La Stampa, 12 luglio 2018
Congo, i ladri di bambini ricattano le famiglie povere
«Mamma paga il riscatto altrimenti mi ammazzano». La chiamata disperata è di Josefat, un bambino di 8 anni congolese, alla madre Bridgette, mentre i rapitori si accaniscono sul suo corpo tagliandogli le orecchie nascosti in qualche anfratto vicino a Goma, capitale del Nord Kivu in DRCongo. La richiesta per riavere vivo suo figlio è di 6mila dollari: una cifra enorme per una madre disoccupata, senza marito e con altri 4 figli da sfamare.
La solidarietà di familiari, amici e dei vicini di casa permette a Bridgette di racimolare 1000 dollari, inviati nel giro di poche ore ai rapitori grazie al trasferimento via cellulare. Ore di attesa e panico, prima di poter riabbracciare Josefat, rilasciato agonizzante, con diverse coltellate sul petto e con le orecchie recise, ma vivo. Non si tratta di una storia isolata. Dall’inizio dell’anno già 97 bambini sono stati rapiti nella regione del Kivu in Congo, secondo Kivu Security Tracker, un progetto di analisi dei dati realizzato da Human Rights Watch e Congo Research Group. Numeri in crescita dovuti allo stallo politico nella regione, alla violenza in aumento e alla disoccupazione che, secondo l’avvocato congolese Jean-Paul Lumbulumbu, sta portando la popolazione a gesti estremi. Josefat fa parte dei fortunati che, seppur malconci, sono tornati a casa. Tra i 97 minori rapiti, infatti, 21 sono stati uccisi, come ha riportato la giornalista canadese Sam Mednick in un’inchiesta pubblicata sul «Guardian».
La testimonianza
«Ho pagato il riscatto di mille dollari come mi avevano chiesto, ma non è bastato, ho trovato il corpo di mio figlio decapitato vicino a casa mia». È la drammatica testimonianza di Chantal, una donna congolese di 46 anni, che racconta i momenti drammatici del rapimento di suo figlio Charles di 8 anni. «Un giorno si è presentato un uomo e mi ha detto che se avessi voluto rivedere mio figlio avrei dovuto inviare 1000 dollari a questo numero di telefono – racconta Chantal – grazie alla mia famiglia sono riuscita a trovare i soldi, ma era già troppo tardi». I rapimenti nella regione sono sempre stati abbastanza frequenti, ma raramente vedevano coinvolti i bambini. Secondo Jean Claude Buuma Mishiki, ricercatore del “National Youth Reflection Circle”, bande armate e delinquenti comuni sono passati al sequestro dei minori perché hanno un maggior impatto sulle comunità, riuscendo così a guadagnare di più sui riscatti. Il sindaco di Goma, Timothee Muyisa, ha annunciato un’inchiesta per capire chi si nasconde dietro ai rapimenti, dato che, fino ad oggi, nessuno dei tanti gruppi armati presenti nella regione ha mai rivendicato i sequestri. Il primo cittadino ha chiesto alle compagnie di telecomunicazione di aiutare nelle indagini, magari sfruttando i servizi di geolocalizzazione. Ma alcuni residenti hanno accusato le autorità e le forze dell’ordine di essere complici dei rapimenti.
La povertà dilagante
Negli ultimi due anni in DRCongo la tensione è alle stelle a causa della decisione del Capo di Stato, Joseph Kabila, di rimanere alla guida del Paese, nonostante il suo secondo mandato sia scaduto nel 2016. In dicembre si dovrebbero svolgere le presidenziali, anche se i dubbi rimangono. Una situazione che ha aumentato le violenze politiche ed etniche soprattutto nella regione nord-orientale del Paese, costringendo anche numerose organizzazioni umanitarie a lasciare il Congo. La disperazione sarebbe tale che, secondo Mutete Mwenyemauli, amministratore del distretto di Himbi alcune persone starebbero iniziando a simulare rapimenti per ottenere il riscatto dagli stessi familiari.