Libero, 11 luglio 2018
I tour nei luoghi della suora uccisa dalle sataniste
Un’antichissima pieve, le cui origini risalgono al quinto secolo, poi diventata un grande complesso religioso, il centro storico di una piccola città al centro di una valle verdissima, strade di campagna, una cascata d’acque: tesori che in Italia si moltiplicano a centinaia, a migliaia, più o meno noti e frequentati. Ma questi elementi di paesaggio, così familiari per noi italiani, possono trasformarsi e diventare, da luogo di un turismo da weekend o da estimatori di valli nascoste, a percorso unico, esperienza profonda. Succede in Val Chiavenna, dove ora è possibile cominciare un viaggio sulle orme di una donna minuta, umile, povera, ma di immenso coraggio e capacità di amore, un viaggio sui passi di suor Maria Laura Mainetti. Il progetto, o meglio, la proposta di questo viaggio alternativo, a metà tra il pellegrinaggio e la scoperta, è nato dalla collaborazione fra la comunità pastorale di Chiavenna e il locale Consorzio per la promozione turistica. È stata rivolta, inizialmente, agli oratori estivi e ai gruppi parrocchiali, ma adesso si pensa di replicare in altre stagioni ed è una proposta realmente per tutti. Si arriva a Chiavenna seguendo quella figura fragile, sobria, che correva sempre, dalla casa, in cui viveva, con le altre surore, dalla scuola materna “Immacolata”, alla casa di riposo e all’ospedale, da San Lorenzo e la sua bellissima Collegiata, alle vie del centro, alla campagna e verso i boschi, dove le piaceva camminare e portare i ragazzi in gita. E dove, 18 anni fa, il 6 giugno del 2000, ha concluso la sua vita.
EDUCATRICE Il suo nome, all’anagrafe, era Teresina Elsa Mainetti, nata a Colico, in provincia di Lecco, nel 1939, ultima di dieci figli e rimasta orfana di madre subito dopo la sua nascita. Dopo essere entrata nella congregazione delle Figlie della Croce, aveva girato l’Italia, dedicandosi soprattutto all’insegnamento e all’educazione di bambini e adolescenti. Arriva a Chiavenna come superiore della sua comunità, senza mai venir meno al suo impegno verso i giovani, gli emarginati, i «casi difficili». E le sembra subito un caso difficile, a cui non si può non dare ascolto, quello di una sedicenne introversa, Ambra, che le racconta una storia terribile: una violenza subita in famiglia, una gravidanza non desiderata. La spalleggiano due amiche, Veronica e Milena, che confermano la storia dolorosa. Sono loro tre ad attirare in un tranello la religiosa, in una notte di giugno. La loro violenza è stupefacente. Dicono di agire in nome di satana e la fanno a pezzi, prima con una pietra, poi con 19 coltellate. Le tre ragazze sono sbalordite dalla loro stessa violenza. A quell’orrore Maria Laura oppone solo una frase: «Chiedo a Dio di perdonarvi». Se finisce così la sua storia terrena, ne comincia un’altra. Per lei è in corso il processo di beatificazione, con il riconoscimento del suo martirio. Nel punto in cui è avvenuto il massacro è stata posta una croce di granito, dove campeggia la frase evangelica: «Se il chicco di grano muore porta frutto». Dal giorno della sua morte è diventato luogo di pellegrinaggio e di preghiera, ma qualche anno fa la croce è stata distrutta da vandali. Però la gente torna a pregare e ora il luogo, nel Parco delle Marmitte dei Giganti, fa parte dell’itinerario costruito sui passi di suor Maria Laura. È sorto un centro di prima accoglienza della Caritas a lei dedicato; una Fondazione agisce in suo nome.
FATTORIE E CASCATE Sono queste le “coordinate” della geografia dell’anima che si disegna a Chiavenna. Si visita la Collegiata di San Lorenzo, con il suo prezioso Museo del Tesoro e le sue gemme nascoste, si passeggia da piazza Castello sino a Piuro, il vecchio borgo seppellito da una frana, dopo aver visto un filmato girato ad hoc che racconta la vita della futura beata, proprio in questi luoghi e tra queste case, e soprattutto se si fa una visita con la famiglia, con bambini e ragazzi, si può arrivare fino alla fattoria didattica “Acqua fracta”, fra animali e orti, fino alle cascate dell’Acquafraggia. Qui suor Maria Laura veniva in gita con i ragazzi. Loro correvano a tuffarsi ai piedi della cascata, lei rimaneva a guardare, sorridendo in silenzio, l’acqua scorrere impetuosa, pura, eterna.