ItaliaOggi, 13 luglio 2018
Diritto & Rovescio
Un direttore di giornale che viene licenziato su due piedi non vive un grande momento. Ad ogni modo non è sereno. Le sue reazioni possono, in genere, essere due: o incassa in silenzio, oppure reagisce esplicitamente e non certo con le buone maniere. Nei giorni scorsi invece ho letto il commiato di un direttore dai suoi lettori che è un esempio di understatement con sprazzi di ironia. Il saluto comincia così: «Cari lettori con affetto incancellabile debbo a ciascuno di voi un saluto fraterno. Non sono più il direttore del per volontà dell’editore che lo ha deciso autonomamente, almeno spero». La nota prosegue: «Ovviamente non ne sono felice, anche se va dato atto all’editore di essersi impegnato a mandare avanti il giornale. Ringrazio di cuore i colleghi che hanno resistito fino all’ultimo anche senza compensi regolari e sono certo che nessuno adirà alle vie legali, se non costretto». Il direttore non è un oxfordiano a sangue freddo ma Francesco Storace. La testata è Il Giornale d’Italia. E l’editore è Marco Matteoni. Nell’epoca del vaffa, è una lezione per tutti.