ItaliaOggi, 11 luglio 2018
Diritto & Rovescio
Nell’ultima assemblea del Pd, la parola d’ordine degli avversari di Matteo Renzi (con in testa il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti) è stata questa: «Per poter governare un partito bisogna sapere ascoltare». Sempre senza far nomi ma si capiva molto bene a chi si riferissero, dicevano pensosi e preoccupati davanti alle telecamere che «chi non sa ascoltare non può certo poter governare gli altri». Più che un’Assemblea di partito sembrava una convention della rediviva «Voce del padrone», quella che, non a caso, metteva un cane davanti alla tromba di un grammofono di altri tempi. Un cane che stava, appunto, in ascolto. Sennonché quando Renzi ha preso la parola, una pasionaria (peraltro anche onorevole, si dice così per abitudine) è esplosa dalla sua poltrona e si è sgolata contro Renzi invitandolo a smetterla, a tacere, a finirla. Insomma è una che invita ad ascoltare: ma solo i suoi amici. Per i nemici non ha tempo. Vuole convincere, non essere convinta. Chiaro?