La Stampa, 11 luglio 2018
Con le poliziotte in shorts del Libano: “Sessismo? Vogliamo solo divertirci”
Gli automobilisti non si sono abituati, qualcuno rallenta, quasi si ferma, subito ripreso da secchi colpi di fischietto. Le ragazze fanno cenno di scorrere con la mano, ma l’incrocio principale di Broummana, sulla piazzetta dove si affacciano ristoranti sempre affollati, rimane ingorgato. L’attrazione si chiama «poliziotte in short» o le «sexy poliziotte». Le cinque ausiliarie della polizia municipale, con contratto dal 15 giugno al 15 settembre, sono andate molto oltre le aspettative. «Abbiamo accettato – racconta Chloé Khalifé, 19 anni ancora da compiere, studentessa in architettura di interni a Beirut – per divertirci e per guadagnare una sommetta d’estate. Non ci aspettavamo un putiferio così».
Le ragazze sono al centro delle polemiche per la loro divisa. Maglietta e calzoncini corti aderenti, da velina. Tanto è bastato per accusare il sindaco di «sessismo» e «sfruttamento del corpo femminile», anche perché i poliziotti ausiliari maschi portano i pantaloni lunghi. «Che c’è di male – ribadisce Maria, 22 anni, anche lei universitaria -: in Libano d’estate tutti sono in short, nessuno si scandalizza». Il loro lavoro in mezzo al traffico è supervisionato da qualche collega più esperto e alla fine «è un divertimento, siamo cinque amiche, volevano qualcosa da ricordare assieme, qualcosa di nuovo».
Le poliziotte in short sono in effetti un inedito e il loro inventore è il sindaco di Broummana, Pierre Achkar, proprietario di uno degli hotel alla moda, il Printania, e presidente dell’Associazione albergatori libanesi.
Broummana, 12 mila abitanti in inverno, 25 mila in estate, a mezz’ora di macchina da Beirut, vive di turismo. Immersa nei pini, a 700 metri d’altezza, è l’ideale per sfuggire dallo smog infernale e dal caldo appiccicoso della capitale, ma fino al 2010 era invasa soprattutto da villeggianti dei Paesi del Golfo. La guerra in Siria, e lo scontro sempre più duro fra Hezbollah e l’Arabia Saudita, hanno quasi azzerato questo turismo lucrosissimo, che aveva portato alla costruzione di alberghi da Mille e una notte, come il Grand Hill, con la suite più grande al mondo, 4200 metri quadrati.
«Da 300 mila visitatori dal Golfo nel 2010 – fa i conti il sindaco fra una Gitanes e l’altra – siamo passati quasi a zero. Ci siamo dovuti reinventare, e ogni anno lanciamo una iniziativa choc, per attirare l’attenzione, adesso sono le ragazze, per la stagione prossima ho in mente i poliziotti che fanno la break dance, li ho visti a New York». L’iniziativa choc ha attirato anche tante critiche. «Sessismo? I poliziotti non li ho messi in pantaloncini perché, diciamoci la verità, non sono molto estetici. Le ragazze sono carine, le preferisce brutte? Ma soprattutto ci tenevo a lanciare un messaggio. Il Libano non è tutto Hezbollah, guerra e chador, ci sono regioni dove è normale andare d’estate in short, siamo un Paese all’avanguardia nei costumi, la prima donna a mettersi i pantaloni corti in Medio Oriente è stata la libanese Salmane Rizk nel 1940».
Quando parla di «regione» Achkar intende il Libano cristiano, e in particolare il Monte Libano, la roccaforte dei maroniti. È un mondo che guarda all’Europa ma ancora un po’ conservatore: qualche alzata di sopracciglia locale c’è stata, fra le signore più anziane. Ma alla fine si sono abituate. Per Asma Chammas, seduta allo Starbucks assieme al marito, «è una buona trovata di marketing, più si parla di Broummana meglio è». Anche perché «la mentalità sta cambiando in fretta, non solo fra i libanesi, ma anche fra gli arabi». Gli «arabi» per i libanesi cristiani, che si sentono arabi fino a un certo punto, sono gli abitanti del Golfo. Qualcuno viene ancora, nonostante i governi abbiano «consigliato» di evitare il Libano. Tre amiche di Riad sono sedute due tavolini più in là. Due hanno un elegante hijab bianco in lino, mentre Annuar è vestita all’occidentale: «Abbiamo casa qui e veniamo tutti gli anni. Amiamo troppo il Libano e i libanesi, comprese le poliziotte in short. Anche da noi le cose cambiano, ora possiamo guidare, domani chissà».