La Stampa, 15 luglio 2018
Intervista a Manolo Blahnik. «Amo i tacchi alti. Detesto la moda, faccio il contrario».
Manolo Blahnik ha aperto il suo primo negozio a Londra, in Old Church Street, oltre 40 anni fa. Il famoso creatore di scarpe di recente ha ampliato l’attività inaugurando una boutique a Burlington Arcade. Con due ingressi separati per le calzature maschili e femminili.
Davvero ha iniziato a pensare alle scarpe da bambino, giocando con le lucertole alle Canarie?
«Sì, facevo scarpe per le lucertole usando gli involucri del cioccolato Cadbury. Ma solo anni dopo, quando ho incontrato Diana Vreeland di Vogue sono tornato a dedicarmi seriamente alle scarpe».
Lo spagnolo è ancora la sua lingua?
«Sono un po’ arrugginito. Ma con mia nipote Cristina che gestisce l’azienda parlo in inglese».
Da quanto tempo è in affari?
«Ho iniziato nel 1971 a New York perché Diana Vreeland mi mandò da Henri Bendel dopo aver visto i miei disegni. Io volevo fare lo scenografo teatrale, ma la signora Vreeland decise che dovevo occuparmi di scarpe. Ho iniziato a Londra con duemila sterline».
Ed è stato un successo?
«Sì. Fui invitato dallo stilista Ossie Clark a realizzare le scarpe per la sua sfilata. Avevano tacchi altissimi».
Qual è il segreto del suo successo?
«Ho provato, provato, provato...».
C’è una sua scarpa che è diventata un’icona?
«È il modello Hangisi. Un classico».
Le piace usare i colori?
«Sì, amo mescolarli. Ma il mio favorito è l’azzurro. E amo i i tacchi alti e sottili. Vendo molto in America, poi a Hong Kong e infine in Europa. Produco 600 paia di scarpe a stagione, e faccio quattro sfilate».
Quanti negozi ha?
«309 punti vendita e 16 negozi».
Il suo successo dura immutato da molto tempo?
«Tra due anni festeggerò il cinquantesimo anniversario. Non seguo affatto la moda, la detesto. Faccio il contrario. È un miracolo che io sia ancora in affari».
Dove lavora?
«A casa. Accanto al mio letto ho colori e matite. Disegno con una matita Staedtler 3D».
Lavora con qualcuno?
«Sì, con la stilista inglese Grace Wales Bonner. Amo lavorare con i giovani perché sono pieni d’energia.»
Chi erano i suoi stilisti preferiti?
«Yves St Laurent. Poi Azzedine Alaia, e Christian Lacroix».
Sta aprendo il suo primo negozio maschile alla Burlington Arcade di Londra. Che tipo di scarpe venderà?
«Ci sono modelli di rafia che solo in Marocco sanno fare. E poi scarpe classiche e sandali. Non mescolo maschile e femminile. Gli uomini hanno bisogno di un negozio per sé».
Ha un amore particolare per Londra?
«Sì, ma mi preoccupo di quello che sta succedendo con Brexit... Adoro la mia casa a Bath. Non voglio lasciare l’Inghilterra».
Chi sono gli altri calzolai che ammira?
«Pietro Yantourny, un calzolaio italiano. Poi André Perugia e Salvatore Ferragamo. Gli italiani sono i migliori. Ci sono anche giovani in gamba come Nicolò Beretta al Giannico. Quindi il francese Pierre Hardy che lavora per Hermès».
Quanto costa un paio di sue scarpe?
«Sulle 500 sterline, a meno che non siano di coccodrillo o lucertola. Le persone sono giudicate dalle scarpe. Io ne ho fatte per David Hockney, Brian Ferry, Peter Schlesinger, Christopher Gibbs...».
Com’è per lei una donna elegante?
«Non ha nulla a che fare con i vestiti. Tutto riguarda il modo in cui muove il corpo, il collo, le mani».
Si occupa di design ultimamente?
«Sì, e anche delle copertine di alcuni libri. La Penguin mi ha chiesto di occuparmi di Balzac e Flaubert. Ho disegnato la copertina di Madame Bovary. Così la mia collezione è stata tutta ispirata a lei».
È vero che ama molto il cinema?
«Mi piacciono, soprattutto i film di Hollywood e le pellicole italiane degli Anni 60. Come L’Avventura di Antonioni. E poi Io sono l’amore di Luca Guadagnino, girato a Villa Necchi a Milano; la protagonista è la bella Tilda Swinton, ma c’è pure una fantastica Marisa Berenson che secondo me è una delle migliori attrici europee».
La sua vita è molto cambiata?
«Conservo intatta la mia energia e ho sempre i miei sette cani.»
E il lavoro e il giro d’affari sono cambiati negli anni?
«Certo, adesso ci sono le Nike e le Adidas...».
Ha dei concorrenti?
«Forse ne avrò nel settore maschile».
Dove va in vacanza?
«Non amo le vacanze. Da giovane andavo con gli amici a St.Tropez, ma ora non ne ho più voglia. Se ho tempo vado alle Canarie, ma accade di rado. Mi piace molto Madrid dove ho un piccolo negozio».
Continua ad amare il suo lavoro?
«Io amo le scarpe...».