la Repubblica, 19 luglio 2018
Charmatz: «La coreografia? Un solo gesto e poi mai più»
Se la danza contemporanea è una realtà interessante e creativamente vivace è per alcune figure iconoclaste che reinventano il linguaggio del corpo e le sue funzioni e possono permettersi anche operazioni spericolate. Boris Charmatz è tra questi: 45enne interprete e coreografo francese, più volte ospite del Ballet de l’Opéra di Parigi, con Anne Teresa De Keersmaeker e Tino Sehgal tra coloro che hanno segnato la danza contemporanea, è da dieci anni (e fino a dicembre) direttore del Musée de la danse a Rennes, un Centro Coreografico che ha trasformato in luogo speciale “di memoria vivente della danza”.
Per capire la portata del progetto ora c’è uno spettacolo unico, sconcertante, divertente, che Bolzano Danza, il festival diretto da Emanuele Masi fino al 29, si è accaparrato in prima italiana. 10000 gestes — lunedì 23 luglio, al Teatro Comunale di Bolzano – è «un’ode all’essere effimero della danza», anticipa Charmatz.
In scena venti danzatori si muovono con un codice prestabilito di gesti, ma con regole ferree: nessuno può ripetere un gesto due volte, o già fatto da un altro danzatore. E in più ogni gesto deve essere eseguito velocemente. Se uno sorride o fa “ciao” nessun altro può farlo. «È come un grande caos di molti gesti ballati velocemente: in un solo secondo puoi farne anche due o tre», spiega il coreografo.
È un’esperienza strana quella a cui c’invita: per chi guarda può essere anche comico perché se il ballerino fa un movimento con il lato sinistro del corpo, col destro ne deve fare un altro, e appena si vede fare un movimento, quel gesto è già sparito, «gli spettatori assistono a una tempesta, una nuvola in cui le forme cambiano continuamente». Anche per i ballerini è strano, perché invece che adagiarsi su gesti consueti devono in ogni istante pensare al movimento successivo, sempre proiettati a quello che accadrà dopo, e quanto al coreografo, «normalmente sa cosa accade in scena, seleziona i pezzi per ciascun danzatore e li monta. Qui invece deve tenere sotto controllo venti, trenta gesti diversi. Dunque non controlla niente».
Ma il risultato è notevole, anche nella sua carica sperimentale. Per Charmatz 10000 gestes è una sorta di archivio vivente dei gesti della danza, ma anche un antimuseo proprio perché nel momento in cui quel gesto è fatto, è già sparito. «È nel dna della danza. La fugacità spinta al suo culmine». Ma perché tutto questo? «La danza come arte del movimento è per natura effimera. Ogni gesto è unico. Anche quando lo ripeti non è mai uguale a se stesso – spiega Charmatz che dopo questo trionfale ultimo anno a Rennes, dove il “museo della danza” ha sviluppato iniziative pedagogiche, progetti di ricerca, studi, spettacoli coinvolgendo anche 16 mila spettatori a volta, lavorerà tra Parigi e Bruxelles – Volevo giocare con questa idea dell’unicità e dell’effimero fino al punto in cui il movimento che si vede è talmente sfuggente da trasformarsi in immobilità».