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 2018  luglio 11 Mercoledì calendario

Otto casi italiani di supermemoria

«Non dimentico mai né una faccia né un qualsiasi altro evento della mia vita». Se provate a chiedere a Marco Pietrantuono, 40 anni, ingegnere elettronico di Tivoli, cosa ha fatto o anche solo cosa indossava un qualsiasi giorno della sua vita lui risponde in meno di due secondi. Il suo primo ricordo risale a quando era molto piccolo. «Avevo due anni e mezzo e mio padre mi disse che era nata mia sorella», racconta. La sua supermemoria non finisce qui. «Indossavo un pigiamino blu con gli orsacchiotti e ricordo esattamente che non capivo cosa significava quello che mi stava dicendo mio padre, ma io risposi lo stesso di esserne contento», aggiunge. 
L’ARCHIVIO
A Pietrantuono non sfugge niente della sua vita passata. Perché ha quella che tecnicamente si chiama «ipermemoria autobiografica», una condizione che gli permette di ricordare ogni attimo come se fosse accaduto pochi secondi fa: dagli eventi importanti, come la nascita di sua figlia 5 anni fa, a un giorno qualunque della sua vita. In famiglia e tra gli amici è una sorta di «archivio umano». «Spesso mi chiedono tu che ricordi sempre tutto e poi mi fanno richiamare alla mente un qualsiasi evento accaduto», racconta. «Alle rimpatriate con i compagni di scuola, ad esempio, sono l’unico a ricordare con precisione ogni cosa, compreso un brutto litigio con un compagno il giorno degli esami di maturità», aggiunge. 
Questa straordinaria memoria non può essere considerata solo un bel dono. In alcuni casi può essere addirittura una maledizione. «Così come ricordo gli eventi più belli come se fossero avvenuti ieri, ad esempio il mio primo bacio, ricordo con la stessa intensità anche la prima scazzottata o la perdita di una persona cara», ammette. «Ma mi sforzo di considerare questa mia capacità come un gioco, cercando di dare meno importanza agli eventi negativi». Fino a qualche anno fa Pietrantuono era convinto di avere semplicemente una memoria spiccata. «Poi, dopo aver letto un articolo sull’ipermemoria, ho contattato la professoressa Patrizia Campolongo dell’Università La Sapienza di Roma, e dopo aver confermato la mia ipermemoria, mi ha coinvolto in uno studio con altre persone come me».
In totale sono otto gli italiani con la supermemoria coinvolti nel primo studio al mondo su questa condizione che ha previsto l’uso della risonanza magnetica funzionale. I risultati, pubblicati sulla rivista Pnas, hanno permesso di fare luce sui meccanismi neurobiologici che si celano dietro questa straordinaria capacità di ricordare. «Abbiamo monitorato otto persone con ipermemoria, individuate dai ricercatori nella popolazione italiana a partire dal 2015, e 21 soggetti di controllo con memoria normo-tipica», racconta il primo autore dello studio Valerio Santangelo dell’Università di Perugia e della Fondazione Santa Lucia Irccs. «La cosa straordinaria – continua – è che, oltre a ricordare il giorno della settimana di una data lontana nel tempo. Per esempio, che il 3 agosto del 2011 era un mercoledì, hanno dimostrato una completa assenza di esitazione o sforzo per richiamare alla memoria eventi che hanno vissuto anche decine di anni prima». Quando si tratta di richiamare alla memoria un ricordo, loro lo fanno attivando delle aree del cervello che gli altri non attivano e le fanno comunicare in modo del tutto inusuale. «Durante la fase di accesso ai ricordi, gli ipermemori hanno mostrato un incremento di attivazione della corteccia prefrontale mediale e della sua connettività funzionale con l’ippocampo, soprattutto nel caso di ricordi remoti», spiega Campolongo. «Questi risultati sembrano mostrare che la condizione consiste principalmente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontale-ippocampale, a tracce mnestiche non accessibili invece ai soggetti di controllo, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato». I risultati consentono di aprire nuove frontiere di ricerca sulla memoria.
LA CURA
«Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento di memoria – aggiunge Simone Macrì, dell’Istituto superiore di sanità – fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare i sistemi di memoria in condizioni patologiche». Lo studio dei ricercatori italiani non finisce qui. Dice Campolongo: «Il nostro prossimo passo sarà quello di studiare anche soggetti con ipermemoria anziani e poi i bambini». Per Pietrantuono, questo studio sarà probabilmente solo una delle tante cose che ricorderà vividamente. Come quando tre anni fa dimentico le chiavi a casa. Dice: «Anch’io posso dimenticarle, ma ricordo esattamente quando è successo, cosa indossavo, cosa ho provato».