Il Messaggero, 16 luglio 2018
Terry Gilliam e Mr. Vertigo: «Sarà il mio atto finale»
«Mi sento come il protagonista di Zelig di Woody Allen» ammette imbarazzato Terry Gilliam: «In fondo sono stato solo una comparsa di grandi eventi storici». Parole fin troppo modeste per il regista visionario adorato in passato da Federico Fellini e idolatrato da star come Robert De Niro, Johnny Depp e Brad Pitt («Mi dicevano che ero matto a scritturarlo e invece arrivò a un passo dall’Oscar con il mio L’esercito delle dodici scimmie»). Non basta una filmografia con pietre miliari della settima arte come Brazil o La leggenda del Re Pescatore per definire l’ex membro del gruppo comico Monty Python.
ALBUM
Ha cantato nel coro di due album di Frank Zappa, ascoltato dal vivo il 28 agosto 1963 Martin Luther King pronunciare le mitiche parole: «I have a dream» («Ma ero un piccolo reporter di un mensile satirico molto lontano dal palco per cui capii invece: I have an ice-cream. Ero stupito che King parlasse di gelati»), contestato la Guerra in Vietnam e partecipato come pochi altri alla scintillante stagione della Swinging London di cui i Monty Python furono una delle espressioni più vivaci («George Harrison mi disse che siamo stati gli unici a tenere vivo lo spirito dei Beatles dopo il loro scioglimento»). Il 2018 non è stato un anno qualsiasi per lui. A marzo ha polemizzato con il movimento #MeToo e Time’s Up: «So benissimo che Harvey Weinstein è un mostro e si è comportato in modo orribile ma non amo questo clima da caccia alle streghe che sta proliferando a Hollywood. C’è molta ipocrisia e la tendenza a colpire indiscriminatamente».
Di fronte alle reazioni dure da parte di colleghi di peso come Ellen Barkin e il noto regista di commedie Judd Apatow, Gilliam pare abbia avuto un alleato di un certo peso: «Matt Damon mi ha scritto in privato dandomi la sua solidarietà e dicendomi che ora mi sarei dovuto preparare ad essere crocefisso come era successo a lui due mesi prima!». Per alleviare la tensione ecco un’estate made in Italy per questo energico settantasettenne del Minnesota, oggi protagonista di una masterclass aperta al pubblico dentro il Taormina Film Fest. Poi salirà alla volta dell’Ischia Global Fest dove presenterà in anteprima italiana giovedì 19 luglio L’uomo che uccise Don Chisciotte, ultima fatica cinematografica dopo 29 anni di cancellazioni e tentativi fallimentari, in sala nei nostri cinema dai primi di novembre. La settimana scorsa Gilliam si trovava all’Umbria Film Festival di Montone e quando è partito il trailer del suo ultimo film, i mille spettatori in piazza Fortebraccio si sono lasciati andare a un vero tripudio: «Spero solo che questa mia delirante versione del Don Chisciotte possa piacere, tutta intera, quasi quanto il trailer» commenta sarcastico il regista: «So che in Italia c’è uno zoccolo duro del mio pubblico. Non voglio deluderli».
ARTISTA
L’artista poliedrico per eccellenza -nel suo repertorio anche la regia di opere liriche, il disegno e l’animazione- nicchia circa il futuro. Una volta risolta la maledizione del Don Chisciotte possiamo considerare conclusa la sua filmografia oppure queste voci circa un suo possibile adattamento di Mr. Vertigo da Paul Auster sono credibili? «Sono stanco» ci risponde sibillino: «Ho voglia di rilassarmi con la mia famiglia e allontanarmi da tutte queste tensioni. Al momento non penso a Mr. Vertigo, un progetto che anni fa mi interessava molto. Mi incuriosisce però che negli ultimi giorni il mio nome sia rispuntato in relazione alla possibilità di farlo diventare un film. Tutti mi stanno chiedendo se lo farò. Chissà. Sono troppo vecchio per credere ancora al caso e quindi perché no? Potrebbe essere la mia ultima grande visione».