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 2018  luglio 17 Martedì calendario

La vera vacanza: disconnettersi un po’

Disconnessione felice. O «JOMO», Joy of missing out: la «gioia di perdersi qualcosa» come l’hanno ribattezzata a Google. Dopo anni di abbuffate digitali e ubriacature da social network il mantra dell’estate è riequilibrare la dieta online. Connettersi meno e connettersi meglio. Staccare da internet – e non solo da mail e telefonate di lavoro – è parte integrante della vacanza per la maggior parte delle persone. E infatti il 56% degli europei in ferie vuole collegarsi meno ai social generalisti e il 54% diminuire anche la frequenza con cui condivide foto (contro rispettivamente il 41% e il 38% degli statunitensi, come risulta da una ricerca di Ipsos per Europe Assistance).
Ad annunciare la disconnessione felice come parola d’ordine per la nuova stagione era stato l’amministratore delegato di Google in persona Sundar Pichai, che alla conferenza degli sviluppatori di maggio ha contrapposta la JOMO alla FOMO, la «paura di perdersi qualcosa» («fear of missing out»), da sempre la cifra dei nostri comportamenti online. E ha spiegato che proprio per questo l’azienda ha introdotto nel sistema operativo Android una serie di strumenti per monitorare come e quanto si usano telefoni cellulari e tablet (con tanto di allarme che avverte quando si è passato troppo tempo su YouTube). 
Anche Facebook ha dovuto constatare che – come dimostrano le ricerche in merito – lo stato d’animo delle persone peggiora se si passa troppo tempo sul social in maniera «passiva», cioè leggendo senza interagire direttamente con gli altri utenti. Ravvedimenti (tardivi?) da parte di compagnie che hanno fatto di tutto per convincere le persone a usare di più i loro prodotti e quindi a rimanere online.
Se oggi in Italia gli over 35 passano in media 7 ore al giorno connessi a dispositivi digitali durante la settimana lavorativa e ben 6 ore al giorno anche nel weekend (lo rivela una ricerca fatta ad aprile scorso dalla società Strive per Philips), non sorprende che per sentirsi davvero in ferie le persone vogliano «staccare» anche la connessione web. 
«Stare in vacanza significa smettere di preoccuparsi – dice Giuseppe Riva, professore di Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano – ed è indubbio che i social spesso sono una fonte costante di preoccupazione, perché ci fanno temere il confronto sociale (io sono a Rimini e vedo l’amico alle Seychelles), perché ci chiedono costantemente di prendere posizione, perché con le loro notifiche insistenti ci impediscono di concentrarci su altro, anche soltanto di leggere un libro in pace». A tutto questo ha contribuito almeno un altro fattore, secondo Riva: «Lo scandalo per l’uso dei dati personali che ha coinvolto Facebook ha reso gli adulti più diffidenti verso i social». 
Che poi stare lontani dalle app di chat e condivisione sia più facile a dirsi che a farsi è un’altra questione. Nella sua guida alla JOMO estiva il New York Times raccomanda di farsi aiutare dalle applicazioni che monitorano quanto usiamo lo smartphone (come «Moment»), di abituare gli altri a non aspettarsi una risposta immediata quando ci mandano mail o messaggi, e di pensare sempre alle alternative offline ogni volta che stiamo per iniziare un’attività-consuma-tempo online.
Se tutto questo non bastasse (ed è probabile che non basterà) ci sono metodi più drastici: togliere dal telefono l’accesso alla mail, silenziare i gruppi WhatsApp (e guardarli solo una volta al giorno), eliminare le app di Twitter e Facebook. Ma soprattutto la tentazione più forte dell’estate: Instagram. È sempre possibile caricare le foto a fine vacanza. Gli «amici» sopravviveranno anche senza vedere in diretta l’ennesimo scatto dei nostri piedi sulla spiaggia.