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 2018  luglio 12 Giovedì calendario

La base di Fratelli d’Italia si ribella alla parentopoli

È un ribollire di ardimentose proteste per siti e blog d’area, con un possibile e forse probabile epilogo per molti: accasarsi nella confortevole nuova super Lega nazionalista. Dopo Forza Italia, l’altra vittima dell’ascesa di Matteo Salvini rischia di essere Fratelli d’Italia. Domani in programma a Roma c’è l’assemblea nazionale del partito, composta da 450 persone. Solo che la convocazione è arrivata martedì notte (via Whatsapp) e ieri mattina (via mail). Scatenando le proteste: «Come si fa a convocare il nostro parlamentino in orario d’ufficio con un preavviso di due giorni? C’è anche gente che lavora eh...», protesta una vecchia conoscenza della destra post- fascista come Roberto Jonghi Lavarini. Facile quindi che alla fine si presentino all’appuntamento solo la metà dei componenti. Il punto è che dentro Fdi un bel pezzo della vecchia guardia di estrazione missina vive con sempre maggiore insofferenza quella che viene considerata una gestione verticistica del partito. «Il fatto che a Roma la metà dei consiglieri comunali di Fdi e un consigliere municipale su tre abbiano fatto le valigie è un allarme che dovrebbe preoccupare i vertici sul malessere della base», questo nel mentre oggi «Salvini infiamma i cuori della destra italiana come riusciva a fare 20 anni fa Gianfranco Fini all’apice del suo successo», scrive Giorgio La Porta sul portale centro- destra. it. Nel Lazio se ne sono andati l’ex responsabile nazionale del dipartimento Vita e Famiglia Federico Iadicicco, il consigliere regionale Fabrizio Santori e l’ex consigliere comunale Fabio Sabbatani Schiuma; in Lombardia l’ex assessora regionale Viviana Beccalossi e presto ( forse) Jonghi Lavarini con la sua “Fare Fronte”; ci sarebbero altri pronti ad abbandonare in Veneto ( come “Destra Veneta” di Raffaele Zanon), Puglia e Calabria. «Fdi è in mano a gruppi di potere familiari e d’affari», si legge online nei forum ribelli. Il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, è il cognato di Giorgia Meloni ( ha sposato la di lei sorella). La famiglia La Russa – Ignazio e Romano – si è rafforzata con l’ingresso in Parlamento del genero di Romano, Marco Osnato. Il capogruppo al Senato Sergio Berlato è legatissimo alla deputata Maria Cristina Carretta, entrambi rinviati a giudizio per una storia di tesseramenti gonfiati ai tempi del Pdl in Veneto. Una new entry del partito come Mario Mantovani, potente ex vicepresidente della giunta lombarda, super berlusconiano anche lui finito in mezzo a pesanti grane giudiziarie, alle scorse politiche riuscì a mettere in lista la figlia Lucrezia. E adesso? «È vero che destra e sinistra sono categorie superate – ragiona Jonghi Lavarini – ora la divisione è tra sovranisti e mondialisti. Ma va bene così, il primo fascismo era trasversale e anti-establishment. Come lo è questo governo...».