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 2018  luglio 11 Mercoledì calendario

L’uomo con l’iper-memoria: “Ma il ricordo più bello resta il mio gol all’80esimo”


L’arrivo di Cristiano Ronaldo non lo stupisce. «Già nel 2002 a 17 anni il Parma stava per acquistarlo. La trattativa fallì e lui in seguito prese la strada della Gran Bretagna».
Qualche settimana fa, in vacanza a Venezia, incontrò per caso Filippo Inzaghi e gli rammentò di una sconfitta per 5 a 1, con tanto di data precisa. «Ho l’impressione che ci sia rimasto male». Giovanni Gaio, 36 anni, non è un appassionato di calcio come gli altri. Le formazioni e i risultati che ricorda arrivano agli anni ’60, ben prima della sua nascita. Il suo caso di “ipermemoria autobiografica”, insieme a quello di altre sette persone, è stato studiato dalla Fondazione Santa Lucia Ircss e dall’Università La Sapienza di Roma. «Oltre a ricordare il giorno di una settimana di una data lontana nel tempo (per esempio che il 3 agosto 2011 era mercoledì), sono anche in grado di dire come erano vestiti e cosa hanno mangiato», spiegano i neuroscienziati autori dello studio pubblicato su Pnas. Sottoposti per la prima volta al mondo alla risonanza magnetica funzionale, «questi individui hanno mostrato una forte attivazione della corteccia prefrontale mediale e un’aumentata connessione fra quest’area e l’ippocampo nell’accedere ai ricordi, ma nessuna differenza nella loro elaborazione», spiega Patrizia Campolongo della Sapienza, coordinatrice dello studio con Valerio Santangelo.
Ma lei, Giovanni Gaio, come si è accorto delle sue doti?
«Leggendo il numero de Le Scienze dell’aprile 2014. Raccontava un caso di ipermemoria. Era la storia di una signora americana in cui per molti aspetti mi riconobbi. Scrissi ai ricercatori che si occupavano di questi casi e il 30 ottobre fui ricontattato per un test telefonico.
Quel giorno avevo un impegno, così la prova fu rimandata al 5 novembre. Avevo mezz’ora per rispondere a 30 domande: in quale data era avvenuto un certo evento o quale evento era avvenuto in una certa data».
I ricercatori hanno trovato i suoi risultati davvero strepitosi: 92% di risposte esatte contro l’1-3% della media delle persone. Come andò?
«Ma gli errori sono sempre quelli che restano più impressi. Non ricordai che il primo maggio 2011 c’era stato il blitz per uccidere Bin Laden e che il primo agosto 2013 Berlusconi era stato condannato.
Nonostante questo il Corriere delle Alpi dedicò un articolo al mio caso e la pubblicità aiutò i ricercatori di Roma a trovare gli altri volontari per lo studio».
Com’è la sua giornata?
«Sono ingegnere e abito a Feltre, nel bellunese. Lavoro come libero professionista. Non ho un’agenda.
Quando mi sveglio ho già ben presente il filo conduttore della mia giornata».
Ma come si vive ricordando tutto?
«La mia testa è un gran minestrone, ma cerco di svuotarla come posso.
Passeggiando, andando in bicicletta, svagandomi».
Prevalgono i ricordi belli o brutti?
«Dipende dal periodo. A volte sono giù, a volte trovo questa condizione divertente. Come quando la mia nipotina mi disse: ma tu non sei normale. Anche la sbadataggine degli altri mi fa un po’ ridere».
Ci sono altri casi in famiglia?
«Mio padre e mio nonno erano tendenzialmente come me, ma in modo meno marcato».
A scuola come andava?
«Studiavo ogni tanto. Poi, nelle materie che non mi piacevano, passavo intere settimane senza impegnarmi. Gli insegnanti si lamentavano perché mi cullavo troppo nella mia buona memoria».
Anche la sua intelligenza è superiore alla media?
«È medio-alta. Credo di ricadere nella sindrome di Asperger. Ho delle manie tipiche della condizione».
Il ricordo più bello?
«Sono tanti. Ad esempio la partita in trasferta in cui mi fecero entrare negli ultimi minuti. Non so come, riuscii a buttarla dentro. Da allora tutti i miei amici, quando mi incontrano, si ricordano che il primo aprile del 2017 ho fatto gol all’80esimo minuto».