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Un finlandese (quasi) meridionale. «Guardi, le faccio vedere la foto della mia città, Nastola, l’altro ieri. Io in canoa col mio cane Fanni, una dalmata. Facevano anche lì trenta gradi. Neanche la Finlandia è più quella di una volta». Neanche Valtteri Bottas, 28 anni, è lo scandinavo che ti aspetti: loquace, abbronzato, sorridente. E oggi moltissimo: ha rinnovato anche lui il contratto con la Mercedes, fino al 2019 con opzione per un altro anno, un giorno dopo il suo compagno di squadra Lewis Hamilton. È con le Frecce d’Argento dalla passata stagione, dopo l’addio del campione del mondo Nico Rosberg: da allora tre successi, cinque pole position e quest’anno, con quattro podi e qualche sfortuna in gara, è quinto in classifica. Corre col numero 77, perché gli fa gioco sui social: #Val77eri e #BO77AS.
«Sono molto felice per Lewis, il fatto che rimanga fa bene a tutti. Naturalmente lo sono anche per me, era la mia ambizione continuare in Mercedes e il mio obiettivo è continuare a esprimermi ad alto livello per rendere più facile la decisione della squadra per il 2020».
Com’è il suo rapporto con Hamilton?
«Ottimo, abbiamo un approccio onesto e diretto, cominciamo a conoscerci meglio e credo che rappresentiamo una buona coppia con una buona intesa per il team. Il fatto di chiarire il nostro futuro adesso aiuta, significa che possiamo concentrarci completamente nella lotta per il campionato. E farlo qui a Hockenheim mi fa particolarmente piacere, non solo perché è la gara di casa Mercedes, ma anche perché di questo circuito conservo bellissimi ricordi: qui ho ottenuto la mia prima vittoria in monoposto nel 2007 nella Formula Renault, avevo 17 anni, ma ricordo tutto».
In cosa è cresciuto da allora?
«In tutto. Ho imparato molto dall’esperienza dell’anno scorso, specie dalle gare più complicate, ma anche dagli altri, e questo mi ha permesso di crescere in tutte le aeree: tecniche e personali. Mi sento insomma un pilota più completo. L’anno scorso ho vinto, quest’anno ancora no, eppure sono più contento adesso per la qualità delle mie performance.
Posso definirla una stagione mista finora, con ottimi passi avanti e alcune gare molto positive, in altre invece non sono stato molto fortunato. Ma so che ho ancora tanto da dare. Mi hanno dato fiducia e io voglio restituire coi risultati. Sono stato molto in fabbrica quest’inverno e ho assorbito lo spirito Mercedes: il senso di gruppo».
Vi aspettavate una Ferrari così competitiva?
«Sì, sapevamo che sarebbe stata una battaglia dura così come lo è stata l’anno scorso. Ma un confronto tanto serrato ci motiva ancora di più. In ogni sport lottare per un obiettivo ti fa migliorare, sennò il rischio è la stasi».
Ci spiega il senso della Finlandia, neanche 6 milioni di abitanti, per la Formula 1?
Come mai tanti campioni?
«E non solo la F1, dal rally al motocross, tutto il motorsport è molto popolare. Adesso ci siamo io e Kimi Raikkonen in Ferrari.
Non so, è che abbiamo una particolare forza mentale. Quella che si chiama con una parola intraducibile Sisu: determinazione, concentrazione, razionalità. Averla in macchina aiuta: lì sopra sei un uomo solo».
Lei non sembra così glaciale. Qualità e difetti?
«La fame di vincere e di migliorarmi. Sono molto autocritico, non mi accontento e so che posso fare meglio.
Normalmente imparo dagli errori. Il difetto è il rovescio di tutto questo: mi sento sempre mancante, sempre con un vuoto da riempire».
Come ha iniziato?
«A sei anni su un kart. A Nastola, 15mila abitanti, molti laghi, tanta natura, e una pista a 15 minuti d’auto. Una fortuna. La mia famiglia che è ancora lì come i migliori amici, è normale, non ricca: mio padre Rauno con un’impresa di pulizie, mia madre impiegata. Eppure mi hanno sempre aiutato a realizzare il mio sogno. Le mie motivazioni sono aumentate quando Mika Hakkinen ha vinto due titoli mondiali».
Ha paura di qualcosa?
«Solo che qualcosa possa capitare alla mia famiglia».
Ha sposato Emilia Pikkarainen, 25 anni, nuotatrice olimpica della
nazionale. Lei come se la cava in vasca?
«Non male, nuoto anche in acque ghiacciate, oltre che andare in bici, correre, giocare a tennis, fare hockey e biathlon. Ho anche guidato un aereo in uno show, un giorno mi piacerebbe prendere il brevetto. Con mia moglie ci capiamo, conosciamo le esigenze reciproche, la necessità di una disciplina, sopportiamo e condividiamo anche i sacrifici che una vita da sportivi richiede: per lo sforzo fisico e mentale, e anche per il fatto che spesso siamo lontani. Ma ci aiutiamo e funziona. Almeno finché non entriamo in competizione l’uno contro l’altra».
A proposito, cosa pensa delle donne in Formula 1?
«Sarebbe bello che arrivassero, non vedo ragioni perché non possano correre. Certo è uno sport che deve piacere. Purtroppo al momento non ce ne sono, l’ultima a provarci è stata Susie Wolff, la moglie del mio capo Toto».
Quali altre passioni ha?
«Mi piace cucinare: barbecue in estate, molte insalate e ogni specie di risotto. Con gli amici, perché noi finlandesi siamo conviviali».