La Stampa, 17 luglio 2018
I segreti di Nashville. Radio, chitarre e cowboy
Nashville è la città della musica. Qui la musica rappresenta la più forte attrattiva turistica e il principale giro di affari. «Welcome to Music City» dice la voce che ti accoglie all’aeroporto. Nashville è la patria della country music, un mondo artistico chiuso e autosufficiente.
L’epicentro dell’ intrattenimento si concentra in un paio di isolati che cominciano all’incrocio tra Broadway e la Quinta Strada. Le attrazioni di «So-Bro» (South Broadway) sono gli «Honky Tonk Bars», locali vecchio stile, stretti e con un lungo bancone, dove qualcuno suona sempre, dall’apertura a notte inoltrata, e i palchi sono all’ingresso e guardano verso il bar: se si passeggia in strada, si vedono in continuazione schiene di batteristi all’opera.
Niente esportazione
Brad lavora per una grossa casa discografica con l’ingrato compito di esportare i suoi artisti fuori dagli Stati Uniti. «I miei artisti non vogliono andare da nessuna parte – dice, desolato -. Qui riempiono gli stadi, sono superstar, guadagnano milioni, quando riesco a portarli anche solo a Londra si trovano a suonare per pochi fan, soprattutto americani espatriati». Brad spera sempre che capiti uno dei rari casi di crossover che porta un artista country a fare il salto nel pop: l’ultimo caso clamoroso è stato quello di Taylor Swift.
Prima di lei c’è stata la figlia d’arte Miley Cyrus e una ventina di anni fa ce l’ha fatta Garth Brooks. Ora è il momento di Chris Stapleton, musicista country tradizionale anche come aspetto (barbona lunga, cappello da cowboy) che ha però in mano una preziosa carta d’imbarco verso il mondo mainstream data dal recente duetto con Justin Timberlake. Perché se da una parte non è facile per chi fa country traghettare nel pop, dall’altra non è così automatico farsi accettare nella comunità di Nashville da parte di artisti pop consolidati che provano a costruirsi una nuova carriera riciclandosi nel country. Gli esempi sono diversi: Steven Tyler degli Aerosmith, Jon Bon Jovi, Sheryl Crow hanno inciso album country ma la comunità musicale li guarda con sospetto.
Se vuoi entrare nel circolo devi dimostrare «commitment», e come prima cosa ti devi trasferire qui. Kid Rock ha comprato una casa enorme sulle colline della città, con un grande studio di registrazione e un terreno che comprende un lago, una chiesa, un saloon. Jack White ha aperto il negozio di dischi Third Man Records con annessa fabbrica di vinile e etichetta discografica con cui ha prodotto dischi di una leggenda del country come Loretta Lynn e di una giovane emergente come Margo Price.
Il potere delle radio
Dan Auerbach dei Black Keys vive qui e scrittura gli storici musicisti di Nashville come John Prine per suonare nei suoi dischi. Devi stare qui anche per farti benvolere dalle radio, perché si ragiona ancora alla vecchia maniera: i programmatori radio sono i depositari del successo, hanno il potere di creare nuove star, ed è proprio la costante ricerca di nuovi talenti che caratterizza questo mondo. Strano a dirsi ma il country non è mai nostalgico e il mercato è sempre dominato da artisti giovani, che è un altro motivo per cui non è facile per i veterani che vengono da pop e rock cercare una seconda vita musicale in questo mondo. Il turismo musicale della città è alimentato dalla presenza di musei tematici come quelli dedicati a Johnny Cash, a Patsy Cline e il sensazionale Musicians Hall Of Fame Museum dedicato alla figura del musicista, dunque non alle popstar ma a chi sta dietro le quinte: un museo che espone la batteria dei Santana a Woodstock, il piano di Elton John, la ricostruzione degli studi della Sun Records, e dove puoi cantare una canzone prodotta da Jimmy Jam e Terry Lewis che ti guidano da uno schermo.
I giri turistici
Nashville è l’unica città al mondo dove anche le case discografiche sono meta turistica. Music Row è un quadrilatero di strade a ovest della città popolato di villette sedi di etichette e studi di registrazione. «Lì venne fondata la prima etichetta country negli Anni 50 – racconta il tour guidato che passa da Music Circle a Music Square -. Qui c’è la sede storica della Decca, lì firmò il suo primo contratto Johnny Cash, qui incise Elvis Presley…». Fuori dalle villette ci sono grandi poster con foto di artisti e frasi celebrative come «Complimenti a Kacey Musgraves per il suo terzo disco di platino».
Anche le major come Warner e Bmg sono in Music Row, così come la Cma, Country Music Association, che in giugno organizza la Cma Fest, grande festival diffuso che coinvolge tutta la città e si apre con la serata di premi organizzata dal canale tv Cmt (Country Music Television) nella Bridgestone Arena. A ogni premiazione tutti gli artisti si alzano entusiasti per applaudire i colleghi. L’acrimonia a cui siamo abituati, l’invidia tra artisti pop, qui spariscono perché chiunque venga premiato è il sistema- country a vincere, il tuo successo alimenta il mio, domani potremmo trovarci a duettare, a scrivere insieme, a dividere un palco.
Crossroads: incroci Proprio sul concetto di condivisione nasce un altro degli eventi centrali della Cma Fest, «Crossroads». Un concerto congiunto di due artisti: uno country, uno di altro genere. Come dire: ti facciamo entrare a casa nostra ma alle nostre condizioni. È un concerto gratuito che si tiene proprio all’incrocio (crossroad, appunto) tra Broadway e la Quinta, che vede i due artisti cantare insieme le canzoni di entrambi.Quest’anno il cantante soul Leon Bridges ha diviso il palco con il giovane Luke Combs, star in ascesa dell’universo country, mentre la performance dell’anno scorso dei Backstreet Boys insieme ai Florida Georgia Line ha valso loro l’onore di apparire ai Cmt Awards, anche se i puristi hanno un po’ storto il naso. Perché anche in tv questo mondo è autosufficiente, con i suoi talent show come Nashville Star e le sue serie tv come Nashville.
Ogni anno, infine, durante la Cma Fest, il Ryman Auditorium ospita la serata di beneficenza organizzata da Marty Stuart, leggenda vivente del country in quanto storico chitarrista di Johnny Cash. Quest’anno ha fatto una sorpresa al pubblico: l’ingresso inaspettato sul palco di Roger McGuinn e Chris Hillman, membri originali dei Byrds, che con lui hanno intonato Mr.Tambourine e Turn! Turn! Turn!, classici immortali Anni 60, canzoni che hanno segnato la strada a tutta la musica country. Un momento di storia americana che si è materializzato davanti ai nostri occhi, nella città della musica.