Corriere della Sera, 18 luglio 2018
Le prove di volo di Tamberi: «Non riesco a sbloccarmi»
«Cominciamo dalle buone o dalle cattive notizie?...».
Nell’estate del suo scontento, venerdì Gianmarco Tamberi tornerà sul luogo del delitto: della caviglia sinistra (di stacco: lesione parziale del legamento deltoideo), del tentativo di record italiano (che era già suo: 2,39 m), dei sogni d’oro di Rio. Montecarlo, 15 luglio 2016. Il vecchio fantasmagorico Gimbo quella sera dava il cambio a quello nuovo. Che da allora, dopo due operazioni e mille tormenti, si dibatte tra i fantasmi.
Iniziamo dalle buone notizie, per le cattive c’è sempre tempo.
«La caviglia, due anni dopo, sta alla grande. Vengo da tre gare in una settimana con nessun affaticamento. Questa è una grande svolta. E ho anche ricominciato a saltare con la rincorsa a 9 passi, cosa che non facevo dall’infortunio. La forma fisica, insomma, c’è. L’obiettivo è arrivare al massimo all’Europeo di Berlino, dove difenderò l’oro nell’alto».
E fin qui, tutto bene.
«Però...».
Ahia.
«La tecnica è un macello».
In che senso?
«I difetti che ho assimilato nell’anno in cui ho saltato solo per levarmi di dosso le paure, ora sono difficili da eliminare. Mi spiego. Sono più veloce che nel 2017 ma a 3 passi dall’asta, cioè a 5 metri, mi sento lontano: istintivamente apro la falcata, rallento, mi sbilancio con le spalle. Sono un po’ preoccupato. Qualcosa l’ho messo a posto, altro no. Con papà stiamo lavorando solo sulla tecnica».
A Berlino mancano 19 giorni. Basteranno?
«Non lo so. Prendo le informazioni dalle gare e le porto in allenamento. A Montecarlo potrebbero succedere tante cose...».
Nessuna brutta memoria?
«Anzi: ho voglia di gareggiare, non vedo l’ora, se ci penso ho i brividi. Come se non mi fossi mai fatto male. Si rinasce da dove si muore».
2,20 a Buhl, 2,26 in Ungheria, 2,25 a Losanna, poi l’involuzione di Viersen (2,12).
«Insapettata. A Losanna avevo avvertito sensazioni migliori: ero arrivato in Germania con l’aspettativa di saltare 2,30 e invece...».
Cosa è successo?
«Già nel riscaldamento non funzionava niente, papà non c’era e io non ho saltato con la solita cattiveria. Ero così incavolato che ho tirato un cazzotto facendomi male alla mano. D’accordo con il mental coach ho deciso di non interrogarmi, di fare finta di non aver mai gareggiato a Viersen».
Nel frattempo l’alto ha perso Barshim, infortunato anche lui alla caviglia sfiorando il nuovo record del mondo a 2,46 in Ungheria. Pessima news, Gimbo.
«Mi sono troppo rivisto in Mutaz, mi è dispiaciuto tantissimo. Sono stato in camera da lui, per consolarlo, quando ancora non si era reso conto di quanto grave fosse l’infortunio. Stagione finita, mi ha detto: poco male, tanto quest’anno non ci sono i Mondiali. E io ho pensato: non è così facile tornare da un incidente alla caviglia, amico mio. Magari lo fosse... Mi piange il cuore: ci sono passato, so cosa significa».
Aspettando il ritorno di Tamberi, l’atletica italiana ha trovato Filippo Tortu. Il 9”99 nei 100 è stato d’ispirazione anche per lei?
«È stato esaltante! È una spinta in più per tutti, gasa l’ambiente, è incredibilmente di stimolo. Ho scritto a Filippo in privato: grandissimo, sensazionale, sono sicuro che sia solo l’inizio di una grande carriera».
E non c’è solo Filippo. L’oro della 4x400 al Mondiale Under 20 è la ciliegina su un bel rinascimento a livello giovanile.
«È tutto il movimento che si sta svegliando, infatti. Prima o poi doveva succedere. Vedo tanti segnali positivi, al di là dei risultati. Spero di dare presto il mio contributo al boom della nostra atletica».
Stato d’animo attuale?
«Un leone. Mi sento l’entusiasmo di un diciassettenne alla gara del debutto. Lotterò finché avrò fiato nei polmoni».
La fidanzata Chiara è un tassello fondamentale del suo mondo: matrimonio in vista?
«Nooooo... Chiara deve finire di studiare, io sono troppo concentrato sull’atletica. Direi che fino ai Giochi di Tokio 2020 non se ne parla. Ma non c’è dubbio: è la donna della mia vita».
Nell’attesa dello sblocco, speriamo presto, continua l’astinenza dai social?
«Sì, mantengo il silenzio. Ho sempre condiviso tutto, nel bene e nel male, anche le lacrime. Però mi sono reso conto che condividere le delusioni mi pesava. Tornerò su Twitter e Instagram quando avrò belle cose da raccontare. Spero subito dopo la Diamond League a Montecarlo».
Quanto si sente vicino, o lontano, al salto dello sblocco?
«La tecnica, prima o poi, deve venire fuori. Se corri veloce e salti alto, il volo giusto arriva da sé. Deve».
Il rito della mezza barba, l’half shave, almeno quello, rimane? È un copyright, ormai.
«Sì, resta: però solo in finale. L’half shave bisogna saperselo meritare!».
Fly or die, Gimbo.
«Sempre».