnici di Monti. Eppure la questione Napolitano è ancora tabù a sinistra.
Napolitano è sempre stato per i poteri stabilizzanti. E nel 2011 per prudenza si è schierato coi poteri forti.
Dunque: la crisi della democrazia coincide con la crisi della sinistra.
Perché la sinistra ha bisogno della democrazia, molto più della destra.
Nel frattempo milioni di elettori di sinistra si sono rifugiati nel M5S: il 45 per cento dell’elettorato grillino viene dall’area ex Pci.
I Cinquestelle hanno riempito un vuoto in maniera confusa, dicono tutto e il contrario di tutto. Hanno sostituito la democrazia con la piattaforma Rousseau. E non hanno capito una cosa.
Quale?
Sostengono che tutto quello che è successo è stato colpa della politica. Ma è vero il contrario: è stata l’assenza della politica a favorirli.
Ma il M5S può far parte del futuro della sinistra?
Dipende se prevarrà la linea di Salvini. In ogni caso una parte dei grillini finirà per stare a sinistra. Però si sveglino, l’ingenuità è pericolosa perché si corre il rischio di essere manovrati da qualcuno.
Tolti il Pd e la metà dei Cinquestelle cosa resta?
Io non sono pessimista. Tra qualche giorno, in Calabria, c’è un grande campeggio di migliaia di studenti che si ritrovano non per chiedersi chi ha sbagliato tra Renzi e D’Alema, ma per interrogarsi sul presente e sul futuro. E sono tutti nati nel 2000.
Tolto pure il campeggio?
Ci sono l’associazionismo, c’è Sinistra Italiana di cui faccio parte.
Ahi: Sinistra Italiana sta in Liberi e Uguali, non proprio un successo.
Il guaio di LeU è stato quello di fermarsi al nome del leader. Una vera disgrazia, un cedimento alla comunicazione. Non si parte mai dai nomi. A meno che non sia Togliatti.
Togliatti era Togliatti.
Appunto.
Si comincia prima dalle battaglie.
La sinistra si può rilegittimare con la difesa dei nuovi sfruttati, che sono messi peggio rispetto ai primi del Novecento.
Sinistra, lavoro, diritti. 
Libertà e uguaglianza, il comunismo.
Lei era un’eretica filocinese del manifesto. A Pechino c’è sempre la bandiera rossa.
Ma non è comunismo.