Libero, 15 luglio 2018
Vita stupefacente da api
Non appena il sole inizia a scaldare prati, piante ed alberi, ecco comparire, puntuali e più attivi che mai, questi esserini volanti dal corpo bicolore. L’alveare è un vero e proprio organismo vivente e ogni ape lo sa molto bene: i ruoli sociali sono rigidi e prestabiliti, le attività quotidiane da svolgere parecchie – forse troppe per una piccola ape da miele. L’Apis mellifica appartiene all’ordine degli insetti imenotteri, tipicamente terrestri e, tra gli invertebrati, quelli più mentalmente evoluti. Non a caso recenti ricerche da parte di biologi e neuroscienziati comportamentalisti stanno indagando la possibile esistenza di emozioni negli insetti, in particolare nei bombi e nelle api mellifere. Forse è un azzardo parlare di emozioni vere e proprie, certamente sono necessari ulteriori studi a riguardo; sembrerebbe tuttavia che api sottoposte ad uno stimolo stressante ed ansiogeno, che imita l’attacco di un predatore all’alveare, generi in loro una conseguente visione pessimistica della vita: vedrebbero cioè il bicchiere mezzo vuoto. Ve la immaginate una piccola ape sconsolata, triste, seduta su un succulento fiore e non riuscire ad apprezzarne la bontà? Personalmente la trovo una scena commovente. Le api sono insetti facilmente riconoscibili, penso che ognuno di noi abbia in mente la famosa ape Maia. La livrea, seppur poco appariscente, è caratterizzata da striature gialle e nere; l’addome è variabilmente peloso. Le ali membranose, presenti nel numero di due per lato, si muovono in modo indipendente, quasi a casaccio; se osserviamo un’ape volare non ce ne rendiamo conto, essa sembra leggera e coordinata. A differenza nostra, una libellula, raffinata nell’aspetto e nel movimento, la squadrerebbe certamente con aria snob.
ALTISSIMA FREQUENZA
Il volo delle api è stato considerato per anni totalmente anti-aerodinamico. Nel 2005 alcuni bioingegneri del Caltech (California Institute of Technology) lo hanno infine analizzato, riuscendo a svelarne il mistero. A quanto pare le api sono insetti dal volo non convenzionale: combinano infatti battiti di ali brevi, incostanti, con movimenti rotatori delle stesse e con una frequenza di colpi al secondo altissima rispetto alle dimensioni del corpo (230 battiti di ali al secondo, contro i 200 dei minuscoli moscerini della frutta). Solitamente più l’insetto è voluminoso e minore è tale frequenza, ma le nostre api vogliono distinguersi ad ogni costo. Così, quando devono generare maggiore potenza di volo, fanno roteare di più le ali mantenendo la frequenza costante, altrimenti i loro muscoli alari non riuscirebbero fisiologicamente a funzionare. La loro modalità di movimento nell’aria è talmente originale che si pensa di poterla applicare a minuscoli robot volanti. Altrettanto sofisticata è la società mellifera: si tratta di un’organizzazione matriarcale, perenne e molto numerosa. All’interno di un alveare il comando spetta all’ape regina, l’unica femmina fertile e il solo esemplare di dimensioni ragguardevoli. Essa viene pulita e nutrita – di sola pappa reale, come se noi pasteggiassimo unicamente a caviale – dalle api ancelle; me la immagino accomodata sul suo trono di cera con una piccola corona d’oro e fiori poggiata sul capo. Seguono i maschi, detti fuchi, il cui unico scopo è quello riproduttivo. Non sono forniti ne di pungiglione ne di organi di raccolta del polline. Insomma, per citare una canzone ultimamente molto nota: una vita in vacanza... Tanto piccole quanto fondamentali per la sopravvivenza dell’alveare, le api operaie – di sesso femminile, tanto per cambiare – svolgono le attività più pesanti e gravose. Sono talmente oberate di lavoro che durante la stagione del raccolto possono morirne a centinaia al giorno, un dramma se pensiamo che la loro vita media è di quaranta giorni circa. In ogni caso, non può esistere uno sciame di api senza un’adeguata dimora.
ALVEARE MICROCOSMO
L’alveare – o, nel caso dell’allevamento, l’arnia – è costituito internamente dai favi, ossia placche parallele di cera frammista a propoli, a loro volta formate da cellette esagonali. L’alveare è un microcosmo e come tale necessita di un’attenta costruzione, manutenzione e sistema di sicurezza. Le api operaie sono veri e propri architetti, secernono la cera da apposite ghiandole poste sotto l’addome e imbastiscono con i loro corpi l’impalcatura del futuro favo. A seconda della stagione, poi, si rende necessario termoregolare l’intera abitazione. Le api, dimostrando anche qualità da ingegneri, possono creare o interrompere correnti d’aria per raffrescare o riscaldare l’alveare. Loro stesse, sbattendo le ali, sono in grado di ventilare l’ambiente, togliendo inoltre l’eccessiva umidità dal miele. Questi insetti lavoratori sono altresì maniaci del pulito: non vedrete mai un’ape posarsi su un cadavere o sulle feci degli animali. Le cellette devono essere sempre in ordine, linde e profumate, poiché devono accogliere le uova deposte dalla regina madre, oltre che polline e miele. La protezione di tale superorganismo viene infine garantita da api guardiane che ne sorvegliano l’ingresso, pronte ad aggredire eventuali intrusi sacrificando, se occorre, la propria vita. L’incarico più pesante rimane tuttavia la raccolta del polline, della propoli e di altre sostanze nutritive: dal ventesimo giorno di vita, le api diventano le cosiddette “bottinatrici”. Esse possono trasportare carichi cento volte superiori al proprio peso corporeo, percorrendo anche distanze di chilometri per tornare a casa, ma concedendosi qualche “pit stop” durante il viaggio. In un sistema così complesso è evidente che la comunicazione deve essere precisa e impeccabile. Le api si parlano tramite sostanze chimiche chiamate feromoni e vibrazioni corporee che si propagano attraverso i favi di cera. Ma di gran lunga più affascinante è il fatto che esse riescano a far capire alle colleghe operaie come raggiungere una fonte di cibo. Si tratta di un codice di comunicazione molto complesso e dettagliato: la “danza delle api”. Gli esemplari che tornano al nido si esibiscono in figure particolari, variandone l’intensità di esecuzione e la linea di ballo. Creano cioè una mappa che le altre api possono interpretare e seguire fino al punto di arrivo, con un margine di errore di pochi metri.
AURA DIVINA
Non mi sorprende affatto che questi esserini siano circondati da un’aura divina sin dai tempi dell’antico Egitto. Secondo dei papiri egizi, le lacrime del dio Ra si sarebbero trasformate in api e sembra che proprio questo popolo le abbia allevate per primo. Il miele veniva persino utilizzato nei rituali di morte. Nella religione cristiana api ed apicoltori vedono in sant’Ambrogio di Milano un patrono, raffigurato infatti con un alveare vicino. Purtroppo si è assistito negli ultimi anni ad una moria di alveari dovuta alla cosiddetta “colony collapse disorder” (disordine del collasso della colonia) da ricondurre a più fattori quali l’agricoltura intensiva, l’uso smisurato di pesticidi, i nemici naturali delle api come l’acaro Varroa, nonché i trattamenti con sostanze non autorizzate. Se consideriamo che oltre il 75% delle colture dipende dalla loro attività di impollinatrici, si intuisce l’estrema necessità di salvaguardare questi insetti, dimenticando l’approccio antropocentrico che troppo a lungo ha caratterizzato ogni tipo di allevamento ed interazione uomo-animale. Insomma, non siamo noi a dover insegnare alle api come fare le api. riproduzione riservata
SPECIE EUROPEA
L’Ape europea (classificata come Apis mellifera da Linneo nel 1758) è la specie del genere Apis più diffusa nel mondo. L’ape domestica costituisce la società animale più studiata ed ammirata. È una società matriarcale, monoginica e pluriannuale, formata da numerosi individui appartenenti a tre caste, tutte alate. Di norma in un alveare vivono una regina, unica femmina fertile, 40.000–100.000 operaie, femmine sterili destinate al mantenimento ed alla difesa della colonia, e, tra aprile e luglio (in Europa), da 500 a 2000 maschi (detti anche fuchi o pecchioni), questi ultimi destinati esclusivamente alla riproduzione. La specie è polimorfica perché le tre caste hanno conformazioni morfologiche diverse tra loro.