la Repubblica, 9 luglio 2018
Fascino Harley, festa e raduno: 70 mila moto sfilano a Praga
Rombi di Harley su Malà Strana. Pelle, cromature e settantamila motociclette- icona tra campanili gotici, castelli medioevali e palazzi sul fiume Moldava. Energetica e identitaria passerella scuoti mura per festeggiare il 115esimo anniversario di Harley Davidson. Casa nata a Milwaukee nel 1903 e da molte lune parte dell’immaginario globale tanto che l’evento di quattro giorni ( che si è concluso ieri) in partnership con Jeep nella capitale della Repubblica Ceca, ha attratto centomila appassionati provenienti da 75 paesi. Le iniziative in programma includono test drive, stunt show, sessioni di flat-track, l’arena Dark Custom per centauri tenebrosi, concerti, musica e pinte di “Staro” a catinelle. Il culmine emotivo della kermesse arriva con la serpeggiante parata in cui scorrono presente, passato e futuro del marchio al gutturale suono dei bicilindrici d’autore. Il passaggio dell’orchestra di Ironhead, Shovelhead e Milwaukee Eight – assieme ai simboli di cultura e controcultura americana su giacche, caschi e carene – è il momento in cui la devozione nei confronti di ogni rolling sculpture ( gergo aziendale per le proprie creature e filosofia incentrata sull’unicità di ogni singolo prodotto) riverbera in tutta la sua potenza ed efficacia. Qualità intrinseca ad Harley- Davidson che oltre alla sempre preziosa attenzione ai dettagli, l’artigianalità e l’abile narrativa dell’heritage, porta in dote circa il 20 percento del fatturato alle voci merchandising e abbigliamento.
Altra miniera d’oro è il catalogo da diecimila accessori perché ogni Custom e Touring deve raccontare la sua storia, quella del proprietario, percorsi, trascorsi e luoghi della memoria.
Un fil rouge irresistibile assieme ai 115 anni di produzione ininterrotta, la capacità d’intercettare una delle clientele più trasversali del settore e la volontà di sedurre le nuove generazioni. Non a caso il canto delle sirene passa anche attraverso l’elettrico con l’arrivo della Livewire nel 2019.
Le uniche seppur plumbee e destabilizzanti nubi all’orizzonte, sono invece legate ai dazi sulle importazioni europee saliti dal 6 al 31 per cento a seguito della diatriba Trump- Ue. Il Vecchio Continente è il secondo mercato per Harley dopo l’America (dove il brand ha una strabiliante quota del 50 per cento) e per il momento l’azienda ha deciso di contribuire direttamente ai circa 1.900 euro di costi aggiuntivi di media sottraendo l’onere a concessionari e clienti. La scelta è però insostenibile e l’ipotesi delocalizzazione entro 18 mesi è sempre più plausibile.Tra i primi a farsi avanti c’è stata l’Italia attraverso il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, che ha inviato il ceo del gruppo statunitense Matthew S. Levatich a scegliere il capoluogo piemontese come sede produttiva per l’Europa.
Nel contempo il celebre concetto e senso di libertà così centrale nella metamorfosi da moto a leggenda, diventa parte integrante della posizione ufficiale ribadita a Praga: «Harley- Davidson è in favore di un mercato libero ed interscambi equi». In altre parole, in barba ai tweet ritorsivi di Trump, se non ci saranno distensioni, trasportare presse, motori e componentistica oltre oceano potrebbe essere l’unica soluzione per garantire l’accessibilità in Europa, zona irrinunciabile il cui pubblico, soprattutto nell’ultimo biennio, ha accolto a braccia aperte le novità Street- Rod, Sportglide ed otto inedite versioni di Softail raggiungendo 40.000 unità (di cui 5.000 in Italia) nel 2017.
Numeri che al netto della questione dazi, confermano qualità del prodotto ed efficacia di un’ambiziosa strategia che prevede il lancio di cento nuovi modelli – incluse variazioni sul tema, edizioni e allestimenti speciali – in dieci anni. Lasso di tempo in cui Harley-Davidson, partendo dagli sfuggenti “millenials”, ritiene di poter acquisire un patrimonio da due milioni di nuovi riders.