Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2018
Elliott, da fondo attivista a padrone «costretto» a gestire e stabilizzare il Milan
Elliott si prende il Milan e studia un piano di uscita nel medio termine. Sono passati 15 mesi dall’aprile dello scorso anno quando il fondo americano di Paul Singer, grazie a un prestito da 303 milioni di euro, permise al cinese Yonghong Li di acquistare il club rossonero da Fininvest e di pianificare la economicamente sontuosa campagna acquisti della scorsa stagione. A posteriori quella mossa, che già a quel tempo era apparsa assai rischiosa, si è rivelata un vero boomerang per l’uomo d’affari cinese che verrà ricordato per essere stato non soltanto il peggior presidente della storia rossonera (con la squalifica di un anno nelle coppe da parte dell’Uefa), ma anche come colui che ha perso più soldi (circa 500 milioni) nel minor tempo possibile (15 mesi) nella storia del calcio. Eppure il cinese Yonghong Li ha avuto diverse occasioni per evitare un finale disastroso di questo tipo. Avrebbe potuto raggiungere un accordo con lo statunitense Rocco Commisso, accettare una minoranza e limitare le perdite ben prima del venerdì della scorsa settimana quando il suo veicolo lussemburghese, Rossoneri Lux, è finito in default con Elliott per soli 32 milioni, rispetto ai 500 milioni già versati. Avrebbe potuto valutare anche l’offerta della famiglia Ricketts. Invece Yonghong Li ha continuato nella sua folle corsa che lo ha portato direttamente verso la rovina economica senza batter ciglio. Come definire altrimenti la perdita non soltanto del Milan, ma anche di un investimento di oltre 500 milioni di euro? Per lui che, assieme alla moglie, può contare su un patrimonio personale più o meno della stessa cifra. Il futuro, forse, svelerà chi è veramente Yonghong Li e perché si sia avventurato in questa strada senza uscita. Per ora le ultime indiscrezioni lo darebbero impegnato a trovare fuori tempo massimo una soluzione da presentare ad Elliott per limitare i danni. Forse arrivando anche a un contenzioso legale. Ma il gruppo americano, che nell’operazione ha agito tramite uno dei suoi fondi di debito, probabilmente non gli lascerà nulla. Nel comunicato diffuso nella notte tra martedì e mercoledì da New York non è nemmeno stata fatta menzione di quello che fino a due giorni prima era l’azionista di controllo del club: Mr Li è scomparso nello stesso modo con il quale era apparso, improvvisamente e misteriosamente, 15 mesi prima nell’accordo firmato con Fininvest. Ora, nelle pieghe del contratto di finanziamento firmato con Elliott, resta da capire se esista o meno una clausola a sua parziale difesa, che gli possa consentire di usufruire dell’extra profitto, eccedente il rimborso di Elliott e dei creditori, in caso di futura vendita del club. Tuttavia parrebbe che questa clausola non esista e che quindi l’uomo d’affari cinese difficilmente riuscirà ad ottenere qualcosa se non forse avviando una causa legale. In ogni caso la domanda sorge spontanea: perché Mr Li ha accettato 15 mesi fa un contratto così penalizzante? Ora la palla dunque è solo nel campo di Elliott (affiancato dalla società londinese Blue Skye) che sta pianificando le prossime mosse. A cominciare dal ricambio dei consiglieri cinesi, tra cui lo stesso Li, il suo braccio destro Li Han, Renshuo Xu e Bo Lu, nel board (dove spicca invece Paolo Scaroni proprio in rappresentanza del fondo Usa) e dal possibile cambio anche del management: con l’addio di Marco Fassone e di Massimiliano Mirabelli. I nomi che circolano come sostituti sono diversi. Si va da Umberto Gandini, con un lungo passato proprio al Milan, fino a Franco Baldini, ex ds della Roma. Ma il fondo Usa potrebbe stupire con soluzioni inedite ad esempio chiamando manager internazionali. Il fondo americano ha già messo in preventivo un’iniezione da 50 milioni di nuove risorse. La manovra complessiva potrebbe essere di 150 milioni. La tabella di marcia è già sul tavolo. Domani si riunirà infatti il consiglio di amministrazione rossonero che a sua volta convocherà l’assemblea degli azionisti del club, chiamata a ratificare la nuova composizione del cda. Intanto Elliott ha modificato il board di Rossoneri Sport Investment Luxembourg, la holding con cui Li Yonghong controllava il Milan, inserendo gli stessi amministratori nominati nella Rossoneri Champion Investment Luxemburg, altra società lussemburghese in testa alla catena di controllo costruita poco più di un anno fa da Mr Li. L’obiettivo del fondo Usa sarà quello di stabilizzare la situazione al Milan, colpito dagli ultimi accadimenti tra cui la squalifica Uefa, ma anche di valorizzarne il brand in vista di una futura vendita con un orizzonte temporale di circa un anno. Tranne che in questi mesi non arrivi un’offerta irrinunciabile. Si tratta di un investimento un po’ atipico per la storia di Elliott come fondo attivista, che in Italia si è impegnato nelle battaglie assembleari di Ansaldo Sts e Telecom Italia: quanto meno per il settore, quello del calcio, che di solito è a forte assorbimento di capitali. Ora Elliott dovrà mostrare la sua abilità da fondo attivista anche sul Milan: dopo aver preso il controllo da Mr Li, ora dovrà dimostrare di saper gestire e soprattutto rivendere il Milan a un prezzo elevato. In base a quanto appreso dal Sole 24 Ore, non sarebbe intenzione di Elliott quella di vendere subito il club, ma piuttosto di creare stabilità, una buona solidità patrimoniale con un modello sostenibile che rispetti il financial fair play dell’Uefa.