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 2018  luglio 11 Mercoledì calendario

Favino Moschettiere: “Da D’Artagnan a Buscetta, è tempo di mettermi alla prova”

Cappa e spada, ma anche risate e tenerezza in un’avventura fiabesca che fa subito pensare all’Armata Brancaleone di Mario Monicelli e a certe peripezie di Bud Spencer e Terence Hill. Nei panni di un D’Artagnan non proprio atletico, il divo Pierfrancesco Favino si diverte a interpretare una sorta di «supereroe che aveva messo da parte la tuta d’ordinanza» e che, improvvisamente, si ritrova a doverla indossare, per scendere sul campo e combattere con onore: «È una storia di spadaccini e di cavalli, e di assoluto divertimento, perché il mio D’Artagnan è un bambinone, che spesso snocciola strafalcioni, ma sa ancora tirar di spada. Un Miles gloriosus con tratti infantili, e con un animo puro che mi intenerisce».

Al fianco di D’Artagnan, nel film di Giovanni Veronesi (nei cinema il 27 dicembre con Vision Distribution), i compagni di sempre, Athos (Rocco Papaleo), Aramis (Sergio Rubini), Porthos (Valerio Mastandrea), un po’ arrugginiti come lui, eppure ancora pronti, dopo 30 anni di inattività, a battersi per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza di Luigi XIV: «L’aspetto emozionante del racconto è in questo ritrovarsi e molte gag nascono dal confronto tra i diversi caratteri dei Moschettieri. Abbiamo portato tanto di noi stessi nei personaggi e questo, naturalmente, ci ha molto divertito». Da tempo in Italia non si girava «un film d’azione in costume, e dire che si trattava di un genere molto praticato». 
Personaggi di famiglia
Ai romanzi di Alexandre Dumas, Favino si è avvicinato da ragazzo: «Li ho letti da adolescente e li ho amati, e poi ho visto le varie trasposizioni cinematografiche. I Moschettieri sono personaggi familiari, anche per chi non ha mai avuto i loro libri tra le mani. Il film propone una rivisitazione molto libera, in chiave favolistica». L’incidente più grave della lavorazione si è verificato «quando sono caduto da un’asina ferma». Per il resto, scherza, «è stato tutto meravigliosamente faticoso».
L’alternanza dei toni e delle corde recitative è una delle specialità dell’attore che, lasciato il set di Veronesi, è già pronto per quello del Traditore di Marco Bellocchio, dove interpreta il protagonista Tommaso Buscetta: «L’idea di lavorare con un autore come Bellocchio mi emoziona. Non vedo l’ora di mettermi a disposizione della sua visione, calarmi nei panni di una figura così affascinante e controversa». 
La sfida sarà «tentare di entrare nell’animo di un uomo estremamente particolare. E tutto questo sotto la guida di Bellocchio, insomma, mi sembra di chiudere un cerchio». Un’estate senza pause, piena di impegni, esattamente quella che Favino desiderava: «Mi riposerò in un altro momento, adesso è così, ed è una “figata”». Il ruolo di Buscetta se lo è guadagnato con regolare provino: «Ce l’ho messa tutta, volevo assolutamente che Bellocchio mi prendesse. Credo che sia tuttora, alla sua età, il regista più “giovane” e coerente del nostro cinema».
Il salto, dai Moschettieri del Re al Traditore non è indifferente: «Mi è sempre piaciuto mettermi alla prova in campi diversi, penso che dentro di me ci siano due anime e che coabitino senza fatica. Non mi è mai pesato muovermi tra mondi diversi». E infatti, in questo mestiere, non bisogna fare classifiche: «Il genere della commedia è importantissimo, rientra nella nostra grande tradizione, e poi le commedie guariscono, caricano, hanno un effetto lenitivo».
Sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo, Favino ha messo in mostra il suo talento versatile e il risultato è stato un successo travolgente: «Il momento che sto vivendo mi è arrivato grazie a Sanremo. Quella è stata l’occasione per far conoscere lati della mia professionalità che, forse, erano meno noti. E per costruire un legame stretto, inossidabile, con il pubblico. Da Sanremo in poi si è creata una corrente di affezione, adesso sta a me non tradire le aspettative».
La domanda, a questo punto, è inevitabile: «Se rifarò Sanremo? Posso dire che a Claudio Baglioni sono molto legato, che sono grato per l’opportunità che mi ha offerto. Ci sentiamo regolarmente, sono felice che abbia accettato di essere di nuovo alla guida del Festival e so che adesso sta facendo maturare le sue decisioni. Una cosa è certa. Farà, in ogni caso, un bellissimo Festival».