il Fatto Quotidiano, 21 luglio 2018
“Brexit”, il film ridicolo di cui tutti parlano
Tutti sanno chi ha vinto. Ma nessuno sa come”. C’è un thriller politico ancora in lavorazione che promette di svelare tutti gli (sporchi?) segreti dietro la vittoriosa campagna dei Leavers per il referendum su Brexit: 120 minuti di suspense televisiva a cura del pluripremiato sceneggiatore James Graham e con la superstar Benedict Cumberbatch protagonista nel ruolo dello stratega di Vote Leave Dominic Cummings.
Uno dei progetti di punta di Channel 4 per il nuovo anno, in onda proprio a marzo 2019, nei giorni in cui il Regno Unito lascerà l’Unione europea e l’aria, nel paese e nei suoi circoli politici, promette di essere più fatale di un flacone di profumo al gas nervino. Solo che – la maledizione di Brexit colpisce ancora – l’ennesima manina ha deciso di guastare la festa, e ha consegnato una copia della sceneggiatura al Daily Beast, che ne ha tirato fuori un’esclusiva imperdibile. In una delle scene, l’ex segretario dell’Ukip e grande regista del referendum, Nigel Farage scende da un elicottero e si getta nelle braccia di Arron Banks, controverso finanziatore della campagna per il Leave. Poi i due si danno letteralmente al tennis. Pura fantasia, del tutto incompatibile con il carattere e le abitudini dei due.
In un’altra sequenza Banks incontra a Londra Robert Mercier, il miliardario americano che nella sceneggiatura appare attivamente coinvolto nella campagna pre-referendum, alla presenza di Steve Bannon. Il quale, sentito da Daily Beast, ha replicato così: “A Bob non gliene frega un cazzo di Brexit! Non verrebbe mai a Londra. Ma stiamo scherzando? Tutto il film è una stronzata. Bisogna dirlo a Channel 4”.
E via così, con troppi “addetti ai lavori” indignati per certe libertà creative della sceneggiatura. Come Carole Cadwalladr, la giornalista dell’Observer che ha rivelato i rapporti fra Farage, la campagna di Trump e Cambridge Analytica e il coinvolgimento di Facebook: ha definito la sceneggiatura completamente errata su tutti i piani: “Quasi tutti i personaggi sono sbagliati. I dialoghi sono sbagliati. I fatti sono sbagliati. È disinformazione intenzionale, e una rete televisiva pubblica non dovrebbe averci niente a che fare”.
O Chris Wylie, ex data guru di Cambridge Analytica e poi fonte principale dell’inchiesta giornalistica che ha portato alla chiusura della società di consulenza politica: “È tutto assurdo, il film si merita una stella”. O Shamir Sanni, gola profonda della campagna Vote Leave: “È ridicolo. Se fai un film basato su una storia vera non ti inventi le cose. Questa è pura fiction”.
Lo sceneggiatore James Graham ha cercato di rimediare spiegando su Twitter che quella rubata, fatta circolare e pubblicata è una prima versione del suo lavoro – risale al dicembre 2017 – e che non ha niente a che fare con quella attuale e defintiva. Che però potrebbe ugualmente richiedere aggiustamenti in corsa: martedì scorso la Commissione che indaga sull’andamento delle elezioni ha accertato che Vote Leave ha infranto la legge sul finanziamento politico e ora a indagare è la polizia. In pratica, la Brexit sarebbe il risultato di un grande imbroglio, tanto che alcuni gruppi pro Europa già chiedono di invalidare il voto.
E il film rischia di saltare, se dovesse esserci il dubbio che i suoi contenuti possano interferire, per le severe leggi britanniche, con un eventuale processo.