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 2018  luglio 12 Giovedì calendario

Berlusconi non paga più per Forza Italia

Ettore livini, MILANO Il “Bancomat” Silvio Berlusconi ha chiuso i cordoni della borsa e Forza Italia – assediata dai creditori e con i conti correnti pignorati in banca – continua a danzare sull’orlo del crac. L’ultimo intervento dell’ex Cavaliere a favore della sua creatura politica – al netto dell’obolo annuale di 100mila euro versato da Fininvest anche nel 2017 – risale a due anni fa, quando Arcore ha fornito le garanzie per una linea di credito di 3 milioni concessa da una banca al partito. Poi il rubinetto si è chiuso e i risultati si vedono: la liquidità del partito – “circa 2,5 milioni”, ammette la relazione dell’ultimo bilancio – è stata fatta sequestrare dai fornitori che aspettano da tempo di essere pagati. I soldi del 2 per mille del 2017 sono stati congelati prima di arrivare a destinazione. “L’inadeguatezza delle strutture – scrive il commissario amministratore Alfredo Messina ( i dipendenti sono scesi da 71 a 3, di cui uno in aspettativa) – non consente di gestire le attività amministrative” anche perché i debiti viaggiano a quota 100 milioni, di cui 91 nei confronti di Berlusconi. Forza Italia è riuscita a gestire l’ordinaria amministrazione grazie al prestito bancario del 2016, sfuggito all’ondata di pignoramenti. Ma la situazione resta difficile e il partito– per limitare i danni – ha rottamato “diverse cartelle di pagamento di esercizi precedenti” presentando all’Agenzia delle entrate “la dichiarazione di adesione alla definizione agevolata”. Il dissesto finanziario ha costretto Messina ad avviare una pesante ristrutturazione che ha iniziato a dare qualche piccolo risultato. Il taglio al personale è stato solo il primo passo. Il 2017, per dire, è stato l’anno della caccia ai “furbetti dei rimborsi”, ovvero i parlamentari di Forza Italia che non versavano al partito i contributi previsti. Il pressing ha dato “risultati consistenti”: molti morosi hanno messo le mani al portafoglio e i versamenti degli onorevoli sono saliti da 389mila a 684mila euro, anche se “molte posizioni non risultano ancora saldate”. Questa piccola boccata d’ossigeno sommata alle entrate straordinarie garantite dagli accordi (a sconto) con alcuni creditori ha consentito di chiudere l’esercizio 2017 con 1,3 milioni di attivo, una goccia comunque nel mare dei debiti del partito. Il raggiungimento di questo minimo equilibrio tra entrate e uscite ha convinto Messina a non alzare bandiera bianca: a inizio anno sono state riassunte 8 persone per garantire un minimo di struttura a Forza Italia. Nella speranza che il ritorno allo status di “candidabile” convinca Berlusconi a riaprire i cordoni della Borsa.