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 2018  luglio 16 Lunedì calendario

L’azzardo di Chiambretti du Rete4

Piero Chiambretti è uno dei nuovi volti della prossima stagione di Rete4, la più piccola delle generaliste Mediaset che ha rivoluzionato i suoi connotati. Era la tv di Fede, delle telenovelas e ultimamente dei populisti. Lei che c’entra?
«Nulla, e proprio questo mi interessa: sapersi trasformare a seconda delle circostanze. Su Rai1 devi fare il prete, su Rai3 indossare l’eskimo, su Rete4 incarnarti nella soap Tempesta d’amore. Ormai ho lavorato su tutte le prime sette reti generaliste, sono il telecomando di me stesso».
Scherzando ma non troppo ha detto che a Mediaset ha condotto più presentazioni dei palinsesti che programmi...
«Era davvero una battuta. Di fatto non ho mai saltato un anno, ma è stato l’effetto di prime serate ormai lunghissime combinato con la mia collocazione notturna: di fatto sono sparito dai radar. Per trovarmi ci vuole il navigatore».
È una promozione rimozione. Promosso in prima serata, rimosso da Canale 5...
«È una scommessa, complicata ma divertente. Ho già il marchio, Chiambretti su Rete4, diventa CR4. Per ora porterò l’impianto del mio ultimo lavoro, Matrix Chiambretti, un buon mix di costume e informazione».
Cosa risponde ai detrattori che dicono che ripropone se stesso?
«La tv che funziona è quella dei ripetenti, la tv di quelli che sanno trasformare il loro progetto in griffe».
Portare un programma di seconda serata in prima, è un’altra scommessa?
«Ormai il confine tra prima e seconda serata non è più cosi’ evidente, è stato superato, oggi è tutto liquido. Quindi è il momento giusto per farlo».
Per la prima volta da tanto tempo non ci sarà il suo cognome nel titolo del programma.
«Era una firma, non un atto di egocentrismo. Un modo per sottolineare uno stile riconosciuto. Ora ho scelto un titolo forte, quasi un manifesto, il programma si chiamerà La Repubblica delle donne, perché le donne hanno conquistato il mondo. Ormai sono tantissimi gli esempi di donne al centro del potere: nella politica, nell’intrattenimento, nella moda, nella tv».
Cose le piace di queste donne anni duemila?
«Sono interessanti antropologicamente, sono intelligenti ma tra di loro sviluppano una competitività massima; femmine fuori e guerriere dentro. Hanno una schiettezza e spregiudicatezza che negli uomini non c’è. Spero che da club il pubblico si trasformi in un salotto telematico».
È solo la terza volta in oltre 30 anni di carriera che va in prima serata.
«Gli ascolti sono importanti, soprattutto nella tv commerciale, ma il vero risultato è quando diventi una tendenza, un appuntamento, conta essere contemporaneo, allora lasci davvero il segno. La mia idea di tv è avere uno stile e linguaggio che ti rende unico».
Ha anche altre idee per Rete4?
«Ho presentato a Pier Silvio Berlusconi un altro progetto. Attenti a quei due, ma l’altro dei due non vi dico ancora chi è. Un programma senza ospiti, alternativo ai telegiornali delle 20».
Ma come? Lei che aveva per primo sdoganato le Markette... Nella tv dei presenzialisti a gettone, come si fa un programma senza ospiti?
«È questa la cosa interessante. Oggi la tv è legata agli ospiti: ci sono quelli eccellenti, quelli casuali, quelli di professione. La tv ormai è fatta solo di migliaia di domande e risposte, ma le domande sono solo una parentesi tra una marketta e un complimento. Bisogna provare andare oltre».
La tv è cambiata, ha dato a tutti 15 minuti di celebrità. La vera rivoluzione ora sarebbero 15 minuti di anonimato.
«Fino a qualche anno fa la tv generava un processo imitativo. La gente imitava la tv. Ora c’è stato un mutamento genetico, è la tv che imita la gente, inzeppando i programmi di persone senza talento. Una volta io non pensavo di poter trovare spazio in una tv fatta da Walter Chiari e Manfredi, da Villaggio a Paolo Poli, veri purosangue. Diventava complicato diventare come quelli che stavano in tv. Ora non c’è nessuna differenza tra chi guarda la tv e chi è in tv».