la Repubblica, 13 luglio 2018
Moto2, la legge di Milena, una donna per capo: “Sì alle ombrelline”
Milena ha gli occhi azzurri, è giovane e molto bella. Ma se volete farla felice con un complimento, allora ditele che ha le palle. «Perché ci vogliono, se vuoi gestire 15 uomini». Milena Körner è la prima donna a capo di una squadra del motomondiale, il team Forward Racing di Moto2: piloti, tecnici e meccanici, le obbediscono tutti. I gradi se li è guadagnati in 20 anni di paddock e passione. Ha cominciato proprio qui, su questa pista a due passi da casa, che ne aveva solo 13. Una testarda bambina tedesca. «Ci ho messo un paio d’ore di suppliche per convincere un addetto alla sicurezza a farmi entrare. Venivo da un paesino, Langenbernsdorf, con mia nonna Herta. Lei guidava un sidecar e aveva conseguito la patente mezzo secolo prima, perché – dopo la guerra – nella Germania dell’Est le donne dovevano essere autonome e darsi da fare come gli uomini». Ecco da chi ha preso. Milena si è subito innamorata di questo mondo veloce e folle: ogni scusa era buona per tornare nel circo, ma dalla parte dei protagonisti. È stata ragazza immagine, cameriera e cuoca nelle hospitality, ombrellina, poi addetto stampa e infine team manager. «Ma nel frattempo ho continuato negli studi. C’era un patto, con la preside del liceo: voti alti in cambio del permesso di lasciare la scuola tutti i giovedì, e della promessa che avrei continuato a fare sport (ginnastica artistica, atletica). Poi l’università, lavorando come tassista nell’azienda dei miei genitori. Due lauree: economia e commercio, comunicazione interculturale». Parla 5 lingue, serve altro? «Quando sei una donna, sì. Qui continuano a pensare che le ragazze devono essere belle però silenziose, perché di motori non capiscono nulla. Anche se ci sono diverse telemetriste, e addette alla comunicazione o responsabili dell’organizzazione. Tutte davvero in gamba. Ma i pregiudizi maschili sono difficili da sradicare. Se ti vedono in un ruolo importante, sparlano: chissà cosa avrà fatto quella, per arrivare lì». E quindi? «Indosso una maschera da pitbull. Poche parole, soprattutto pochi errori: non smetti mai di studiare, di conoscere i minimi dettagli. Perché devi decidere rapidamente. E sei condannata a dare il doppio di un uomo, per essere credibile». Nella Formula Uno hanno bandito le ombrelline. Nella MotoGP, invece. «Io sono per tenerle. Anche se oggi non tornerei a fare la grid-girl: nella testa sbagliata degli uomini, aiuta lo stereotipo della ragazza “facile”. Ma quando un pilota non vince, le ombrelline sono il modo più efficace che ha una squadra per farsi pubblicità. E non parlatemi di “ombrellini”, come ho visto ad Aragon: la bellezza di un corpo femminile è un’altra cosa». Che discorsi da maschio. «Da team manager dico che tra un uomo e una donna, a parità di rendimento scelgo il primo: mi costa di meno. Perché qui siamo ancora un’eccezione, per ognuna di noi bisogna fare delle divise apposta e pagare una camera d’albergo singola». Però Milena è un bell’esempio. «Quando hai davvero passione, non esiste niente che possa fermarti. Il paddock diventa la tua famiglia. Ma è una vita dura, 220 giorni all’anno lontano da casa». Lei vive a Milano. «Con un fidanzato che non sa nulla di motori. L’altra volta mi ha detto: “Lo so perché mi dici di essere paziente, quando ti chiedo quando avremo un bambino. Perché tu hai già 15 bambini: la tua squadra”. In fondo, credo abbia un po’ ragione».