La Stampa, 20 luglio 2018
I ranger del principe Harry in Africa autorizzati a sparare ai bracconieri
L’Africa per i bracconieri non è più un terreno di caccia quasi incontrastato dove eliminare leoni, elefanti per l’avorio e rinoceronti per il corno. La Ong African Parks, che gestisce 15 riserve nel continente, è stata autorizzata a sparare ai cacciatori di frodo colti in flagranza che non si arrendono ai guardiani dei parchi. E adesso a guidare l’organizzazione è arrivato come presidente il principe Harry. Nel Parco nazionale di Garamba (confine tra DRCongo e Sud Sudan), una delle riserve naturalistiche più antiche d’Africa, dall’inizio dell’anno, i bracconieri, hanno ucciso «solo» due elefanti. Un risultato positivo se si pensa che, dal 1960 ad oggi, il numero di esemplari all’interno del parco è sceso da 20 mila a 1200. In una parte d’Africa sconvolta da più di 20 anni di guerre civili ed infestata da gruppi armati di varie etnie e nazionalità, gli elefanti sono diventati le vittime innocenti di ribelli pronti a tutto pur di uccidere i pachidermi per finanziare con l’avorio le loro attività illecite. Nonostante i prezzi del prezioso materiale siano passati da 1300 a 600 dollari al chilo dopo la decisione della Cina di vietarne il commercio, l’avorio estratto da zanne d’elefante e corno di rinoceronte continua a rimanere una delle forme più rapide di finanziamento per i numerosi gruppi armati della regione.
Il duca di Sussex
A seguito della crisi degli Anni 90, nella tenuta, anche i rinoceronti bianchi sono stati decimati fino alla loro definitiva estinzione. Nel 2005, l’intervento provvidenziale di AfricanParks, un’organizzazione finanziata anche da Unione Europea e Usaid, la cooperazione americana, e che vanta il maggior numero di ranger privati in tutta l’Africa, è riuscita a fermare il massacro. Una squadra di più di mille guardie armate con licenza di sparare. Grazie ad accordi bilaterali con i governi e le comunità locali, AfricanParks si è trasformata nell’unica forza paramilitare non statale avente diritto di sparare ai bracconieri se colti in flagrante. L’Ong gestisce 15 parchi, circa 105 mila metri quadrati di riserve naturalistiche e con tecnologie all’avanguardia si è trasformata nel peggior incubo dei cacciatori di frodo. Inoltre, da qualche mese, a rafforzare la sua portata, sia in termini economici, che d’immagine, ci ha pensato un grande appassionato di natura africana: il neosposo principe Harry, divenuto presidente dell’Ong.«I capi di Stato ci hanno dato in gestione le riserve naturali perché si erano completamente svuotate di animali, non erano più punti di attrazione turistica, ma abbiamo dimostrato di poter fare quello che promettevamo» ha detto Peter Fearnhead, amministratore delegato di African Parks, all’agenzia di stampa Associated Press. Oltre alla riduzione drastica delle uccisioni di elefanti nel parco congolese di Garamba, l’Ong basata a Johannesburg è riuscita a ripopolare con 6 rinoceronti la riserva di Zakouma in Ciad, Paese in cui l’antico animale si era estinto, ha trasferito leoni con trasporti aerei speciali ad Akagera in Rwanda e 520 elefanti in Malawi. In Centrafrica, all’interno del Chinko National Park, oltre a proteggere gli animali sono ospitate anche 300 famiglie in fuga dal conflitto civile, in un modello che vede le popolazioni locali protagoniste dei programmi di conservazione. Il lavoro di AfricanParks non è, però, sufficiente per fermare una crisi che non sembra destinata a placarsi, anzi rischia di portare all’estinzione animali iconici e sacri per l’ecosistema africano come il leone.
Zone senza leonDal 1993 ad oggi, secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature, il numero di felini in Africa si è ridotto del 40% e si stima che ne siano rimasti meno di 20 mila. Nelle regioni occidentali del continente, ce ne sono meno di 400 e in 16 Stati africani su 54 sono già scomparsi. Negli ultimi anni la caccia al leone è aumentata in modo drastico, i bracconieri sono interessati alle ossa dell’animale da mandare in Asia per, poi, essere utilizzate, al posto di quelle delle tigri, per realizzare farmaci per la medicina tradizionale cinese. Il bando all’importazione di trofei di caccia imposto dal governo americano sembra aver avuto effetti negativi, a cui va aggiunta una quota maggiore di soppressioni da parte delle popolazioni locali pronte a tutto pur di difendere il proprio bestiame, spesso unica fonte di reddito.
Uno stillicidio
Nonostante una lieve flessione nell’ultimo anno, anche lo sterminio di elefanti e rinoceronti continua a ritmi elevati. In Sudafrica, patria dell’80% degli animali con il caratteristico corno sulla fronte, lo scorso anno sono stati uccisi 1028 esemplari, 26 in meno rispetto al 2016, ma 1000 in più rispetto al 2007. Si stima che, in totale, ne siano rimasti 29 mila. Numeri elevati anche per gli elefanti: ne sarebbero rimasti circa 400 mila esemplari, ma il tasso d’uccisione è prossimo alle 20/30 mila unità all’anno. Di questo passo in 10 anni scompariranno.