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 2018  luglio 16 Lunedì calendario

Robin Williams, la vita di un Peter Pan dalle risate al dramma

«Una locomotiva pazza». Così lo descrive la regista Marina Zenovich, così lo ricordano gli amici nel documentario HBO Robin Williams, Come Inside My Mind in onda su Sky Cinema l’11 agosto per i quattro anni dalla scomparsa dell’attore premio Oscar. Non era sotto l’effetto di farmaci o alcol ed è morto a 63 anni per asfissia. L’ultimo anno di vita di Robin Williams, rivela la moglie Susan Schneider in un articolo sul magazine Neurology, “+«si è trasformato in una battaglia contro ansia e paranoia. Ho visto l’uomo più coraggioso del mondo alle prese con il ruolo più difficile della sua carriera. Diceva: voglio solo riavere il mio cervello».
Le ultime parole – «Buonanotte, amore mio» – sembrano l’incipt ideale al documentario di Marina Zenovich. In una delle clip montate da Poppy Das e Greg Finton entrano in gioco i Critics’ Choice Awards 2003: quell’anno la faida per il miglior attore coinvolgeva Daniel Day-Lewis e Jack Nicholson. Williams non vinse ma Nicholson lo invitò a prendere il suo posto sul podio. Ferito per non aver preso il premio ed eccitato dalla sfida di calcare il palco, Williams inventò su due piedi un discorso di “accettazione” fingendosi Nicholson e mimando le sue fantasie nella lingua dei segni, dimostrando di essere, come dice all’inizio del doc James l’uomo che «pensa davvero più veloce di noi comuni mortali», e che era il figlio unico (scoprirà in seguito di avere un fratello) di un padre freddissimo che riusciva a ridere poco. «Non faccio parlare molti ospiti nel mio film; la seconda e la terza moglie sono assenti; pochi, significativi amici-colleghi dello spettacolo sono stati coinvolti o mi hanno detto sì», spiega la regista a Santa Monica, California. Paura di parlare di Alzheimer e demenza nello showbiz, paura che l’amato Patch Adams fosse sul serio schizofrenico. A guidarci nella testa dell’attore di Good Morning, Vietnam, Risvegli, L’attimo fuggente e Mrs. Doubtfire, è la sua stessa voce con cui racconta la prima esibizione – «È stato come fare sesso ma senza peccato» dice Williams – il liceo, l’imitazione di uno degli insegnanti storici. «Ho cercato di tenere fuori le classiche testimonianze» prosegue Zenovich. «Dico grazie però ad uno degli intervistati, David Letterman, l’ex conduttore del Late Show, che racconta la scena libera e collegiale dei comici di San Francisco ai tempi della prima performance di Williams.“Eravamo convinti che fosse in grado di volare e potesse arrivare là dove a noi terrestri non era permesso andare”». E poi il personaggio di Mork, l’alieno umanoide piombato sulla Terra dal pianeta Ork, è nato negli anni Settanta per volere del figlio del creatore di Happy Days con il pallino di Guerre Stellari: «Scotty vuole un uomo venuto dallo spazio». Ed ecco lo spaceman Robin Williams (nel doc c’è una serie di sorprendenti scene tagliate). Secondo Zenovich i suoi sketch «somigliavano a psicodrammi» con «qualcosa di metafisico».
Parlantina, tempi comici, nonsense e improvvisazione. Con gli anni Novanta arriva un’altra faccia di Williams: fragile, volubile. Il più aperto a parlarne, in Come Inside My Mind, è l’amico stretto Billy Crystal che associa al declino del compagno di scena i vuoti di memoria, le dicerie sulla sua dipendenza da droghe e la diagnosi di Parkinson, rivelatasi errata dopo il suicidio. Si trattava in realtà di “demenza a corpi di Lewy”, un disordine che, come ricorda il filmmaker Bobcat Goldthwaite “dava al cervello di Williams informazioni sfasate”. «Non era mondano ma cercava gli applausi. Attraverso la stand-up comedy, Robin voleva semplicemente essere amato», sostiene Marina Zenovich.
«Quando ho girato il documentario su Roman Polanski la molla è stata il caso (di abuso sessuale, ndr.); con Robin, la sua follia, la maniacalità». Chi sarà il prossimo Robin Williams allora? «Non ne ho idea. Intanto continuiamo tutti a volare verso la prima stella a sinistra». Prima stella a sinistra: come il Peter Pan interpretato da Robin che chiude il sipario così: «Vivere.Vivere può essere un’avventura straordinaria».