la Repubblica, 9 luglio 2018
Elogio dei belgi, signori geniali dell’innovazione
Il Belgio inventa spesso, anche fuoricampo: sa essere originale, geniale, assurdo. Dipinge, scrive, recita, pensa, suona e gioca a modo suo. Bruegel, Rubens, Van Dyck tanto per dire. Ensor, Tintin, Levi-Strauss, Simenon. E questa non è una squadra, Magritte. Brel, Audrey Hepburn, e il primo che trovò con il sax come dare voce alla notte (Monsieur Sax, appunto). È belga Jean-Marc Bosman, che ha tolto le catene al calcio e che nel ’95 con un’azione legale ha permesso la libera circolazione dei giocatori europei. Fine del vincolo e della schiavitù.Ma ci voleva fegato per trovare quella soluzione, nessuno aveva mai pensato prima di ricorrere alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee. Era belga (vallone) il ct della nazionale, ex portiere, Raymond Goethals, detto Raymond la Science.Bellissima faccia, quasi di pietra, sigaretta sempre in bocca, aveva iniziato nel Molenbeek, è il primo e solo allenatore ad aver fatto vincere la Coppa Campioni a una squadra francese, il Marsiglia, nel ’93 (contro il Milan). E a centrocampo schierava il capitano Deschamps, attuale ct della Francia. A Goethals non piaceva dilungarsi: sostituì Cantona e quando quello gli disse: «Non si mette Cantò in panchina», lui gli rispose secco: «Allora prendi una sedia e accomodati».È belga Rik Coppens, attaccante, inventore del calcio di rigore a due tocchi o tattico. Era il ’57, partita Belgio-Islanda, qualificazione mondiale, sul 6-1 Coppens tira dal dischetto, ma invece di calciare in porta, la passa al compagno André Piters, che gliela restituisce per un facile tap-in. «Non l’avevamo mai né provata, né discussa prima.Volevo solo essere creativo e fare qualcosa di speciale per il pubblico». La gente si divertì, il ct un po’ meno, e per non rischiare l’infarto non lo convocò più. Ci hanno riprovato Cruyff nell’82 in Ajax-Helmond, i francesi Pires-Henry (cilecca) durante Arsenal-Manchester City del 2005 e Messi-Suarez due anni fa. Ma non hanno inventato niente, il copyright è di Coppens. È belga la novità del fuorigioco promosso a tattica ossessiva, a schema esasperante. Guy Thys è il ct della nazionale, eliminata in semifinale dall’Argentina, ai Mondiali ’86. Ma prima firma la partita cult: Belgio-Urss 4-3, mandando in confusione il team stakanovista di Lobanovski. Guy sapeva sempre come cavarsela: sotto l’occupazione nazista si era nascosto fino alla Liberazione lavorando come operaio delle ferrovie a La Louvière e spostandosi ogni giorno da Anversa in bicicletta. Lo chiamavano l’homme au cigare perché aveva sempre un Davidoff tra le labbra, anche quando pedalava nella campagna fiamminga e bofonchiava di non avere tempo per avere un hobby.Per poi spiegare: «La tattica del fuorigioco mi è venuta in mente nel ’78, quando nel girone di qualificazione agli Europei dovevamo affrontare la Scozia, che con Jordan e Dalglish, era molto pericolosa di testa. Così abbiamo deciso di uscire tutti in avanti per impedirgli di fare il loro gioco: o scattando sul cross dall’ala o anche prima sul lancio all’ala. Questa trappola è riuscita a meraviglia, anche venti volte di fila, e gli scozzesi ci sono cascati.Non è che il gioco del Belgio sia il fuorigioco. È solo un’arma in più che usiamo quando ci sembra utile, con realismo». La capacità d’inventare una soluzione senza credersi maghi, ma solo belgi.È belga la tennista Kim Clijsters che a 26 anni nel 2009 diventa la prima mamma a vincere un torneo dello Slam dopo Evonne Goolagong, che aveva trionfato a Wimbledon nel 1980. Kim agli Us Open dimostra che si può giocare, mettere a letto la figlia, vincere.Tra biberon e pannolini. Mothers do it better. E infatti si fa fotografare sul campo con la figlia Jada Ellie, di appena 18 mesi e con papà Brian Lynch, giocatore di basket Nba. Il suo è un altro modo per riprendersi vita e carriera e segnare una strada per le altre: fuori classifica, è entrata nel torneo con una wild card, dopo due stagioni di inattività.Sta inventando un’altra atletica, da ritmi pazzeschi, anche Ivo Van Damme, un ragazzone con baffi e capelli al vento, che lascia il pallone per il mezzofondo, e ai Giochi di Montreal nel ’76 vince due argenti negli 800 e 1.500 metri, dietro a due mostri come Juantorena e Walker. Ivo è l’uomo nuovo, ha un fisico pazzesco, vuole migliorarsi, ha solo 22 anni, va ad allenarsi a Marsiglia e a Natale di quello stesso anno si mette in macchina per rientrare a casa, dove si deve sposare. Non ci arriverà mai, muore in uno scontro frontale (il Belgio gli ha dedicato la manifestazione di atletica più importante).E sì anche i ciclisti che non hanno inventato la bicicletta, ma sicuramente gli hanno dato un altro futuro e un’altra scorza: da Merckx a De Vlaeminck, da Boonen (3 Fiandre e 4 Roubaix) a Museeuw. E poi i pistards (quelli sulle biglie): Sercu, Maertens, i vari Van (Looy, Steenbergen, Vandenbroucke). E oggi altri Lukaku, Fellaini, Kompany, ma al femminile. Una Super Woman dell’epthatlon, che si chiama Nafissatou Thiam, campionessa olimpica e mondiale, capace d’inventarsi saltatrice in alto con 2.01 (quest’anno in una prova multipla). Ha papà senegalese e viene dalla città di Namur.Memorie di questo Belgio, avrebbe scritto Marguerite Cleenewerck de Crayencour, in arte Yourcenar, nata a Bruxelles.