Avvenire, 7 luglio 2018
Mladic, la condanna non cancella il passato
La condanna all’ergastolo di Ratko Mladic per crimini di guerra, arrivata nel novembre scorso dopo un lungo processo e un’incredibile latitanza durata quattordici anni, non ha chiuso il percorso della giustizia per il genocidio di Srebrenica.Dopo aver incriminato in totale ventuno persone, riconoscendo in molti casi il reato di genocidio, il Tribunale dell’Aja per i crimini dell’ex Jugoslavia ha chiuso i battenti alla fine del 2017 e i processi di appello per i principali responsabili sono diventati di competenza del cosiddetto “Meccanismo residuale del tribunale dell’Aja”, chiamato a pronunciarsi in via definitiva innanzitutto nei casi di Radovan Karadzic, il presidente della Repubblica serba di Bosnia condannato in primo grado a 40 anni, e per lo stesso Mladic. Molto atteso è anche il verdetto di appello per Jovica Stanisic e Franko Simatovic, due dirigenti dei servizi segreti di Belgrado condannati in primo grado a 27 anni di carcere.
Il loro processo è particolarmente importante per determinare il livello di implicazione dello Stato serbo nel genocidio, uno dei punti tuttora più controversi del lungo dopoguerra dei Balcani. Ma una parte consistente del lavoro giudiziario resta in capo ai tribunali locali, dove sono tuttora in corso numerosi procedimenti a carico degli esecutori materiali e dei complici delle pulizie etniche del periodo 19921995, tra le quali spicca l’eccidio di Srebrenica. Uno dei casi più eclatanti è quello che riguarda l’ex ministro dell’Interno dei serbi di Bosnia Tomislav Kovac, attualmente sotto processo per il reato di genocidio. Secondo l’accusa sarebbe stato lui in persona a controllare le forze di polizia serbo-bosniache impegnate nella cattura, nella detenzione e nell’esecuzione di massa della popolazione musulmana di Srebrenica.
Inoltre, proprio un mese fa, il tribunale di Sarajevo ha deciso di aprire il processo di appello per crimini di guerra a carico di Naser Oric, l’ex comandante delle truppe musulmane dell’area della Drina finora assolto sia dai giudici internazionali dell’Aja che dalle corti locali bosniache.