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 2018  luglio 15 Domenica calendario

«Facciamolo per l’Italia». Il baby boom dello spot Chicco è palloso

Gli spot non riescono più a lasciare il segno. Niente più tormentoni anni 80 alla “Nuovo? No, lavato con Perlana!” o “La mia non è proprio fame, è più voglia di qualcosa di buono”, nessun capolavoro come quello Telecom con Gandhi, nessuno sconosciuto alla Meghan Gale o alla Raz Degan che  diventa sex symbol grazie a un bagnoschiuma, a un cellulare, a un silicone sigillante.  Nell’ultimo anno, però, ci sono state ben due eccezioni. Sto parlando di Buondì Motta e del meteorite che con sommo godimento di tutti polverizza la ragazzina saccente mentre consiglia colazioni sane e leggere, e del nuovo spot Chicco  in cui si invitano gli italiani a moltiplicarsi come transfughi del Pd.
Per chi non lo avesse visto, lo spot è così strutturato: si parte dalla tragedia dell’esclusione dell’Italia dai Mondiali per dire che dopo i Mondiali, nel nostro Paese, c’è sempre stato il famoso baby boom. Chicco, quindi, utilizzando lo slogan “Facciamolo per l’Italia!”, incita gli italiani a trombare a più non posso per realizzare comunque il famoso picco dei concepimenti pure se i gol sono di Harry Kane e non di Ciro Immobile, perché “In questo Mondiale i gol per l’Italia li segniamo noi”.
Insomma, uno spot a sostegno della fertilità per vendere più ciucci e passeggini cavalcando l’inevitabile polemica. Dunque. I problemi di questo spot sono molteplici. Il primo è che il baby boom è una leggenda metropolitana. È stato smentito da numerosi studi, ma potrebbe anche essere smentito da qualsiasi moglie del paese, visto che dopo le dieci di sera il marito medio trova già sfiancante una sfida Civati-Cuperlo a Piazza Pulita, figuriamoci una sfida Italia-Brasile. E se il marito riesce a rimanere sveglio, si ringalluzzisce con Pardo, non certo con la nostra mutanda fiorata.
Se ci fossero i Mondiali 365 giorni l’anno, altro che baby boom, le donne avrebbero imparato a riprodursi in autonomia come le stelle marine.
Per dire, il mio fidanzato, da quando è stato anche solo annunciato l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus, è sessualmente attivo quanto un predicatore quacchero.
In secondo luogo, non so come dirlo ai creativi della Chicco, ma le immagini che dovrebbero fungere da invito a figliare utilizzate nello spot sono leggermente fuori fuoco. Si vedono infatti coppie rotolarsi su scrivanie in ufficio, sulle scale, sul tavolo da biliardo, sulla cassa del parcheggio, per strada sotto la pioggia, dentro la macchinetta delle fototessere e perfino dal barbiere mentre lui si sta facendo la barba, che tra l’altro non si capisce che fine abbia fatto il barbiere, se se ne stia seduto sulla sedia girevole da guardone o se i due l’abbiano stordito e infilato sotto il casco a 56 gradi di temperatura per trombare in santa pace.
Ora, se l’intenzione era quella di promuovere la famiglia, forse qualcuno dovrebbe chiarire ai creativi della Chicco che per il marito e la moglie medi, l’apice della trasgressione è trombare a letto con la tv accesa su Tempation Island, per cui quella roba lì non è promuovere la famiglia numerosa, ma cornazzi e tresche fuori dal matrimonio. E se dopo il momento scrivania con la segretaria ci dovesse pure scappare un figlio, l’investimento primario della (ex) famiglia sarebbe in avvocati, non in passeggini Chicco. Insomma, lo spot sembra sì un invito a fare figli, ma fuori dal matrimonio, per cui mancano solo l’occhiolino finale di Vittorio Sgarbi e un Maradona 94enne che spinge un passeggino.
Naturalmente il popolo della famiglia italica tradizionale, fertile e copulante, ha trovato questo spot non paraculo, retorico e polveroso, ma assolutamente entusiasmante. Quasi quanto quello della ex ministra Lorenzin sul #fertilityday, quello che ci ricordava con una clessidra che le nostre ovaie scadono come l’assicurazione dell’auto e che bisogna fare figli senza paure, senza farsi troppe domande. Del resto, ci sono domande quali: “Qual è il momento giusto per fare un figlio?” o “Perché la Madia capo comunicazione del Pd?” che non troveranno mai risposta, lo sappiamo. Vanno ignorate con assoluta incoscienza. Tra le più entusiaste per lo spot, Giorgia Meloni, i cui tweet ormai sono diventati la prova scientifica della teoria delle Stringhe: esiste senz’altro un universo parallelo in cui lei capisce qualcosa, perché in questo non azzecca un cazzo di niente, neppure per sbaglio. Dopo aver infatti inanellato una serie di tweet memorabili in neanche tre giorni, da “Vogliono impedire alle forze dell’ordine di fare il loro lavoro abolendo il reato di tortura” a “L’ubriacone sorretto da due persone per evitare che stramazzi al suolo, è il presidente della Commissione europea Juncker” (Juncker ha avuto un incidente d’auto, non cammina bene), ha twittato quanto le piaccia questo spot pro-natalità e quanto lei stia con Chicco e contro il boicottaggio verso l’azienda (che nessuno metterà mai in pratica, come sempre). Lei. Che a 41 anni suonati con un lauto stipendio e una posizione invidiabile, ha un figlio in tutto, roba che i famigerati Fratelli d’Italia, fosse per la Meloni, non esisterebbero neppure, visto che sarebbero tutti figli unici.
Si è infine aggiunta la polemica di chi i figli non li riesce ad avere, di chi è gay e in Italia non può adottare, di chi ha fatto notare che nello spot c’è un unico bambino di colore, di chi dice che i prodotti Chicco costano troppo e le famiglie meno agiate non possono permetterseli, di chi era in astinenza da sdegno e ha trovato il pretesto del giorno per indignarsi.
Certo, la pubblicità è riuscita nell’intento di far parlare di sé, per cui chiunque capisca di comunicazione, sa che l’azienda ha già vinto. Peccato che sia uno spot vecchio, con un messaggio enfatico da finestra vista Campidoglio e un invito a fare milioni di bambini per riprenderci una qualche supremazia calcistica e non, come se grandezza ed evoluzione di un Paese si misurassero a suon di vagiti. Come se il calo delle nascite non fosse la conseguenza, spesso amara, di incertezze e mutamenti della società. Insomma, se lo slogan di Chicco ci chiede di fare figli a suon di “facciamolo per l’Italia”, io propongo un patto: noi italiani ci riprodurremo su auto e scrivanie con maggiore generosità. Voi creativi però, sulle scrivanie, promettete di scrivere spot più moderni. Fatelo per l’Italia pure voi, che Oliviero Toscani è bollito e l’advertising nostrano non si sente tanto bene. Grazie.
P.s. In Europa il Paese in cui si fanno più figli è la Francia. Loro, del baby boom, non hanno bisogno. Speriamo che stasera, in Croazia, ci sia molto da festeggiare.