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 2018  luglio 18 Mercoledì calendario

L’epidemia di perfezionismo che minaccia gli studenti

Nelle università britanniche un sempre maggior numero di studenti non riesce più a dormire bene. Il fenomeno è così diffuso che si è cominciato a studiarlo seriamente. Così ora capita spesso che un medico, dopo avere ascoltato e visitato un ragazzo, gli batta una mano sulla spalla e gli dica: «Niente di grave, hai il perfezionismo». 
Il perfezionismo non è una malattia classificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non esiste neppure un protocollo per valutarne i sintomi, che spesso vengono nascosti da disturbi collaterali più seri: bulimia, disordine ossessivo compulsivo, ansia, dismorfismo corporeo, depressione e tendenza al suicidio. Il giornale inglese «The Guardian» era stato il primo, mesi fa, a sottolineare come la tendenza al perfezionismo nelle nuove generazioni fosse aumentata del 33% dal 1989. Lo psicologo canadese Gordon Flett ha scritto nel 1991 un fondamentale libro sul tema, dividendo il perfezionismo in tre sottospecie: quello richiesto socialmente, quello orientato agli altri (i genitori che vogliono figli perfetti), quello orientato verso se stessi. 
Il «Guardian» ha ora mandato una delle sue croniste di punta, Paula Cocozza, a indagare nelle università britanniche, dove il perfezionismo dilaga come una malattia in tutte e tre le sottospecie elencate dal dottor Flett. I ragazzi sentono la pressione della società neoliberista, che non si accontenta più della normalità, ma vuole l’eccellenza. Le rette universitarie sono molto alte, e i genitori si aspettano ottimi risultati in cambio dei soldi che spendono per i figli. Facebook e i social media impongono continuamente modelli di perfezione fisica, mentale e comportamentale impossibili da raggiungere. 
Il mondo è un caos ben lontano dalla perfezione, ma questo fatto di per sé evidente non impedisce ai perfezionisti di sentirsi perennemente colpevoli. Il perfezionismo, raccontano i ragazzi, è un verme nel cervello, una voce nella testa che non ti lascia in pace. Durante la giornata cerchi di fare esattamente quello che avevi programmato. La sera, prima di andare a letto, decidi quello che mangerai il giorno dopo. La domenica, invece di riposarti, guardi l’agenda delle cose che avresti dovuto fare nella settimana appena conclusa, e ti dai un voto promettendo a te stesso di migliorare. C’è un solo modo di guarire, dicono gli psicologi. Pensare che siamo quello che siamo, che abbiamo una sola vita, e che il meglio che ci viene richiesto è spesso nemico del bene che dobbiamo volere a noi stessi.